Nel viaggio per l’Europa dei varesini all’estero siamo tornati a sentire Federica Bonato, una ragazza gallaratese che frequenta un master presso l’Università cattolica di Murcia e che, dopo aver vissuto la prima drammatica ondata di covid-19 in Spagna, adesso si ritrova alle prese con la seconda ondata di questa pandemia, temibile più che mai. Una situazione che in Spagna, come in Italia, sta facendo registrare numeri ben più alti di quelli già elevatissimi del primo picco di pandemia, costringendo anche il paese latino a nuove misure restrittive.
Federica racconta la situazione in questo momento nella sua zona, con una grande incognita sulla possibilità di ritornare quanto meno per Natale a casa a salutare la famiglia.

Com’è cambiata la situazione rispetto al primo lockdown?
“Sicuramente ad oggi i numeri in tutto il paese sono maggiori rispetto a quelli della prima ondata. Un trend che si sta verificando in tutta Europa e la Spagna non ne è esente. Tutti gli operatori e la popolazione in generale sono più preparati in quanto sanno quali sono le misure da attuare per cercare di contenere il virus, anche se siamo sull’orlo della saturazione per quanto riguarda i posti letto negli ospedali. Nella Regione di Murcia dove mi trovo, sono state prese misure di prevenzione molto forti come la chiusura di bar e ristoranti ed il coprifuoco alle 23. Non ci si può spostare in altri Comuni se non per comprovate esigenze di salute o lavorative. E’ molto simile a maggio come situazione. Il vero problema qui sono i giovani che continuano a prendere sotto gamba la situazione e non si rendono conto della gravità del momento”.

Anche in Spagna il territorio è suddiviso in aree a seconda delle zone più colpite dal contagio come in Italia o no?
“Qui non c’è una suddivisione come in Italia, semplicemente perché qui c’è molto più potere delle diverse Regioni e quindi ognuna decide quali misure applicare. Ad esempio, dove sono io sono molto restrittive, mentre in altre zone del paese i ristoranti sono ancora aperti, come i bar, ed altre misure sono più blande”.

In riferimento alle diverse misure restrittive, ci sono state proteste come quelle in Italia lì in Spagna o no?
“Non così eclatanti, almeno nella zona dove sono io. Ci sono state e ci sono proteste pacifiche dei ristoratori contro la chiusura delle loro attività ma nulla più. Comunque la crisi economica qui si fa sentire in maniera forte. Il vero problema lo creano i giovani che non rispettano le regole. Faccio un esempio: settimana scorsa l’ultimo giorno prima che introducessero le nuove misure restrittive, moltissimi ragazzi si sono assembrati in bar e ristoranti neanche fosse Natale o l’ultimo dell’anno. Anche adesso con le restrizioni molti si ritrovano in casa, organizzano incontri di soppiatto e cose così. Insomma a livello di valori e del comprendere quanto la situazione sia drammatica i giovani qui sono veramente indietro”.

A livello di didattica in Università com’è cambiata la situazione?
“Per quanto riguarda i Master universitari, come quello che sto svolgendo io, la didattica è rimasta in presenza, perchè parliamo di classi molto piccole e di lezioni che si svolgono solo due weekend al mese. Ovviamente il tutto avviene nel rispetto di misure di controllo e sicurezza. I corsi universitari invece delle triennali o magistrali hanno limitato le presenze sensibilmente”.

Tu hai vissuto due viaggi in macchina dalla Spagna in Italia e ritorno, come sono stati e quali misure di controllo hai incontrato?
“Il primo viaggio, quello da Murcia in Italia, è stato un vero e proprio viaggio della speranza. 22 ore in macchina, non potendo prendere l’aereo, nelle quali, vista la situazione drammatica di maggio, non abbiamo nemmeno potuto fermarci in nessun paese per fare una tappa intermedia. E’ stato veramente lunghissimo, abbiamo incontrato dei controlli al confine con la Francia mentre, sbalordendomi e lasciandomi alquanto indignata, all’ingresso in Italia non abbiamo trovato nessun controllo. Nel viaggio di rientro in Spagna dall’Italia che ho fatto con i miei compagni italiani a fine settembre, abbiamo avuto la possibilità di fare una tappa in Francia, con la situazione che era un po’ migliorata, ma senza che ci venisse fatto un tampone o un controllo all’ingresso in Spagna”.

Ad oggi la situazione degli spostamenti è tornata molto difficoltosa. Come pensi di poter tornare a casa per le vacanze natalizie?
“Questa è sicuramente è la situazione che più mi preoccupa. Se ad oggi volessi tornare in Italia, il mezzo migliore sarebbe ancora la macchina in quanto con l’aereo dovrei spostarmi fino a Madrid, riuscire a prendere, a prezzi elevatissimi, un volo per Roma, unico scalo italiano disponibile, da dove poi dovrei trovare il modo di raggiungere la mia famiglia a Gallarate. Insomma è una situazione che un po’ mi preoccupa perché quanto meno per le vacanze natalizie vorrei poter rivedere la mia famiglia, ma purtroppo ad oggi non posso fare una previsione certa e dovrò valutare in base alle condizioni sanitarie e di viaggio come poter rientrare in Italia eventualmente”.

Alessandro Burin

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