Una delle medaglie più emozionanti di tutta l’Olimpiade italiana è stata senza dubbio l’argento conquistato da Giorgia Bordignon, che a 34 anni ha coronato una carriera fantastica facendo segnare un triplo record italiano: allo strappo, allo slancio e nel totale. Già prima di salire in pedana, la pesista di Arsago Seprio era entrata nella storia della disciplina, essendo la prima a livello femminile a qualificarsi per due edizioni. Aver centrato un risultato così importante l’ha proiettata nel mito, rendendola l’unica ad essere salita sul podio in una rassegna a cinque cerchi.

Giorgia, ormai sono passati quasi tre mesi. Ti sei resa conto finalmente di quello che hai fatto?
“Penso che non riesci mai a renderti conto di quello che è stato realmente. Ancora oggi mi chiedo se è tutto vero perché è stato totalmente inaspettato. Sicuramente oggi non passo proprio così inosservata perché la gente mi riconosce, però un conto è che siano gli altri a dirtelo, un altro è realizzarlo da soli. Voglio dedicare la medaglia a tutte le persone che mi sono state vicine, specialmente a mio nonno che ha compiuto 90 anni e abbiamo festeggiato insieme il suo compleanno e il mio risultato, ma soprattutto a me stessa perché so quanta fatica ho fatto per arrivare lì”.

Hai festeggiato più a Tokyo oppure quando sei rientrata in Italia?
“Questa è stata un’edizione particolare dei Giochi perché il fattore Covid purtroppo ha inciso parecchio e non c’era la possibilità di fare nulla che non fosse palestra-camera-mensa. A Rio il bello è stata la condivisione con tutti gli atleti nel villaggio olimpico, cose che ti fanno sentire in un mondo diverso da quello che vivi quotidianamente. Una volta tornati in Italia è stato completamente diverso perché ho ricominciato ad avere i contatti con gli altri ed ho potuto condividere finalmente le emozioni. Già all’aeroporto c’era tutta la Federazione ad aspettarci e abbiamo festeggiato alla grande”.

Questo risultato corona una carriera di altissimo livello che forse fino a luglio veniva sottovalutata…
“Ero la prima a sottovalutarla almeno fino al giorno prima della gara, perché comunque la preparazione non è stata eccellente e quindi non mi aspettavo neanche lontanamente di vincere una medaglia”.

Quando hai fatto segnare il record allo strappo hai iniziato a gioire, poi quando sei tornata in pedana per la prima prova di slancio avevi nuovamente la faccia di una che in quel momento avrebbe potuto sollevare qualsiasi peso si fosse travata davanti. È stata questa capacità di resettare subito che ti ha permesso di ottenere l’argento?
“Il merito è tutto di Sebastiano Corbu, l’allenatore della nazionale, che ha avuto la capacità di bloccarmi e non farmi scaricare l’adrenalina tra lo strappo e lo slancio. Il mio difetto, infatti, è sempre stato quello di esultare e scaricarmi completamente, invece lui è riuscito a farmi restare concentrata permettendomi di non perdere prestazione tra un esercizio e l’altro. Io non sapevo quanto stavo sollevando, non volevo saperlo! Tutta la strategia era affidata a lui che soltanto alla fine mi ha detto quanto avevo totalizzato e che potevo vincere una medaglia. Abbiamo visto insieme l’ultima alzata delle mie avversarie, in quel momento io ero certa del quarto posto che reputavo già un grandissimo risultato. Poi è arrivata addirittura la medaglia e abbiamo gioito, ma l’esultanza dopo l’ultima alzata allo slancio era perché ero contentissima della mia prestazione. Ero felicissima perché sapevo che ero riuscita a dare tutta me stessa, non avrei comunque avuto rimpianti”.

Hai già pensato se continuare fino a Parigi 2024 oppure se è arrivato il momento di chiudere in bellezza?
“Per adesso mi godo ancora un po’ di riposo perché devo ritrovare il giusto stimolo per tornare in pedana, che oggi non c’è. È una decisione che devo maturare con calma, ma ad ogni modo non ho ancora pensato nemmeno a cosa faro quando smetterò perché non è ancora il momento di farlo. Per ora mi alleno ma soltanto per piacere di farlo, senza lo stress della gara. Quello che è pesato davvero tanto è stato l’anno in più di preparazione olimpica dovuto alla pandemia, mi ha svuotato mentalmente. Adesso sto facendo davvero fatica a ritrovare le energie necessarie per competere a certi livelli”.

Dietro le giovani leve spingono forte. Nella tua categoria Giulia Miserendino ha vinto gli Europei Juniores a settembre con un peso non molto distante da quello che tu hai sollevato a Tokyo.
“Giulia è una bella macchina da guerra perché ha tutto: talento, testa, forza. Si sentirà nominare di frequente nei prossimi anni”.

Sicuramente atlete come lei e Giulia Imperio sono aiutate anche dall’avere davanti un esempio come il tuo.
“Adesso è decisamente più facile per una donna avvicinarsi a un bilanciere rispetto a quando ho cominciato io e anche il livello in questi anni è cresciuto tanto. Ora è anche bello andare a vedere le gare, mentre prima eravamo in quattro gatti quindi si finiva subito. Oggi c’è molta qualità e chi si avvicina a questa disciplina sa a cosa va incontro, perché non ti regala niente e ti porta via tanto. Però ti da anche tante soddisfazioni. Inoltre oggi è un mondo decisamente più pulito e vince chi ha più voglia di vincere, perché chi ti trovi davanti è esattamente come te e questo ti dà uno stimolo in più. Va avanti chi dimostra di avere coraggio e testardaggine, perché il margine per arrivare c’è ma serve tanto sacrificio, quindi è piacevole quando vedi ragazze ottenere risultati importanti. Il merito è soprattutto del nostro presidente che è riuscito a ripulire questo mondo e a portare un’equità tra gli atleti, oltre a creare una scuola dove gli allenatori della nazionale hanno quella marcia in più”.

Alex Scotti

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