Il mese di dicembre sarà intensissimo per una Openjobmetis Varese chiamata a confermare quanto fatto di buono nelle ultime due uscite stagionali contro la Virtus Roma e Trento che hanno preceduto la pausa delle nazionali. Un trend positivo che arriva dopo un lungo periodo di difficoltà, nel quale la squadra di coach Bulleri ha dovuto trovare la forza e le motivazioni per superare lo stress e la frustrazione che stavano subentrando.
Ora i biancorossi paiono finalmente aver ritrovato, a poco a poco, quei dettami di gioco basati su intensità e ritmo che tanto sono a cari a questa società grazie ad una forma fisica sempre più in crescita. Tra i giocatori che più sta dando dimostrazione di un miglioramento di condizione c’è Michele Ruzzier che, dopo aver sconfitto il covid lo scorso anno a Cremona, ha avuto bisogno di più tempo del solito per tornare al top. Nelle ultime due partite il play triestino, incaricato di essere la mente di questa squadra sulle orme e nel segno di quel Gianmarco Pozzecco che ha scritto la storia di Varese, ha dato segnali di forti miglioramento, fondamentali per tutta la squadra. 

Come va la caviglia?
“Sta meglio, è quasi del tutto recuperata. Dopo la partita con Trento si era rigonfiata e lunedì scorso, quando sono andato in Nazionale, i medici mi hanno detto di tornare a casa perchè non sarei stato recuperato per le due gare in maglia azzurra. Fortunatamente sono già riuscito a fare i due allenamenti programmati, quindi posso dire che sono recuperato e con Milano ci sarò al 100%”.

Tracciando un bilancio dei tuoi primi mesi all’ombra del Sacro Monte, come ti trovi a Varese come città e con coach e compagni?
“A Varese mi trovo veramente molto bene. Questa è stata una sensazione che ho avuto fin dal primo momento in cui sono arrivato. E’ una città piccolina nella quale si sta bene, è molto tranquilla, con tanto verde e questo mi piace tanto. In più, nelle case dove abitiamo noi giocatori c’è un bellissimo giardino e si sta veramente da Dio. Adesso purtroppo con il covid c’è poca possibilità di uscire, ma con la parziale riapertura di questi giorni ne ho approfittato per andare a fare un giro in centro con la mia ragazza ed il mio cagnolino. Per quanto riguarda il discorso squadra, devo dire che mi trovo molto bene. Purtroppo abbiamo avuto un periodo un po’ nero, in cui, nonostante tutto il lavoro che facevamo in palestra, e posso assicurare che è davvero tanto, non riuscivamo a raggiungere i risultati. Ciò era molto frustante sia a livello personale che di squadra. Ora penso che il peggio sia alle spalle, abbiamo trovato una quadratura e siamo contenti di questo”.

Quanta fiducia vi ha dato la doppia vittoria con Roma prima e con Trento poi?
“Tanta. Il successo con Trento è figlio di quello con Roma. Con la Virtus è stata un partita difficile da approcciare psicologicamente, vuoi perchè loro arrivavano in condizioni precarie, vuoi perchè noi venivamo da 5 sconfitte consecutive. C’era un clima particolare ed infatti nel primo quarto siamo partiti parecchio tesi. Poi per fortuna siamo riusciti a trovare fluidità e canestri anche con facilità e questo ci ha aiutato molto in termini di fiducia. A Trento invece secondo me è stata una grande partita sotto tutti i punti di vista, specialmente per quanto riguarda la difesa”.

Le tue prestazioni stanno migliorando grazie ad una crescita fisica importante. A Varese tutti si aspettano molto da te, senti questa pressione?
“No, non la sento e non la soffro, non sono mai stato uno che sente più di tanto queste cose. Ho fatto un po’ di fatica come tanti altri all’inizio, soprattutto durante le cinque sconfitte di fila. Quando lavori tanto in settimana e la domenica in partita non riesci a dare quello che vorresti è molto frustante. Penso che quello sia stato ciò che più mi ha condizionato. Sono cosciente di ciò che posso fare e dare alla squadra e, facendo leva sull’esperienza che ho, devo continuare a stare sereno e fare ciò che sono in grado di mettere in campo”.

Hai vissuto in prima persona il dramma della pandemia a Cremona durante la prima ondata. Come si esce da una situazione del genere?
“A Cremona, che con Brescia e Bergamo nella prima ondata è stata la città più devastate dalla pandemia, ho vissuto quest’esperienza in maniera molto forte e ho ricordi di una quarantena spaventosa. Vivevo in una casa vicino all’ospedale e la situazione era drammatica, ogni giorno passavano decine e decine di ambulanze. In più poi ho dovuto affrontare io il virus in prima persona, sono stato abbastanza male e pensando a persone più anziane ricoverate era una cosa ancor più dolorosa. Anche il presidente Vanoli in quel periodo è stato colpito in maniera forte dal virus ed era un pensiero in più che si accumulava. Tornare alla normalità dopo un’esperienza simile non è stato facile e sembrava quasi strano”. 

Vi attende un mese durissimo a partire dalla gara con Milano. Che sfida ti aspetti contro una corazzata come quella meneghina e dove pensi possiate fare loro male?
“Dobbiamo ripartire da quanto fatto l’ultima partita, ovvero una difesa aggressiva, proteggere il più possibile il nostro canestro e cercare di correre in contropiede per non lasciarli mettere a difesa schierata. Quando si gioca contro formazioni così organizzate come Milano è sempre difficile ma faremo di tutto per ben figurare e dare loro del filo da torcere”.

Alessandro Burin

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