Nemmeno il tempo di festeggiare il titolo di campionessa d’Europa che per Giulia Longhi, stella della nazionale di softball e dell’Inox Team Saronno, è già tempo di richiudere la valigia: destinazione Tokyo 2021. Lo sport torna sul palcoscenico a cinque cerchi dopo 13 anni e l’Italia vi arriva nel migliore dei modi, avendo dominato in lungo e in largo la manifestazione continentale surclassando anche le storiche rivali olandesi. Un trionfo dedicato alla memoria di Enrico Obletter, il manager che ha guidato le azzurre sul tetto d’Europa nel 2019 e alla conquista del pass olimpico, scomparso lo scorso 22 febbraio.
A trascinare la nazionale una difesa praticamente perfetta, che ha concesso alle avversarie soltanto 6 punti in 11 partite, tutti all’Olanda. Ma a deliziare il pubblico friulano di Castions di Strada è stato soprattutto un attacco stellare, guidato da Giulia Longhi, Andrea Howard ed Erika Piancastelli. Per la capitana di Saronno, che ha superato le 100 presenze in maglia azzurra, statistiche eccezionali in battuta: una straordinaria media di battute valide di 0.667, 4 fuoricampo e 16 RBI.

Appena terminata la finale con l’Olanda hai subito mostrato una fascia con la scritta “Per Enrico”. Durante tutto il torneo è emersa in modo evidente la voglia di dedicargli questo trofeo.
“Enrico è colui che ha costruito questa nazionale, che ha avviato il progetto portandoci a vincere l’Europeo nel 2019 e il torneo di qualificazione olimpica pochi giorni dopo. Il suo sogno era farci riconfermare a livello continentale e conquistare una medaglia a Tokyo, per questo la vittoria è dedicata a lui. Avevamo questa motivazione speciale che ha reso il gruppo incredibilmente unito e coeso, come una famiglia, dalle giocatrici allo staff di cui fa parte anche la moglie Giovanna. Penso si sia visto durante tutte le partite che nessuna di noi ha mai giocato un singolo turno di battuta pensando a sé o alle proprie statistiche, ma come membro di una grande squadra che veniva prima di qualsiasi risultato individuale”.

Avete dato un’incredibile dimostrazione di forza dominando il torneo. Nemmeno la partenza aggressiva delle Orange in finale, che si sono portate in vantaggio per 3-0, vi ha minimamente destabilizzato. Qual è stato il segreto di una performance così eccezionale?
“In più, rispetto a tutte le avversarie, avevamo proprio questa grande motivazione che ha portato ciascuna di noi a giocare al meglio del suo potenziale. In finale ci aspettavamo che l’Olanda partisse forte perché l’aveva già fatto al torneo di qualificazione olimpica. Là addirittura andarono sul 4-0, poi rimontammo. Stavolta abbiamo fatto ancora meglio, sfiorando anche la vittoria per manifesta superiorità al sesto inning”.

Questo è un anno particolare, con gli Europei e le Olimpiadi a distanza di pochi giorni. Vedendo il livello eccezionale del gioco che avete espresso a Castions di Strada c’è quasi da temere che il picco di forma sia arrivato troppo presto.
“Sinceramente non credo che siamo ancora giunte al nostro picco. Le prestazioni sono state costantemente in crescita durante l’Europeo, quindi c’è la possibilità di raggiungere il top della condizione nelle prossime settimane”.

Per quanto si è visto, si può sognare una medaglia olimpica oppure il livello del softball europeo è ancora troppo lontano da quello delle potenze della disciplina per fare previsioni?
“Sicuramente Stati Uniti e Giappone sono molto forti. Realisticamente il nostro obiettivo è provare a raggiungere la finale per la medaglia di bronzo. Negli ultimi anni abbiamo già disputato sfide combattute con Messico e Australia, quindi le possibilità ci sono”.

La prima sfida sarà contro gli Stati Uniti, favoriti alla vittoria finale insieme al Giappone. Ritieni positivo affrontarle subito oppure era meglio incontrarle più avanti?
“Io preferisco incontrarle subito, anche perché non saranno loro il nostro avversario. Tra le sei partecipanti siamo quelle col ranking più basso, quindi spero che ci sottovalutino. Questo vale anche per le giapponesi: se dovessero scegliere di lasciare a riposo Yukiko Ueno in vista degli scontri diretti con le canadesi e le americane, per noi sarebbe un bel vantaggio”.

Finora stai disputando una stagione praticamente perfetta, visto che con Saronno sei anche in testa al campionato e finora avete concesso pochissimo alle vostre avversarie.
“Si, in questa prima fase è andato tutto bene. Abbiamo voglia di rivincita dopo l’anno scorso in cui siamo un po’ calate nel finale e durante i playoff”.

Pensi che dopo due tornei così importanti, come gli Europei e le Olimpiadi, chi sarà a Tokyo potrebbe patire un calo di rendimento nella seconda parte del campionato?
“Non credo, personalmente scendo sempre in campo per dare il massimo sia con la maglia della nazionale sia con quella del club. Anzi, nel caso dovesse arrivare un bel risultato, questo darebbe ancora maggiore entusiasmo per chiudere al meglio la stagione”.

Tutte le compagne ti chiamano “panda”. Vuoi raccontarci come è nato questo soprannome?
“Quand’ero piccolina, avevo dodici anni, ho preso una pallina in faccia mentre ero in battuta. Ovviamente per qualche giorno ho avuto un occhio nero e da lì le mie amiche hanno iniziato a chiamarmi così. Ormai sono talmente abituata a questo soprannome che quasi mi sorprendo se qualcuno mi chiama Giulia”.

Alex Scotti
(foto fibs)

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