Derby. Fortissimamente derby. Quel giorno che cerchi subito sul calendario per vedere quando sarà e quando assisterai alla partita. Stavolta il derby contro Milano non è lo stesso. Non ha lo stesso sapore. Una maledetta malattia ci impedisce di goderne. La soluzione si chiama porte chiuse. Lo sappiamo tutti. Peccato che sia una soluzione sbagliata. Lo sport, non la pallacanestro, ma lo sport è di tutti. Un derby senza pubblico è un mero esercizio di stile. 40′ in cui difficilmente vedremo qualche gesto epico da ricordare. I nostri vicini svizzeri l’hanno capito e, dopo un Lugano-Ambrì a porte chiuse, hanno preferito chiudere tutto, fermarsi e attendere l’evoluzione di questa malattia. Una gara a porte chiuse, o meglio, un mese a porte chiuse, permettetecelo, è tristezza. Tristezza per i tifosi che vengono relegati a un semplice contorno quando senza contorno non può nemmeno esserci la portata principale. Tristezza per i giocatori costretti a giocare in palazzetti che diventano cattedrali nel silenzioso deserto del Coronavirus. La tristezza dei bimbi che, già privati delle corse e degli allenamenti, si trovano privati anche del piacere di andare con papà e mamma nei nostri palazzetti. Il segnale più giusto è corretto era fermarsi. Poi, una volta passata l’emergenza, ci si sarebbe seduti a un tavolo e capire come portare questa stagione.

Dopo questo preambolo, che derby sarà? Ovviamente con molte incognite. Da una parte vi è una Milano che ha il ritmo partita addosso con i tanti impegni di Eurolega e il doppio turno vissuto in questa settimana unito ad una classifica europea fattasi ormai claudicante. Dall’altra c’è una Varese che si guarda alla specchio e si vede diversa. Non parliamo tanto del nuovo parquet, ma proprio dell’assetto. Nell’ultima uscita ufficiale c’erano Clark e Peak che contro Milano non ci saranno. Sappiamo tutti come Jason abbia chiesto di poter tornare negli States per assistere la moglie incinta e sfuggire dall’angoscia del Coronavirus, dall’altra Peak è andato in Romania. Al loro posto sono arrivati Carter e Douglas e, diciamolo sottovoce, Varese si è addirittura rinforzata.

Chiaro che tali cambi richiedono tempo e pazienza per inserire pienamente nei giochi non uno, bensì due giocatori. Oltretutto con caratteristiche diverse dai loro predecessori: Carter giocatore che ama di più giocare dentro l’area rispetto a Peak, Douglas nettamente più play che guardia. Ciò comporterà spostare anche Mayo da guardia quando i due saranno insieme in campo e, nelle nostre ipotesi, ciò dovrebbe accadere relativamente spesso.

Parlare della forza e della profondità del roster di Milano ci pare ovvio e scontato così come ovvio e scontato che senza l’effetto Enerxenia Arena sarà più dura per l’OJM provare a battere una squadra che costa, più o meno, sei volte Varese. A questo punto non ci resta che metterci, tristemente, davanti a una tv per ammirare, probabilmente, la madre di tutte le partite: il derby tra la Pallacanestro Varese e l’Olimpia Milano di domani alle ore 17.

Matteo Gallo

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