Quando ieri sera è giunta la notizia del blocco totale delle attività sportive dilettantistiche di contatto in Lombardia, soprattutto il pianeta calcio è stato colto letteralmente in “contropiede”. Premesso che sicuramente l’intento finale sia stato e sia quello di contenere i contagi di un virus subdolo e pericoloso, e che prendere decisioni del genere non è mai semplice, il tam tam informativo e i social hanno però cominciato a rullare di pancia. I tamburi del “no non è possibile….state sbagliando” hanno fatto rumore e forse, qualcosa da rivedere potrebbe esserci.

Se è vero che l’annuncio dello stop inizialmente prevedeva solo di interrompere le competizioni ma non gli allenamenti, il che sarebbe stato peraltro contraddittorio, l’uscita della ordinanza regionale n° 620 della Lombardia ha spazzato via ogni dubbio sancendo l’alt a tutto tondo di ogni forma di sport di contatto, allenamenti compresi.
Giusto? Non proprio secondo il numero una del CRL Baretti che, stizzito, ha risposto a Fontana con una nota ufficiale, e anche secondo gli estensori della raccolta firme di “charge.org” che, attraverso l’iniziativa di Federico Banti che sta circolando su telefonini e smartphone sta puntando a raccogliere consensi da girare al Presidente della Regione Lombardia per “chiedere la modifica urgente della citata ordinanza per consentire almeno gli allenamenti“.

Tre sono i punti salienti della richiesta incardinati sul presupposto, per il vero un pò fragile perchè ovviamente gli sport di contatto sono più rischiosi in termini di contagio da quelli che non lo sono, che la ordinanza crea disparità di trattamento tra diverse tipologie gli sport. I promotori sostengono che gli sport di contatto, in particolare quelli all’aria aperta, essendo regolamentati dai protocolli piuttosto severi, non siano più rischiosi di altre svolti al chiuso, tipo palestre e piscine, il che ha un suo fondo di verità.
Le associazioni sportive in questione, prevalentemente calcistiche, pur non essendo attività economiche comunque vivono di una loro “economia” che sarebbe ulteriormente colpita a fondo da questo nuovo stop da oggi operativo.
In ultimo dalla considerazione che togliere lo sport a migliaia di ragazzi, costituirebbe, come è stato più volte già detto da molti esperti di sociologia, una indebita sottrazione di “socialità organizzata” molto importante per la “salute psichica” dei ragazzi stessi. 
Facendo leva su questi argomenti, secondo i promotori e i sottoscrittori che sarebbero già più di 10.000 in tutta la regione, “l’ordinanza va immediatamente modificata consentendo alle associazioni ed alle società di svolgere l’attività in maniera regolamentata, come sinora fatto peraltro, ovvero almeno gli allenamenti”.

Cosa ne sarà di questa iniziativa lo si saprà nei prossimi giorni. Di sicuro questo nuovo lockdown sportivo ha diviso e fatto discutere molto e molto lo farà ancora perchè inatteso e forse un pò troppo severo. Una riflessione non può sfuggire: lo sport è salute, da sempre. Di questi tempi certamente può essere anche veicolo di infezione ma la percentuale dei decessi sul totale malati sotto i 39 anni (età sportiva) è dello 0,2%. Non si può snobbare ma nemmeno non considerare come dato oggettivo. Inoltre con i protocolli in atto il monitoraggio dei giovani sportivi sotto la vigilanza dei protocolli era un elemento di tracciamento del contagio e delle contromisure da attuare. Insomma, lo sport di contatto ha qualche freccia al suo arco per sperare che la decisione presa di fermarlo possa essere quantomeno meglio rivalutata e magari parzialmente rivista. Moltissimi atleti e società ne sarebbero sicuramente felici benchè ulteriormente responsabilizzati.

Massimo Gnocchi

1 commento

  1. Pienamente d’accordo, anche perché tutti i ragazzini che dovrebbero essere sui campi all’aperto, grazie a questa ordinanza, sono nei centri commerciali al chiuso….

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