Meno male che è finita”. Sono state le parole di mister Rossi al termine dell’ultima giornata di campionato, ma è inevitabilmente stato anche il pensiero di tanti tifosi biancorossi. Il Città di Varese si lascia alle spalle una stagione strana, storta, difficile, e lo fa esattamente come aveva cominciato, con una sconfitta.

Il 2-1 firmato in rimonta dal Derthona è sì ininfluente ai fini della classifica ma Disabato e compagni hanno mancato l’obiettivo quattordicesimo posto che avrebbe significato salvezza anche in caso di playout. Cambia poco a questo punto, ma il risultato di ieri (unito a quelli delle 37 giornate precedenti) apre inevitabili riflessioni su ciò che è stata la prima esperienza del Città di Varese in Serie D.  

A voler guardare il bicchiere totalmente pieno basterebbe concentrarsi sul risultato: la salvezza, in qualche modo, è stata conquistata e per quest’anno va bene così. Condivide questa linea di pensiero Roberto Marasco che si lascia andare ai ringraziamenti di rito post season: “Grazie ragazzi, grazie staff tecnico, grazie dirigenza. Ci avete fatto vivere una favola che ha comunque avuto un lieto fine. Arrivederci a tutti e buone vacanze”.

Tuttavia, i “ma” ci sono e sono anche ingombranti a cominciare dal discorso “Franco Ossola”. Lontano da Varese i biancorossi hanno raccolto 28 punti (frutto di 7 vittorie, 7 pareggi e 5 sconfitte) che li proiettano al quarto posto insieme al Pont Donnaz, ma all’Ossola il bottino è di soli 14 punti (3 vittorie, cinque pareggi e ben 11 sconfitte): peggior squadra del girone in casa.

Probabilmente anche per questo motivo Enrico Bellorini scrive: “Finalmente è finita questa stagione da incubo. È finita in modo coerente, purtroppo. Pensiamo alla prossima. Ma dobbiamo per forza giocare all’Ossola? Se ci sono dei progetti, non sarebbe meglio spostarsi su un campo più piccolo e intanto ristrutturare questo stadio?”.

Anche il confronto numerico è impietoso: il Varese fuori casa segna di più (24 gol fatti contro 15) e subisce di meno (19 reti incassate contro 25). La statistica sui gol evidenzia, qualora ce ne fosse bisogno, il problema principale di questa squadra: la mancanza di un bomber. Se con 44 reti al passivo quella del Varese è l’ottava miglior difesa del campionato, i 39 gol fatti indicano che i biancorossi sono il 18esimo attacco della competizione (peggio solo il Vado e il Saluzzo); con un vero rapace d’area la situazione sarebbe stata diversa.

Di certo a questa squadra non si chiedevano i numeri impressionanti della Castellanzese (83 gol fatti a fronte però di 66 subìti), ma era lecito aspettarsi qualcosa di più da un reparto offensivo che non ha portato nessuno in doppia cifra, con il solo Capelli che si è avvicinato grazie alle otto firme messe a segno.

Questo discorso apre inevitabilmente il capitolo mercato che terrà banco per quest’estate e Renato Cogo non le manda certo a dire: “Spero che di questi non rimanga nessuno!”. Di certo una parziale smobilitazione ci sarà, come confermato dallo stesso Rossi, ma un nucleo importante rimarrà anche perché, piaccia o non piaccia, la squadra ha dimostrato di avere un enorme (inespresso) potenziale. Davide Tomasina, invece, è del parere opposto: “Io li terrei tutti. Come fai a fare a meno di Balla ed Ebagua??? Questa squadra in una stagione normale era già da primi posti, 3-4 rinforzi e vinci il campionato”.

La verità, come sempre, sta nel mezzo e toccherà al Città di Varese dare quest’estate le risposte che tutti si aspettano perché l’anno prossimo una stagione del genere non sarà più giustificata dalla tifoseria. Una piazza come Varese non può non puntare a vincere e il Città di Varese nella stagione 2021/22 dovrà puntare con decisione alla Serie C.

Matteo Carraro

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