Ci siamo, il derby lombardo è arrivato, la Openjobmetis Varese ospita l’AX Milano (domenica 10 ottobre alle ore 17), per quella che è una classica del basket nostrano, nonché un derby che, al suo interno, racchiude tantissimi trofei ed una storia gloriosa di pallacanestro, tra scudetti, coppe dei campioni, supercoppe, coppe Italia e chi più ne ha più ne metta.

Quello di quest’anno, poi, sarà uno scontro ancora più avvincente perché tanti sono gli incroci che si verranno a creare sul parquet dell’Enerxenia Areana: da Alessandro Gentile che ritrova quella squadra con cui ha iniziato la carriera, in un rapporto di amore ed odio che solo le più grandi storie sanno regalare, all’ennesimo e sempre graditissimo ritorno di Pozzecco a Varese, in quella che rimarrà per sempre casa sua, fino all’ex che non ci sarebbe dovuto essere ed invece ci sarà a gran voce, Andrea Amato.
Il playmaker varesino, nato nella periferia milanese con il sogno di indossare la maglia dell’Olimpia, racconta le emozioni che sta provando in queste settimane in cui è diventato regista della Openjobmetis, in una sfida per lui che ha un sapore molto, ma molto particolare. 

Come nasce l’Andrea Amato giocatore di basket?
“Nasce nei campetti di Cesano Boscone, nella periferia milanese, grazie a mio papà che aveva una grande passione per la pallacanestro che esprimeva giocando in oratorio e grazie a mia mamma che ogni anno mi ha portato ad allenarmi in tutti i campetti ed al minibasket. La mia passione per il basket nasce guardando giocare Allen Iverson che cercavo di imitare in casa con un pallone di spugna”.

Tra le tante esperienze che hai fatto, qual è o quali sono quelle che più ti sono rimaste nel cuore?
“Ce ne sono parecchie. Sicuramente a Casale Monferrato, dove ho vissuto la prima esperienza da professionista, ci ho lasciato un pezzo di cuore. Ho ancora grandi amici lì e sono legato molto alla città. Poi Milano, perché ho iniziato a fare le giovanili lì ed il sogno mio, come quello di ogni ragazzo, era quello di giocare in prima squadra e ce l’ho fatta. Forse il rimpianto più grande è stato quello di non continuare lì e andare a metà stagione a Pistoia. Chissà cosa sarebbe successo se fossi rimasto. Un’altra tappa importante della mia carriera è stata Verona, dove ho passato tre anni bellissimi, culminati con il ruolo di capitano nell’ultima stagione. Abbiamo sfiorato più volte la promozione, non ci siamo riusciti, ma ho grandi ricordi”.

Quali sono state le tappe fondamentali della tua crescita?
“Tutte le squadre in cui ho giocato mi hanno aiutato a mettere un tassello in più a livello di fiducia, di consapevolezza. Da Casale ad Udine lo scorso anno, in modi diversi, ho imparato cose che mi sono servite”.

Come nasce l’amicizia con Alessandro Gentile?
“Nasce a Milano. All’inizio ci stavamo molto antipatici perché lui è Alessandro Gentile, mentre io ero il dodicesimo. Abbiamo due caratteri molto simili, non diamo confidenza a chi non conosciamo. Lui quell’anno è stato sfortunato, è stato colpito da molti infortuni. Io giocavo poco, lui da infortunato non giocava mai e ci siamo avvicinati. Da quel momento sono ormai 6 anni che condividiamo gioie e dolori della nostra esistenza, per me è come un fratello. Il nostro sogno dopo Milano era quello di tornare a giocare insieme e per fortuna ci siamo riusciti”.

Ti aspettavi la conferma da parte di Varese?
“Devo essere sincero, non mi pongo mai troppe aspettative per non avere altrettante delusioni. Sono venuto qui a fare la preparazione, conscio che non ci fosse posto per me ma consapevole di potermela giocare con chiunque e di poter dimostrare, dopo 4 anni lontano dalla Serie A, di poterci stare. Poi sfortunatamente per la società Trey Kell si è fatto male, si sono incrociati tutti gli astri e la squadra ha deciso di firmarmi. Sono molto contento e sono qui per guadagnarmi una conferma fino a fine anno e aiutare il gruppo a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato”.

Adesso arriva il derby con Milano, che partita è per te?
“Onestamente significa tanto per me. Milano è la mia casa, la mia famiglia, il mio passato, ma non ci penso in questo momento, perché se no farei una partita bruttissima. Magari la faccio lo stesso, però meglio non pensarci. Cercherò di vederla come un’avversaria come le altre anche se non lo è. Milano è molto forte, ma cercheremo di andare in campo e sviluppare il piano partita. Poi ad amici, familiari ed il resto ci penseremo alla fine”.

E loro chi tiferanno domenica, Andrea Amato o Milano?
“No no, tiferanno per me”. 

Alessandro Burin

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