Esterno. Stadio “Speroni”. Allenamento di rifinitura pre Lecco – Pro Patria. Giorno. E’ sabato 22 febbraio. Cala il gelo sulla canonica partitella biancoblu. Una banale conclusione con il destro causa per osmosi un infortunio alla coscia sinistra. Non è il primo. Lamenti misti a qualche moccolo. Dissolvenza.
La sceneggiatura prevede taglio nel montaggio e salto temporale ad oggi (che poi sarebbe l’altroieri, venerdì 17, giorno della chiacchierata e cornice ideale per parlare di sfiga), quando Tommaso Brignoli (perché è chiaramente lui il protagonista del corto tigrotto di cui sopra), prova ad elaborare il trauma di quella mattina: “Quando è successo ho pensato: ancora, no, maledizione! Mi ero già fermato in autunno e proprio allora stavo recuperando. Anche la stagione precedente avevo avuto problemi simili. Tutti muscolari ma tutti diversi“. Il centrocampista classe ’99 di Varedo non trova però punti di contatto tra i numerosi stop: “Non credo ci siano correlazioni. Le stiamo provando tutte per risolvere il problema. Forse dipende dalla mia struttura fisica. Troveremo una soluzione”.
Nel’attesa, Brignoli (pronuncia rigorosamente piana), scopre l’imprevedibile virtù del lockdown: “Beh, anche se è brutto da dire, è arrivato nel momento giusto. Il mio infortunio era serio. Sono stato fermo un mese e mezzo. La stagione sarebbe praticamente finita senza che potessi rientrare. Penso di essermi preparato bene in questi mesi”. Insomma, in un impeto superomistico, ciò che non uccide rende più forti.     

Passiamo dal personale al generale. Pagella sul campionato della Pro Patria?
“Abbiamo raggiunto i playoff. Questo significa che è stata una grande stagione”. 

Qualche rimpianto nel vederli giocati da altri?
“E’ ovvio che sarebbe stato bello esserci. Era l’obiettivo di tutti. Ma credo che la società abbia fatto la scelta giusta. Valutando le circostanze”. 

7 presenze, 4 da titolare, 300’ giocati, un assist, 2 grandi primi tempi con Lecco e Carrarese. Le tue potenzialità hanno lasciato parecchio spazio all’immaginazione. Un anno da dimenticare o da tenere comunque stretto? 
“Ho giocato poco. Non posso essere soddisfatto. Adesso sono pronto. Non vedo l’ora di riprendere con il gruppo ad inizio agosto. Il fatto di essere stato fermo così tanto mi dà la motivazione e la necessità di essere più forte. Devo ripartire a cannone”.

Problemi fisici comuni (da calciatore) anche ad Ivan Javorcic. La sua cura contro il logorio della vita moderna?
“Faccio una premessa. Con lui mi sono trovato benissimo. E sono cresciuto soprattutto dal punto di vista caratteriale. Più che su quello tecnico o tattico. Quando mi vedeva giù di corda, mi diceva sempre di provare a sorridere. Ricordandomi che c’è sempre tempo per dimostrare quanto si vale”.

Visto che il tormentone dell’estate è il suo rinnovo, lo specimen dello spalatino?
“Ha grande ambizione. Pretende il meglio dagli altri perché dà il meglio agli altri”.

Pro Patria ad alta gradazione nerazzurra. Un punto di forza? 
“Nel settore giovanile dell’Inter ho giocato sia con Lombardoni che con Mangano. Quando sono arrivato a Busto ho avuto la fortuna di trovare due ragazzi che conoscevo già. Ma poi devo dire che la Pro Patria è un gruppo davvero stupendo. Mi sono trovato da Dio”.   

In cosa consiste la differenza del Settore Giovanile dell’Inter?
“Tifo Inter quindi sono di parte. Ma ho fatto 2 anni vincendo uno Scudetto Berretti e uno Primavera (2016/2017 e 2017/2018, ndr). Penso che i risultati siano il modo migliore di definire l’eccellenza del Settore Giovanile”.  

La tua mezzala di riferimento?
“Sami Khedira. Per tipologia fisica e per caratteristiche tecniche, tattiche e dinamiche”.  

Contratto sino al 2022. Come vedi la Pro Patria da qui a 2 anni?
“Non ne ho la più pallida idea. Ma so che daremo il massimo. Abbiamo il dovere e l’ambizione di farlo. Perché è un’opportunità di visibilità per noi e per il club. Daremo il 100%“.             

Giovanni Castiglioni

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