Si tratta di una sospensione preventiva per il timore di possibili casi di positività al Covid nella formazione pavese (l’abbiamo scritto qui). Sebbene l’effettivo rischio sanitario non sia stato accertato, stando agli attuali protocolli in vigore la Federazione è tenuta a sospendere la gara per evitare l’insorgere di eventuali focolai.
E così, a sole due settimane dall’annullamento della partita di Coppa Verbano-Gavirate, che in quel caso non era stata determinata da motivi sanitari, il Gavirate è costretto ancora una volta a fermarsi e Gavirate-Pavia di domenica sul campo neutro di Vedano Olona è stata rinviata ufficialmente.

In casa dei rossoblù c’è tanta arrabbiatura e amarezza, come traspare dalle parole del tecnico Caon: “La Lega ha rinviato la partita, ma non si sa bene come siano andate le cose. Di quanti giocatori stiamo parlando? A che distanza si trovavano da questa persona positiva? Ad oggi non è stato documentato nulla. Il contagio è stato completamente esterno alla squadra e se si isolano a prescindere tutti gli altri o i potenziali contagiati non si gioca più. La salute naturalmente viene prima di tutto, ma così non sarà un campionato regolare perché alcune squadre partono già svantaggiate”.

Domenica 4 ottobre, infatti, il Gavirate arriverà alla seconda di campionato contro il Club Milano con una sola partita ufficiale nelle gambe (ovvero il turno di Coppa contro la Varesina), a differenza delle tre partite degli avversari. Un altro problema posto da questa situazione è di tipo organizzativo, ovvero quando recuperare i rinvii.
A tale proposito continua così il mister: “Nella mia squadra lavoriamo tutti e ci alleniamo di sera tre volte a settimana. A ottobre avremo già un turno infrasettimanale il 14 e se il recupero venisse fissato il 21 o il 28 vorrebbe dire che perderemo qualche sessione, altrimenti tra partite e allenamenti sarebbe un tour de force. Se poi ci obbligano a giocare di pomeriggio, non tutti i giocatori potrebbero ottenere i permessi dal lavoro. Come si fa ad andare avanti in questo modo? Se non cambiano il protocollo, ora che tutto sommato la situazione è contenuta, non so come potremo rispettare il calendario. A questo punto era meglio non partire neanche o impostare un altro tipo di campionato, magari in modalità di torneo a eliminazione diretta. È un peccato perché non giocare vuol dire perdere ore di lavoro in preparazione della partita. Siamo tutti amareggiati”.

Silvia Alabardi

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