Mancano ormai poche ore alle elezioni del nuovo presidente del CRL Lombardia, in programma per via telematica in data sabato 9 gennaio, quando più di mille società della regione saranno chiamate a esprimere la propria preferenza tra i due candidati Carlo Tavecchio e Alberto Pasquali. Il successore di Giuseppe Baretti assumerà l’incarico in un periodo particolarmente delicato per il calcio dilettanti, scosso non solo dalle conseguenze della pandemia, che ad oggi non lascia ancora intravedere alcuna possibilità di ripartenza a breve termine, ma anche dalle preoccupazioni sollevate dalla proposta di riforma del calcio con cui il mese scorso il ministro Spadafora aveva messo ulteriormente in subbuglio le società.
Il presidente del Verbano Pietro Barbarito commenta la situazione attuale, condividendo le sue aspettative nei confronti del nuovo presidente, così come le sue sensazioni su una tanto difficile quanto lontana ripresa della stagione.

È sollevato del fatto che le elezioni saranno online?
“Se non ci fosse stata questa pandemia avrei preferito andare di persona perché mi sembra una modalità di voto più privata, ma di fronte a questa situazione spostarsi sarebbe un rischio, quindi va bene anche online”.

Che idea si è fatto dei due candidati?
“Dei due candidati, Pasquali non lo conosco ma è un elemento di novità e sembra che abbia voglia di fare. Tavecchio l’ho avuto sia in Eccellenza che in serie D, è stato il presidente della FIGC e se fosse eletto ripartirebbe da Milano. Staremo a vedere”.

Che cosa si aspetta in generale dal nuovo presidente?
“Mi aspetto che abbia la forza di non far passare la legge relativa all’abolizione del vincolo sportivo, perché se entrasse in vigore vorrebbe dire far morire il 60%, o anche il 70%, delle società. Questa è la prima cosa di cui il nuovo presidente dovrà occuparsi se vuole davvero aiutare le nostre realtà, oltre alla norma che chiede di mettere in regola collaboratori e giocatori. Se così fosse le società di calcio diventerebbero come un’azienda e ritengo impossibile che possano andare avanti: molte sarebbero costrette ad abbassare la saracinesca, come sta succedendo a tanti negozi, e ne sopravviverebbero pochissime”.

Un altro grande problema è quando si potrà tornare in campo. Secondo lei, quali sono le prospettive del calcio dilettanti per questa stagione?
“Personalmente mi aspetto che la situazione generale nel mondo migliori, perché andare avanti così è un motivo d’ansia. Io ho sempre detto che prima viene la salute e poi il calcio e con i numeri che ci sono al giorno d’oggi penso che sia impensabile riprendere a febbraio o a marzo. Bisogna ripartire in sicurezza, quando sarà il momento giusto, perché il calcio deve essere allegria e non si può andare al campo con paura. Inoltre, quando si ricomincerà, non riterrei giusto disputare solo il girone di andata, anche perché abbiamo pagato per giocare un campionato intero, di andata e ritorno, e non sarebbe corretto che alcune società possano perdere la categoria per il fatto di poter fare soltanto un girone. Sarebbe un danno enorme. L’anno scorso quanto meno si era giocato più della metà del campionato, ma quest’anno è come se non fosse neanche iniziato; noi del Verbano, ad esempio, abbiamo giocato solo due partite. Non resta altro che aspettare, nella speranza che a giugno o luglio la situazione migliori e che non ci siano più problemi per la ripresa”.

Silvia Alabardi

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