Dopo la positività di due giocatori e di un membro dello staff, tutta la società del Città di Varese è in isolamento fino a lunedì prossimo, il che implicherebbe automaticamente anche il rinvio della partita contro il Casale. A fare il punto della situazione è il ds Gianni Califano, che ripercorre gli ultimi cinque giorni del mondo biancorosso: “Abbiamo rispettato il protocollo alla lettera, senza tralasciare una virgola, e nel momento in cui sono emerse le positività di venerdì è scattato l’isolamento. Entro il fine settimana ci sottoporremo a un nuovo giro di tamponi e, sperando che gli esiti siano negativi per tutti, da lunedì riprenderemo ad allenarci. Finora, e siamo al quinto giorno di quarantena, nessuno di noi ha avuto sintomi, siamo ottimisti e ci auguriamo di poter riprendere a ranghi compatti”.

Come giudichi il protocollo della Serie D? All’orizzonte si prospetta un calendario piuttosto affollato per il Città di Varese, con il rischio di ulteriori rinvii…
“Se potessi firmerei per giocare ogni tre giorni. Il problema non è affatto legato ai recuperi, ma a cosa si andrà incontro, perché la preoccupazione di tutti è legata a questo maledetto virus, che mi auguro possa sparire presto. Per quanto riguarda il protocollo va detto che servirebbero regole più chiare: appena c’è un semplice sospetto si sceglie subito di rinviare le partite. Non voglio affatto sminuire la gravità della situazione sanitaria, ma secondo me c’erano i presupposti per giocare qualche partita in più”.

Si dice che la fortuna è cieca, ma che la sfortuna ci vede benissimo: finora, su sei partite siete stati costretti a rinviarne cinque. Quanto è difficile muoversi in questa situazione?
“È molto difficile. Per quanto abbiamo la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in nostro potere per tutelare la salute dei nostri tesserati, cosa che continueremo a fare, va detto che la provincia di Varese è stata una delle più colpite in tutta la Lombardia. Al momento ci stiamo organizzando facendo il possibile da casa: tramite videochiamate restiamo in contatto con i giocatori e mister Sassarini sta portando avanti sessioni di allenamento individuali. Non è facile, navighiamo a vista: l’obiettivo primario è superare questa settimana, per poi ripartire e attuare nella maniera più rigida possibile tutti i protocolli e le misure di prevenzione”.

A proposito di ripartenza, la votazione di martedì ha stabilito che la Serie D continuerà a giocare. Come giudichi questa decisione?
“Al di là del nostro voto, che rimane segreto, credo che non avrebbe avuto senso fermarsi fino al 24 novembre o a gennaio, perché si sarebbero allungati i tempi rischiando di finire la stagione oltre agosto. Come ho detto prima, mi aspetto però un protocollo più preciso con regole chiare e senza molteplici interpretazioni”.

Si giocherà senza pubblico; questo cosa comporta in termini economici?
“Non sono io ad occuparmi direttamente di questo aspetto, ma posso senz’altro dire che il calcio senza tifosi perde la sua anima. Poi ovviamente il pubblico porta delle entrate che, ad inizio stagione, vanno messe sul piatto della bilancia, ma una società è fatta anche di molto altro e ci auguriamo di poter manifestare la nostra vicinanza ai tifosi”.

In merito a questo discorso, vi state organizzando per trasmettere le partire del Città di Varese in live streaming?
“Sarebbe una bella cosa, in primis proprio per i nostri tifosi. Quelli appena passati sono stati purtroppo giorni di confusione, per cui affronteremo il discorso nell’immediato futuro e, se ci fosse l’occasione, saremo ben disposti a fornire questa possibilità al nostro pubblico”.

Gli allenamenti a singhiozzo e, soprattutto, il rinvio delle partite sono elementi che influiscono chiaramente in negativo sulla squadra. Quanto è frustrante non poter lavorare con continuità?
“Staccandoci dalla problematica Covid, che non deve però mai essere dimenticata, stiamo attraversando una situazione surreale. Ci alleniamo ad intermittenza, ci prepariamo per affrontare un 4-4-2 con sedute di scarico il venerdì e il sabato, poi la domenica la partita salta; dobbiamo rimodulare gli allenamenti per affrontare un 3-5-2 al mercoledì, poi la partita viene rinviata, e così via di settimana in settimana. Questo non deve certamente essere un alibi, ma è impossibile avere una buona condizione per scendere in campo: quando lunedì riprenderemo ad allenarci con regolarità avremo solo cinque giorni prima di affrontare una squadra che sarà nettamente più avanti a livello di preparazione. Una nota positiva, se non altro, è data dal fatto che anche attraverso uno schermo di un computer vedo nei volti dei ragazzi una voglia matta di tornare in campo: se dicessi loro di giocare domani, senza allenamento, sono sicuro che tutti scenderebbero in campo dando il 110%. E questa è la cosa più importante”.

Anche alla luce di questa riflessione, mi sembra di capire che, nonostante un inizio molto difficile, ci sia fiducia per il futuro; è corretto?
“C’è voglia di fare, anche se guardando solo i risultati non si direbbe. A Sestri Levante, per quanto non abbiamo giocato in maniera spettacolare, la partita era equilibrata mentre col Pont Donnaz si poteva fare di più, ma le difficoltà incontrate finora, come ho già detto, non devono essere un alibi. La realtà dei fatti dice che il nostro campionato non è ancora iniziato: finché ci viene data la possibilità di andare avanti, il che significa che la curva dei contagi è sotto controllo, noi ci impegneremo a dare il massimo, nella speranza ovviamente che la situazione a livello nazionale e globale non peggiori”.

Per concludere su quello che è stato il tuo lavoro fin qui, sei soddisfatto delle rose costruite? Ci potrebbero essere delle opportunità per aggiungere ulteriori tasselli?
“La Juniores è stata fatta in dieci giorni e va riconosciuto ai ragazzi, provenienti perlopiù dai campionati provinciali, l’impegno che stanno mettendo per onorare la nostra causa. L’obiettivo è quello di provare a portare a fine anno almeno due o tre elementi in Prima Squadra e, avendo a disposizione un ottimo preparatore atletico e un grande mister, credo che potremmo raggiungere questo risultato. Detto questo non voglio illudere nessuno perché in quattro anni a Prato ho venduto tanti giocatori, ma dietro c’era un lavoro di anni, non di dieci giorni. Per quanto riguarda la Prima Squadra io non sarò mai contento: questo non vuol dire che non reputo il gruppo all’altezza, ma per come sono fatto cerco sempre di pensare a come migliorare ciò che, insieme ad Andrea Scandola e al mister, ho creato. È ingiusto fare ora delle valutazioni, dato che si è giocato pochissimo, ma chi si accontenta non migliorerà mai e io non sono di certo quel tipo di persona che si adagia sugli allori: qualsiasi opportunità per fare un salto in avanti sarà presa in considerazione”.

Matteo Carraro

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