A soli 24 anni Matteo Simonetto può già essere considerato un veterano della Serie D e, dopo praticamente una vita al Varese, l’ha dimostrato anche nella passata stagione con la maglia del Ponte San Pietro. “Lasciare Varese è stato strano – ammette il difensore classe ’96 – ma questo cambio mi è servito anche per crescere come persona, perché inevitabilmente vivere fuori casa ti fa maturare. Poi a livello calcistico non posso sicuramente lamentarmi; sono sempre stato titolare e ho segnato un gol nel 2-0 al Dro. Tralasciando il Coronavirus, è stata un’ottima stagione per me e mi sono trovato davvero bene”.

Nel futuro cosa ti aspetta?
“Insieme al mio procuratore sto valutando varie opzioni, inclusa quella di restare al Ponte San Pietro; non ci precludiamo nulla e siamo disposti ad ascoltare tutti. Chiaramente per colpa del virus si riprenderà in ritardo rispetto al solito, per cui possiamo prendercela con più calma”.

Qualora arrivasse una chiamata dal Città di Varese cosa risponderesti?
“Mi farebbe davvero tanto piacere, anche perché dopo averci passato tutti quegli anni credo che sarebbe difficile dire di no. In ogni caso cambiare squadra non è mai semplice: tanti fattori devono combaciare per garantire le migliori condizioni possibili e bisogna valutare attentamente ogni singolo aspetto. Ripeto che comunque mi farebbe sicuramente piacere ricevere una chiamata da Califano”. 

Nella tua carriera hai vissuto tutti gli alti e i bassi biancorossi degli ultimi anni; come giudichi, da un punto di vista esterno, questa nuova società?
“Premetto che non conosco nel dettaglio la situazione, ma sembrerebbe che stiano facendo le cose nella maniera migliore. Sono ripartiti con gli obiettivi giusti e, soprattutto, non hanno fatto chissà quali proclami; spesso più si cerca di fare promesse più si rischia di non mantenerle. E lo abbiamo visto in passato. Mi auguro, per Varese, che si possa parlare da qui in avanti solo ed esclusivamente di calcio giocato”.

Tornando a te, come hai vissuto questi mesi lontano dal campo? 
“È stato strano e difficile al tempo stesso, perché nella mia vita non avevo mai passato così tanto tempo lontano dal campo; allenarsi quotidianamente era diventata la mia routine e per più di quattro mesi ho dovuto stravolgere le mie abitudini. Dall’altra parte devo dire che però questo periodo mi ha aiutato a riflettere: io ho sempre inteso il giocare come un lavoro, ma la vita del calciatore non è infinita, e prima o poi dovrò guardarmi intorno”.

Indipendentemente da quale sarà il tuo futuro, come sarà ripartire?
“Personalmente non vedo l’ora: sarà come allenarsi per la prima volta, e vivrò il primo allenamento con la stessa emozione che può avere un bambino quando inizia a giocare a calcio. In qualche modo sarà strano ricominciare, ma non vedo l’ora”.

Dovendo descriverti, quali sono i tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli? Dove devi migliorare?
“Sicuramente dovrei migliorare con il mio piede debole, il sinistro, cosa che chiunque mi ha detto; poi, vista anche la mia statura, potrei magari segnare di più. La rapidità non è di certo la mia dote migliore, e quando trovo un attaccante agile e scattante vado in difficoltà; per questo motivo, viceversa, sono molto più portato per l’anticipo”.

C’è un giocatore che hai sempre visto come punto di riferimento? E, nei tuoi primi anni di carriera, c’è stato qualcuno che ti ha particolarmente aiutato a crescere?
“Se dobbiamo guardare al top io ho sempre adorato Nesta, e non credo ci sia bisogno di presentazioni, perché credo sia il massimo cui un difensore può aspirare. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, sicuramente Gheller, Viscomi e Luoni sono sempre stati punti di riferimento: mi hanno aiutato ad integrarmi e a crescere sia come calciatore sia come persona”.

Arrivato a questo punto, ritieni che la Serie D sia il tuo ambiente oppure, legittimamente, ti aspetti di salire di categoria?
“Ovviamente bisogna sempre puntare al massimo; entrare nel mondo del professionismo è davvero difficile e rimane un sogno. In ogni caso, attualmente, penso che la mia dimensione sia la Serie D e mi aspetto di dare tanto negli anni a venire”.

A proposito di futuro, anche se ne abbiamo già parlato prima, quanto dovremo aspettare per sapere la tua prossima destinazione?
“Come ho detto prima sto facendo le mie valutazioni. Non faccio nomi, ma le offerte ci sono, e alcune sono più interessanti di altre; non escludo nulla, nemmeno la permanenza qui. Entro un paio di settimane deciderò, anche perché poi cominceranno i vari ritiri e mi voglio far trovare pronto”.

Matteo Carraro

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