Solo in questi giorni stanno arrivando le prime aperture verso il mondo dello sport, che tuttavia riguardano esclusivamente le categorie dei professionisti. Le squadre dei campionati dilettanti e giovanili sono invece costrette ad attendere, nella speranza che le circostanze possano presto consentire la ripresa in tutta sicurezza delle sessioni di allenamento. Dalle parole di Alberto Sottocasaresponsabile del settore giovanile della Solbiatese 1911, emergono la stabilità e determinazione di una società che sarà ben pronta a ripartire in quarta al termine di questo periodo di stop forzato.

Cosa pensa del rimborso tramite voucher proposto dal governo?
“In realtà non ci riguarda perché le nostre rette sono trimestrali e l’attività si è interrotta verso la fine di febbraio, proprio prima che iniziasse l’ultimo trimestre. Nessuno l’aveva già saldata, eccetto poche eccezioni che avevano versato la quota intera a inizio anno. I voucher sono un aiuto relativo perché è scontato che se le famiglie hanno pagato un servizio e poi non hanno potuto usufruirne verranno in qualche modo compensate. Non c’è bisogno di una legge e sono ben altri gli aiuti che servirebbero a società sportive e aziende. Le disposizioni di questo periodo devono essere interpretate parola per parola, quindi è molto più semplice mettersi d’accordo personalmente con quei pochi casi che avevano anticipato la retta. Se il ragazzo rimarrà da noi sconteremo il primo trimestre della prossima stagione, se invece andrà via restituiremo quanto dovuto”.

Quanto pesa rinunciare agli eventi dei mesi primaverili/estivi?
“Nei giorni tra il 25 aprile e il 1 maggio avremmo dovuto disputare il nostro torneo, a cui ogni anno partecipano squadre provenienti da tutta Italia, ad esempio dalla Liguria, dall’Abruzzo, dal Veneto. Il danno economico c’è stato, ma non credo che possa influire in maniera eccessiva. Fortunatamente l’anno scorso abbiamo intrapreso un progetto importante e abbiamo alle spalle persone che ci aiutano e credono in noi, quindi il nostro percorso futuro non sarà compromesso”.

Parlando di futuro, è ancora troppo presto per proiettarsi verso la prossima stagione?
“Il problema è che non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale, né dalla Lega Nazionale Dilettanti né dal Comitato e non è stato ancora messo il punto finale alla stagione passata. Solo quando avranno fatto chiarezza sulle classifiche, con relative promozioni e retrocessioni, le società potranno capire a che campionato partecipare e quindi impostare i propri programmi. Io penso che decretare la fine della stagione sarà un proforma perché escludo che si possano giocare le partite che mancano. Spero solo che prendano presto una decisione per non ridurci all’ultimo momento. Tutte le squadre sono state penalizzate, ma almeno ci si augura che il prossimo campionato possa iniziare in maniera regolare. Normalmente sia con la prima squadra che con le giovanili regionali ci troviamo verso metà agosto per la preparazione; quest’anno non so se sarà possibile ma mancano ancora tre mesi e spero che entro allora avremo superato questa situazione, pur con le problematiche connesse. Più che altro dovremo capire se ci saranno nuove regole, ad esempio per le distanze e l’organizzazione degli spazi. In questo momento si pensa a tutto e non possiamo fare altro che ipotizzare. Sorge spontaneo chiedersi, ad esempio, se le società dovranno ridurre il numero di tesserati per evitare gli assembramenti, se l’uso degli spogliatoi verrà limitato a un determinato numero di ragazzi alla volta o se al contrario prima che si riparta si sarà già sistemato tutto. Noi grazie al progetto di quest’anno avevamo la fortuna di disporre di medico e fisioterapista al campo sportivo, quindi eravamo già attrezzati abbastanza bene e per il futuro ci adegueremo. Al momento siamo in attesa di un comunicato come tutte le società”.

L’attesa riguarda anche la possibilità di riprendere gli allenamenti.
“C’è stata molta confusione anche a tale proposito perché il via libera del 18 maggio riguarda solo i giocatori di interesse nazionale. Il lato positivo è che almeno ci si potrà vedere per mettersi d’accordo. Poi a giugno magari si potranno fare dei piccoli allenamenti assieme, che sarebbero importanti non solo per l’aspetto calcistico ma anche per quello mentale e fisico. I ragazzi sono chiusi in casa da oltre due mesi e risentono molto di questa situazione, ancora di più di noi adulti. Sono abituati a fare tre allenamenti a settimana più la partita e hanno bisogno di tornare attivi. Certo, dobbiamo capire il momento e procedere con cautela. La normalità è ancora lontana e ora almeno si può andare a correre, però tornare sul campo farebbe bene per tanti motivi”.

Come si era comportato il settore giovanile prima dello stop?
“Stavamo andando bene. Gli Juniores erano secondi nel campionato regionale B, con buone possibilità di essere promossi al campionato regionale A; gli Allievi 2003 provinciali erano primi; entrambe le formazioni dei 2004, regionali e provinciali, stavano andando bene; i 2005 élite erano in forte ripresa e potevano arrivare ai traguardi prefissati e anche i 2006 stavano facendo un campionato dignitoso. Siamo soddisfatti della stagione e vogliamo ripartire da dove ci siamo fermati. Anche adesso gli allenatori sono in contatto con i ragazzi sui vari gruppi per tenere alto il morale e tutti quanti non vedono l’ora di rincontrarsi e rimettere i piedi su quel rettangolo verde che fa gioire tutti. Ci tengo a rassicurare tutti i nostri tesserati dicendo che non ci faremo fermare e andremo avanti con i nostri progetti. Appena si potrà ripartire lo faremo e con le stesse ambizioni di prima, sia per la prima squadra che per le giovanili. È importante in questo momento lanciare un segnale di fiducia e ottimismo, perché supereremo il problema con tanta voglia di ricominciare, poi per tutto il resto vedremo cosa succederà”.

Silvia Alabardi

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