Il 2021 della Openjobmetis è nato sotto l’ombra di quel virus che sta condizionando le vite di tutto il mondo da un anno ormai, il Covid-19, che ha colpito i biancorossi con un focolaio di 12 componenti del gruppo squadra, risultati positivi ai tamponi di controllo e che ha bloccato tutta l’attività sportiva del team, costringendo la Lega Basket al rinvio della gara di domenica con Trieste e, probabilmente, anche alla prossima con Brindisi di domenica 10 gennaio.
Si tratta di un problema non solo per la salute dei soggetti coinvolti, ma anche per una squadra che, dopo le tante peripezie a livello di infortuni di questa prima parte di stagione, stava cercando una continuità negli allenamenti, l’unica soluzione per svoltare rispetto ai risultati deludenti di questo inizio di stagione biancorosso. A parlare di questa situazione è il dirigente Toto Bulgheroni.

Da dove nasce l’idea di effettuare una rivoluzione così massiccia e ben definita, con uno zoccolo duro di italiani, in un anno così economicamente e sportivamente complicato?
“Abbiamo deciso fin dall’inizio, onestamente in accordo con Caja, questa linea che abbiamo poi continuato a perseguire anche con Bulleri. La ragione di questa nuova strada tracciata è che abbiamo pensato e pensiamo tuttora che, avendo giocatori che si possano fermare a Varese qualche anno di più, che sposino la maglia un po’ più a lungo dei meri contratti annuali, si possa creare maggiore affezione da parte del pubblico e maggior attaccamento da parte dei tifosi. Questa è l’idea di base dalla quale siamo partiti”.

Nel mercato estivo passato, qual è stato il giocatore che più le è dispiaciuto veder andare via?
“Già due anni fa mi aveva fatto molto dispiacere perdere Cain, che purtroppo non aveva voluto accettare il rinnovo del suo contratto con noi, nonostante avessimo avanzato una proposta con un aumento dell’ingaggio di più del 20%. L’anno scorso il giocatore che più mi è dispiaciuto veder andare via, sempre nello stesso ruolo di Cain, è stato Simmons. Ci è mancato molto e si era dimostrato un grande giocatore e che sta facendo anche adesso grandi cose”.

Arriva l’occasione Scola, quando inizia a credere nel colpo e come si sviluppa?
“Vengo a conoscenza, da Ettore Messina, di come Scola si trovasse bene in Italia, della volontà del giocatore di continuare a giocare nel nostro campionato, di voler giocare ancora un anno per raggiungere la quinta Olimpiade della sua carriera e di come gli pesasse giocare in una squadra come Milano, impegnata nelle Coppe, con doppio impegno settimanale e tante trasferte. Ho contattato il giocatore, il quale si è dimostrato molto disponibile, chiedendo come prima di conoscere l’ambiente, anche perché lui non aveva mai giocato a Varese, essendosi interrotto il campionato prima che venisse qui con Milano a giocare. Ha voluto conoscere tutto, posto, luoghi e persone e ci ha detto che ci avrebbe dato una risposta definitiva solo nel momento in cui avesse saputo di poter dare il 100% del suo valore sul campo. Ho trovato in Scola un uomo molto professionale, legato tantissimo alla società e desideroso di dare il massimo. Il mio più grande rammarico quest’anno è che il pubblico non abbia potuto vivere Scola nella maniera in cui l’abbiamo vissuto noi. Speriamo che già nel 2021 magari si possa avere il pubblico al palazzetto e poi, chissà, che magari lui sia contento e desideroso di fare anche un altro anno con noi…”.

Come vede la crescita di squadra e giocatori in questo primo periodo, comunque complicato e da quali punti deve ripartire la squadra?
“Sono assolutamente convinto del grande impegno che tutti i giocatori stanno mettendo ogni singola volta che vengono in palestra, che sia per un allenamento o una partita. Non voglio attaccarmi a troppe cose, ma siamo stati sfortunatissimi nell’incidente di De Vico nella partita contro Cantù, senza il quale penso che non solo avremmo vinto quel match ma anche altre gare. L’infortunio di Ferrero, prima colpito dal Covid e poi dal problema al piede, che ci ha tolto un altro pezzo importante della squadra per diverso tempo, senza dimenticare in ultimo la rottura del tendine d’Achille a Jones sul quale avevamo fatto un investimento molto importante. Non è stato facile per l’allenatore lavorare in queste condizioni. Adesso abbiamo aggiunto alla squadra Anthony Beane, che è molto importante, e speriamo nel futuro le cose possano migliorare. E’ chiaro che ad oggi sono un po’ preoccupato perché, come probabile, salteremo ancora qualche partita a causa di questo focolaio sviluppatosi nel gruppo squadra che non ci permette di allenarci come dovremmo e preparare le partite come vorremmo. Una preoccupazione maggiore alla luce di un periodo che ci vedrà impegnati in 8 gare in un mese, ma sono difficoltà che ci stimolano e ci spingono a fare sempre meglio”.

Quali prospettive, in particolare economiche, vede per il 2021 della Pallacanestro Varese, anche a fronte di una possibile chiusura dei palazzetti fino alla fine dell’anno che vorrebbe dire rinunciare agli introiti del botteghino ancora per molto tempo?
“Innanzitutto voglio dire che sono veramente grato e soddisfatto del comportamento degli sponsor nei nostri confronti che, malgrado la poca esposizione e la scarsa possibilità di ritorno che hanno avuto durante quest’anno, sono rimasti al nostro fianco. Mi auguro in futuro di aggiungerne ancora altri che abbiano la voglia di usare la Pallacanestro Varese come un veicolo di comunicazione. Il tutto ci permetterebbe magari di avere un budget maggiore per la squadra, che è fondamentale per acquistare poi giocatori di un certo livello. A fronte della problematica dei palazzetti chiusi è chiaro che la preoccupazione c’è ed è forte. Il fatto che la pallacanestro, la pallavolo e lo stesso calcio, vivano anche sugli introiti da botteghino, il non avere il pubblico che possa spingere la squadra, rende tutto il momento molto delicato e demoralizzante. Io mi auguro che si possa tornare ad una normalità e questo vale per tutto non solo per lo sport ma anche per la nostra vita quotidiana che, anche se non sarà più come prima, possa ridare comunque l’entusiasmo di vivere nelle persone. Vivere significa coltivare le proprie passioni ed inclinazioni e sicuramente noi a Varese abbiamo questa grande realtà che è la Pallacanestro Varese che sono sicuro che tutti continueranno a sostenere, supportare e a capire le difficoltà nelle quali siamo, per uscire tutti insieme, squadra, pubblico, sponsor e stampa da questo momento difficile e guardare al futuro con un’altra ottica e determinazione”.

Alessandro Burin

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