Da quando il coronavirus ha scombussolato la nostra quotidianità, il verbo “programmare” è diventato di difficile declinazione. Tanto a livello lavorativo quanto personale, qualsiasi progetto o ragionamento a breve/medio termine deve purtroppo fare i conti con l’imprevedibilità dell’emergenza. Se è pur vero che l’epidemia sembra aver rallentato la sua corsa, la normalità resta ancora un sogno proibito. Dalle parole di Luigi Buraschi, responsabile del settore giovanile dell’Union Villa Cassano, affiorano i tanti punti di domanda che da settimane attanagliano le società sportive: cosa succederà a settembre? Come si tornerà a giocare a calcio? Al momento il covid-19 non consente di dare risposte, ma c’è su un fronte sul quale non potrà mai vincere, quello della speranza.

Confidando in una ripresa dell’attività dopo l’estate, dal punto di vista economico come intende muoversi la società?
“Di sicuro quando si potrà riprendere verranno fatto sconti sulle prossime rette o verrà concesso un rimborso nel caso in cui il ragazzo non giochi più con noi. La nostra idea è di venire incontro alle famiglie, ma il sostegno deve essere reciproco perché questa situazione sta causando problemi a tutti. Con l’attività sportiva chiusa e le perdite economiche a livello personale, il prossimo anno potrebbe essere difficile”.

Cosa pensa della proposta dei voucher avanzata dal decreto Cura Italia?
“Secondo me non c’è bisogno che il governo ci dica come effettuare i rimborsi, anzi, invece di preoccuparsi dei voucher dovrebbe pensare a come aiutare le società. Supponiamo che un presidente o un responsabile si ammali: chi investirà il capitale nella squadra? È difficile credere alle dichiarazioni e notizie sul calcio, perché anche riguardo al mondo del lavoro, ad esempio ai liberi professionisti, il governo sta dicendo tante cose ma se ne stanno avverando ben poche. Il problema è che manca chiarezza, non solo in politica ma anche da parte della Lega Nazionale Dilettanti”.

Infatti sorprende che tutto sia rimasto in sospeso.
“Se non hanno ancora annullato la stagione, o in generale non hanno ancora preso una decisione sui campionati dei dilettanti e delle giovanili, vuol dire che non ne sono in grado o che non ne hanno il coraggio. Capisco che in un’emergenza di questo tipo, mai successa prima, nessuno possa prevedere quando si potrà riprendere, se a settembre o addirittura a gennaio. Però chi lavora in certe organizzazioni è pagato per fare il proprio dovere anche in situazioni del genere. Secondo me già un paio di mesi fa avrebbero dovuto stabilire come portare a termine il campionato oppure, in caso di annullamento, comunicare un piano B dettagliato, che specificasse retrocessioni, promozioni, un’eventuale ripartenza da zero e così via, per permettere alle società di conoscere i vari scenari possibili e organizzarsi di conseguenza. Qualsiasi decisione avrebbe accontentato qualcuno e scontentato altri, ma andava presa comunque, e invece ci troviamo sospesi in un limbo senza sapere nulla. Di supposizioni se ne possono fare tante, ma alla fine non c’è nulla di concreto e con le scarse indicazioni ricevute risulta impossibile fare qualsiasi tipo di programmazione e prendere decisioni per il futuro. In questo periodo ho sentito di probabili fusioni tra società dilettantistiche, e non è davvero un buon segno. Non so come andrà a finire tutta questa storia, anche perché stando a quanto dicono i virologi, a ottobre e novembre il covid potrebbero ritornare. Ma in generale, anche quando ci sarà un vaccino, i problemi economici lasciati da questa emergenza continueranno a farsi sentire”.

Un altro grosso punto interrogativo sono gli allenamenti. Come immagina un’eventuale ripresa?
“Finché non si ritornerà alla totale sicurezza sarà molto difficile allenarsi, soprattutto nel settore giovanile. È vero che per gli esercizi tecnici si potrebbero disporre i bambini a 3-4 metri l’uno dall’altro, ma il calcio non è solo questo, bisogna anche imparare a stare in campo. Normalmente la parte tecnica è il lavoro preliminare alla partitella finale, il momento più atteso dell’allenamento. Oltre al distanziamento, un altro ostacolo è dato da eventuali sanificazioni: se già per le serie C e D rappresenterebbero un problema, nelle nostre categorie sarebbero una spesa insostenibile. Il fatto è che il governo sembra non aver ancora capito come funziona una società sportiva dilettantistica e che la maggior parte delle persone che lavora in questa realtà lo fa per passione e per portare avanti un progetto sociale. Se ai vertici non iniziano a preoccuparsene per davvero, sarà complicato andare avanti”.

Parlando ora di calcio giocato, siete soddisfatti dell’andamento delle squadre fino a febbraio?
“Assolutamente sì, siamo molto soddisfatti del lavoro di quest’anno, considerando che si cominciavano a vedere i frutti di quanto fatto nelle stagioni precedenti. I gruppi sono stati ottimi in tutte le categorie, quindi se si dovesse annullare tutto sarebbe un grosso dispiacere, in particolare per i 2003 che stavano dominando il campionato e probabilmente lo avrebbero vinto, lasciando ai 2004 dell’anno prossimo la possibilità di andare ai regionali. I 2005 stavano andando benissimo nel loro campionato regionale e i 2004 discretamente. Avevamo anche fatto esordire in prima squadra tanti ragazzi delle giovanili e la Juniores era interamente formata da giocatori del nostro vivaio. Da quando è stato sospeso tutto, i nostri allenatori sono costantemente in contatto con i ragazzi, a cui stiamo assegnando esercizi tecnici che possono fare nel cortile di casa o in garage. Oltre alle indicazioni per gli allenamenti lasciamo anche vari compiti e iniziative particolari con cui cerchiamo di dare una piccola valvola di sfogo in questa quarantena. Hanno fatto disegni, si sono vestiti da clown e alcuni molto bravi con i lavoretti manuali hanno creato un modellino dello stadio dell’Union Villa. Ora stiamo preparando un video per il 25° anniversario della società, con la partecipazione di tanti ragazzi dai 2014 alla prima squadra. Sarà un omaggio al nostro presidente e anche un piccolo modo per fare festa assieme, seppure a distanza, con la speranza di rivederci presto”.

Silvia Alabardi

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