Una vita da numero uno ed ora quel numero uno si trasforma ancor di più in solista, lontano dai compagni di sempre, dal rettangolo verde, dalla condivisione di uno spogliatoio, ma pur sempre nel vivo di quelle amicizie che il calcio ha forgiato fino a farle diventare indissolubili: Gianluca Boschini lascia il calcio, lascia Cantello, ed appende i guantoni al chiodo. 
Ufficialmente lo ha fatto questa estate, quando ha declinato l’invito di ricominciare con i biancorossi, mentalmente qualcosa era già scattato tempo fa.
D’un tratto l’amore per la corsa in montagna, per il trail, ha preso il sopravvento sull’amore per il pallone e qualcosa è cambiato.
La passione per la montagna l’avevo fin da piccolo, ora con la corsa ho trovato il connubio perfetto, ci sono momenti e momenti, ho sentito che questo fosse quello giusto per dedicare il mio tempo a questa disciplina”.
Ho quasi 30 anni e mi sono accorto che la voglia non era più quella di primaprosegue Boschinise ti pesa fare il borsone, andare agli allenamenti, le corse post lavoro è perché qualcosa sta mutando, ne ho preso atto e ho deciso di dire basta”. 

Dove è iniziata la tua carriera? E hai sempre fatto il portiere?
È iniziata al Bosto, all’età di 6 anni, e li ne ho trascorsi altri sei, poi sono andato alla Solbiatese, al Gavirate, all’Olimpia e a Cantello; c’è stato un anno al Bosto in cui mi ero fatto male e ho fatto il terzino, anche perché mi ero un po’ stancato di stare tra i pali, Pippo Mariano può testimoniare, ma poi la mia indole mi ha spinto di nuovo a difendere la porta”.

Cantello è stata la tua ultima piazza e per te un posto speciale, prova a descrivercelo.
Cantello è una società sana e solida ed i complimenti per questo vanno tutti alla famiglia Fontana, sicuramente chiudere questo mio percorso è stato più difficile anche per questo, avrei voluto dargli qualche soddisfazione in più perché, covid a parte, avremmo voluto mettere in bacheca dei campionati molto diversi rispetto agli ultimi giocati, confesso che uno dei motivi che mi ha fatto titubare di più è stato proprio questo, ma non potevo andare contro la mia volontà”.

Dovrai essere il loro primo tifoso però…
Assolutamente sì, gliel’ho promesso, anche perché sono andato in queste prime uscite ed ho portato bene, e poi non posso perdermi l’ultimo anno di Italiano…sono dieci anni che è il suo ultimo anno” (ride ndr).

Devi toglierti qualche sassolino dalla scarpa per tutti gli sfottò ricevuti?
È il minimo…scherzi a parte gli sfottò sono sempre stati fatti a fin di bene, proprio perché di bene ce ne siamo scambiato tanto, soprattutto con il gruppetto Italiano, Da Pos, Di Bari, Mariano, Pantelis”.

I ringraziamenti li lasciamo alla fine, torniamo un attimo a questo Cantello Belfortese 2021/22 e questa campionato di prima categoria che sta iniziando, che te ne pare?
Ho visto la squadra in Coppa e davvero mi è piaciuta, hanno giocato bene nonostante le assenze, li ho visti sereni, compatti, non voglio dire molto ma le prospettive sono buone; quanto al campionato penso che in 14 sia tutto più difficile, devi sbagliare il meno possibile, Ferno e Valceresio credo abbiano qualcosa in più ma non così tanto da ammazzare il campionato, sarà molto combattuto, chi sarà più regolare vincerà”.

E dei “tuoi eredi” che mi dici?
Renato Piovezan ormai lo conosco da un paio d’anni, ha esperienza da vendere, dovrebbe stare un po’ più calmo ma non ce la fa, lui è fatto così, quanto al più giovane Ouro Nile lo conosco meno, lo scorso anno siamo stati avversari e devo dire che tra i pali è molto bravo, è giovanissima quindi meno esperto nella lettura del gioco e poi mi auguro possa imparare meglio la lingua perché lo aiuterebbe tantissimo nella comunicazione con i compagni; sono due portieri opposti ma credo che Cantello sia in buone mani”.

Sbilanciati ancora un po’: sarà l’anno di…
Lui farà gli scongiuri ma dico Michele Italiano. Credo davvero sia il leader di questa squadra e può trascinarla facendogli fare il salto di qualità; aggiungo anche il nome di Davide Di Bari, giocatore di cui si parla sempre poco ma molto utile e duttile, è un ragazzo intelligente, quest’anno avrà qualche responsabilità ma saprà gestirle al meglio”.

Pensavo dicessi del mister Iani Pantelis.
Pantelis negli ultimi 5 anni non ha mai corso, era mister in campo se così non fosse stato avrebbe chiuso molto prima (ride ancora ndr). Lui sa cosa penso di lui e la stima che ho nei suoi confronti, occupa un ruolo fondamentale ma che gli calza a pennello, ha l’atteggiamento e le competenze giuste per dialogare sia con la società sia con i ragazzi, sta già cambiando la loro mentalità e si vede, quest’anno arriverà in fondo, ma in generale arriverà in alto”.

Se non hai altre previsioni, altri sassolini, o rimpianti, direi che è giunto il momento dei ringraziamenti.
“Il non avere rimpianti è un altro dei motivi che mi ha spinto a dire basta, nella mia umile carriera mi sono tolto anche delle belle soddisfazioni e sono felice così, quanto ai ringraziamenti sicuramente grazie a Cantello per gli ultimi anni che mi ha regalato, alla famiglia Fontana per l’affetto e la stima, a tutti i miei ex compagni di tutte le società, dal primo all’ultimo, ma soprattutto, e lo ripeto, al gruppetto Da Pos, Di Bari, Italiano, Mariano e Pantelis, a Fabio Fumagalli che mi ha fatto esordire prima nella juniores del Gavirate e poi in eccellenza, al patron Rinaldi per i due anni all’Olimpia, e a due dei miei preparatori Claudio Carlotti ed Alberto Tagliabue, il “Taglia” è stato proprio il primo in assoluto, mi ha fatto crescere molto”. 

Uno che si butta in mezzo alle gambe dei giocatori non è troppo a posto” è la frase che mi porto dietro, ed in effetti è così, il portiere è un po’ un matto, forse è soprattutto per questo che sono grato di essere stato “un numero uno”. 

Mariella Lamonica

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