I parrucchieri in questi giorni sono sulla cresta dell’onda: il Decreto dice che fino al 1° giugno, per lo meno in Italia, non permette loro di aprire ha fatto infuriare i componenti di questa categoria. Ci sono molti italiani, però, che lavorano in Svizzera e hanno già ripreso a lavorare. Una di queste è Cristina Tirinato, titolare del negozio “Cristina Hairstyling & Barbershop” di Chiasso, che abita in provincia di Varese con il compagno Andrea e le figlie Elisa ed Alice, e ha ripreso a lavorare da pochi giorni.

Come è stato riprendere a lavorare dopo quasi due mesi di stop?
“È stato emozionante e bello, soprattutto perché ho ripreso ad avere contatto con la gente. Allo stesso tempo, però, è stancante sia mentalmente perché bisogna adottare tutto un modo nuovo diverso di lavorare, sia fisicamente perché dopo un mese e mezzo sul divano stare in piedi tutto il giorno è dura!”.

Che misure hai dovuto adottare per poter riprendere in totale sicurezza?
“La distanza non la posso mantenere: in nessuno modo posso lavorare tenendo un metro di distanza! I soldi da investire sono stati tanti perché ho dovuto comprare un sacco di materiale monouso come asciugamani, guanti, kimono da far indossare ai clienti e mantelline usa e getta. Prima usavo qualcosa per fare i servizi di colorazione, ora, invece, li devo far indossare sempre e cambiarli per ogni cliente. Inoltre, ho comprato la colonnina che eroga il disinfettante per le mani e il termometro infrarossi. La normativa emessa del consiglio federale non predisponeva la misurazione della temperatura, ma io per una maggiore sicurezza ho deciso di acquistarlo”. 

Ci sono tanti sacrifici da fare per poter tenere aperto?
“Sì, tanti sacrifici, perché mentre prima durante il tempo di posa di un colore potevo fare altri servizi a un’altra cliente, ora no, quindi l’incasso di una singola giornata non sarà più quella di prima. Ma comunque vedo anche i clienti stessi che passano solo per prendere appuntamento, che se c’è qualcuno oltre a me in negozio rimangono sulla porta”.

In Svizzera i parrucchieri hanno riaperto, in Italia no. Perché?
“Non saprei dire con esattezza il perché, però penso che in Svizzera forse si rendano più conto che i piccoli negozi non fatturano milioni al mese come potrebbe essere una grande azienda, e che non si possono permettere di stare chiusi per tanto tempo. Vero anche che la Svizzera è più piccola rispetto all’Italia e i loro numeri di contagio sono molto più bassi”.

Lo Stato svizzero ha aiutato la vostra categoria?
“Lo Stato ti aiuta, e ti aiuta davvero e nel giro di poco tempo. Ho compilato un foglio per il “Servizio di sostegno” per il lavoro ridotto”.

Se dovessero aumentare nuovamente i contagi, si rischierebbe ancora di chiudere. Che ne pensi?
“Penso che sia giusta una nuova chiusura in caso di aumento di contagi, ma penso anche che se tutti seguiamo le regole e si prendono le dovute precauzioni potrebbe non succedere che i casi aumentino. Confesso che sono contenta di aver ripreso a lavorare ma andare a lavorare serena è tutta un’altra cosa!”.

In questo periodo di quarantena, hai mantenuti contatti con le tue clienti?
“Le sentivo spesso. Avevo la possibilità attraverso l’azienda dei prodotti dalla quale mi rifornisco di consegnare a casa loro dei kit che potevano essere composti da tubi del loro colore più ossigeno oppure prodotti per la detersione e cura dei capelli. Ho fatto dei tutorial in videochiamata, e devo dire che sono state molto brave!”.

Hai pensato in futuro di adottare delle strategie per recuperare i mesi perduti?
“Certo, sicuramente non chiuderò in estate e gli orari ovviamente dovranno prolungarsi la sera o anticiparsi la mattina, soprattutto adesso, che tutti hanno un bisogno urgente di venire. Poi magari tra qualche settimana tutto tornerà normale e si riprenderà il giro normale. Ma di chiudere due settimane per andare in vacanza non se ne parla”.

Silvia Galli

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