Continua il viaggio per l’Europa della rubrica Varesini all’Estero e si torna in Spagna, più precisamente a Barcellona, dove una ragazza gallaratese di ventuno anni, Giorgia Puricelli, sta svolgendo l’Erasmus in psicologia presso la Blanquerna – Universitat Ramon Llull. Un momento delicato legato alla situazione pandemica che tutto il mondo sta vivendo a causa del covid-19 e che anche in Spagna si fa sentire in maniera decisa, costringendo Regione per Regione ad imporre misure drastiche affinchè ci sia un contenimento del contagio.
Giorgia racconta lo sviluppo della situazione sanitaria dal momento del suo arrivo e come questa pandemia sta condizionando la sua esperienza, con il rischio di non poter tornare in Italia per le festività natalizie.

Da quanto tempo ti trovi a Barcellona e come si sta sviluppando la situazione epidemiologica?
“Sono arrivata a Barcellona dal 5 settembre. Una settimana dopo ho potuto iniziare subito le lezioni, che venivano svolte in modalità mista, ovvero un po’ in presenza ed un po’ a distanza. La situazione è rimasta sotto controllo per un mesetto, con misure di prevenzione minime come la mascherina obbligatoria, il distanziamento sociale, un massimo di 6 persone per tavolo in bar o ristoranti, oppure in spiaggia. Da metà ottobre la situazione qui in Catalogna ha iniziato a mutare, con le prime chiusure di bar e ristoranti e in Università hanno iniziato ad esserci lezioni solo online. Verso fine ottobre è esplosa la seconda ondata, costringendo così il Governo regionale a imporre il coprifuoco, con il divieto di uscire dalle 22 alle 6 del mattino, il divieto di uscire dalla Regione e nei weekend anche dal comune di Barcellona. Il lockdown è rigidissimo nei fine settimana e parte dalle 6 di mattina del venerdì fino alle 6 del mattino del lunedì. Fortunatamente la situazione sta un po’ migliorando e dal 23 novembre ci dovrebbe essere una prima parziale riapertura di bar e ristoranti”.

Quando sei arrivata in Spagna quali procedure di sicurezza hai dovuto seguire? Hai dovuto eseguire tamponi o fare la quarantena?
“No, non ho dovuto seguire nessuna di queste procedure. Semplicemente quando mi sono trovata in aereo oppure online da casa, ho dovuto compilare un modulo dove dichiaravo di non essere venuta a contatto con persone contagiate e mi hanno rilasciato un codice QR, scannerizzato in aeroporto, come riconoscimento e nulla più. Dal 23 novembre invece se dall’Italia torni qui in Spagna bisogna fare il tampone”.

Le misure di sicurezza vengono rispettate dai cittadini?
“A livello generale c’è rispetto delle regole. Anche all’inizio quando arrivavo dall’Italia, dove c’è stato poco rispetto delle norme di prevenzione quest’estate, qui ho notato più attenzione, che si parlasse di bar, ristoranti o assembramenti in spiaggia. Questo penso sia dovuto anche al fatto che c’è molta Polizia che controlla. Ho sentito di gente che ha organizzato feste in casa con tante persone, però purtroppo questi sono casi che avvengono ovunque, ahimè”.

In questo momento non è una scelta facile quella di vivere un’esperienza come l’Erasmus. Come la pandemia sta condizionando la tua esperienza, sia da un punto di vista sociale che didattico?
“A livello sociale devo dire che sono stata molto fortunata. Nel primo periodo, quando si poteva frequentare l’Università, ho avuto modo di fare amicizia con i compagni e le compagne di corso e, pur essendo l’unica in Erasmus della mia facoltà, sono stata aiutata molto ad integrarmi e tutt’ora ho la fortuna di potermi appoggiare a loro quotidianamente e non sentirmi sola o isolata e questo mi fa vivere molto bene tutta la situazione. In più ho fatto conoscenza con un gruppo di ragazzi italiani con i quali mi trovo e sto in compagnia. A livello di didattica, invece, influisce molto il fatto di doverla fare a distanza; è difficile, perché il programma qui in Spagna prevede molti lavori di gruppo che andrebbero appunto fatti in presenza ed è molto più difficile farli online. Comunque penso che valga la pena vivere questa esperienza, nonostante le difficoltà”.

Per quanto riguarda la possibilità di tornare in Italia per le vacanze natalizie, come pensi di comportarti vista la grave situazione epidemiologica nel nostro Paese?
“Io, come altri ragazzi italiani che ho conosciuto qui, siamo molto pessimisti sulla possibilità di tornare in Italia. A differenza della Catalogna dove c’è un miglioramento, in Italia la situazione non è affatto così ed il pericolo di rientrare e prendere il virus è alto. Se così fosse andrei a compromettere tutto il percorso fatto, non potendo svolgere gli esami che pare si possano fare in presenza da gennaio qui a Barcellona. Un rischio troppo alto che, se la situazione persiste, penso di non voler correre, anche se, chiaramente, passare le feste natalizie senza la mia famiglia mi dispiacerebbe davvero moltissimo”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui