Qualche giorno fa avevamo parlato del Sogno Americano di Stefano Gandini, ma ci sono anche tanti altri varesini che sono volati Oltreoceano per dar vita al proprio American Dream: è il caso di Giacomo Sanvitale, saronnese classe ’97, che dal 2018 si è trasferito negli USA e nella giornata di martedì si è unito alla nostra diretta dal Rowing Bistrot Bar per raccontarci la sua esperienza.

Dopo i primi passi proprio nelle giovanili del Saronno, tenta un provino per il Milan (lui che è tifosissimo dell’Inter ed esibisce con orgoglio la maglietta autografata da Lautaro Martinez) che però va male. Nonostante la delusione, Sanvitale trova la forza per andare avanti e intraprende la strada svizzera: proprio a Mendrisio incontra mister Matera che gli fa capire il suo valore (“Mi ha reinventato come calciatore e, soprattutto, come persona” ricorda con un sorriso) e disputa un Viareggio da protagonista. Anche in questo caso, però, una delusione perché la società decide di puntare su altri e salta il passaggio in Prima Squadra.

Da lì arriva però l’occasione della svolta, un’opportunità in realtà né sognata né cercata: la conquista dell’America. Per quanto non fosse di certo la prima scelta, non è un mistero che il calcio negli USA non sia lo sport di primo livello, Sanvitale decide di fare le valige e partire. “Il primo anno – spiega Sanvitale –, e più in generale i primi giorni, sono sempre i più difficili perché si va incontro a quella nostalgia di casa, homesick come si dice qui, che porta tanti ragazzi a mollare subito. In quei momenti devi confrontarti con te stesso, farti forza e andare avanti contro tutto e tutti per dimostrare di potercela fare”.

Poi il Covid, sempre lui, a complicare ulteriormente situazioni già di per sé complicate. “A giugno ero in quarantena in Missouri e ho deciso di tornare in Italia per vedere la mia famiglia e, soprattutto i miei nonni. Purtroppo il Los Angeles, che doveva essere la mia nuova squadra, non sapeva se iscriversi al campionato e quindi dovevo rimanere a Saronno fino a gennaio per ripartire alla grande ma, tra tutti i vari problemi, la società rischiava di fallire. Ho quindi aspettato fino a inizio luglio quando ho scelto di tornare in America, in Oregon, per firmare con i Portland Timbers Under23 (la Prima Squadra milita in MLS, ndr): sono ormai qui da un mese per allenarmi e dal 3 agosto è cominciata ufficialmente la pre-season”.

Calcio a parte, vivere negli USA rappresenta qualcosa di molto più profondo, una lezione (o meglio, un consiglio) che Sanvitale vuole spiegare a chiunque stia pensando di intraprendere un percorso simile: “Si tratta di una grandissima esperienza di vita. Non tanto a livello calcistico, perché noi siamo italiani e il calcio non ce lo può insegnare nessuno, ma proprio per quel che riguarda la maturazione: da tre anni a questa parte sono totalmente un’altra persona e stare qui, lontano da tutti, solo con te stesso, ti dà un’adrenalina incredibile. Devi imparare a combattere i momenti no e combattendo cresci molto”.

Utile, a tal proposito, l’esperienza da creator che il classe ’97 ha avviato su YouTube: “Con i miei video e i miei vlog voglio trasmettere la passione che mi anima e mostrare come funziona il mondo da questa parte dell’oceano. Ci vuole impegno e dedizione, non lo faccio certo per le visualizzazioni, ma per un motivo ben diverso: quando ero in Italia avrei voluto che qualcuno lo facesse e ora che sono io a trovarmi qui credo sia la cosa più giusta. Il trasporto che registro tra chi mi segue e i tanti messaggi di ringraziamento che mi arrivano mi fanno sentire realizzato e orgoglioso”.

Il sogno nel cassetto?I soldi non fanno la felicità, ma servono. Il Covid è stato un periodo duro e ho visto la mia famiglia soffrire trovandomi nella posizione di non poter far niente. Il mio sogno è semplicemente questo: ridare alla mia famiglia, ai miei nonni in particolare, tutto ciò che mi hanno dato per permettermi di essere qui. Comprare una macchina nuova a mia mamma, non fargli mancare mai nulla, sarebbe il top per me… living comfortable come si dice in America! Tutto il resto, essere o non essere calciatore, è secondario e ora come ora sono solo orgoglioso di ciò che sto facendo”.

Matteo Carraro

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