L’Ordinanza di venerdì sera del Presidente della Regione Lombardia Fontana ha disposto la sospensione di tutte le attività sportive dilettantistiche e giovanili che riguardano sia le competizioni, sia gli allenamenti. Questo stop, che assomiglia molto a quello di qualche mese fa, al momento è destinato a durare fino al 6 novembre ed è volto ad arginare l’epidemia di Covid-19 che sta tornando prepotentemente ad investire l’Italia e la Lombardia.
Nel mondo del calcio ci sono pareri discordanti sul provvedimento preso dal numero 1 della nostra Regione e uno chiaro e inequivocabile è espresso da Marco Dallo, Direttore Sportivo del Morazzone, uno dei club più numerosi della nostra provincia.
“Fontana dovrebbe prendere queste decisioni con coscienza e avendo idea di come va il mondo dello sport dilettantistico e giovanile. Così facendo, invece, ha ucciso tante società e ha ucciso tanti bambini e ragazzi che ora saranno costretti a trascorrere il loro tempo libero girovagando per le strade oppure con i genitori o, peggio ancora, con i nonni che sono le persone più a rischio. Questa presa di posizione del Presidente della Lombardia è una condanna a morte del movimento dei dilettanti“.

Ciò che stupisce il DS dei rossoblù è anche la tempistica con cui è stata fatta questa importante scelta. “La sera prima di firmare l’ordinanza, Fontana ha definito il numero di spettatori che potevano assistere ad un evento sportivo all’aperto o al chiuso. Nemmeno 24 ore dopo, invece, ha dato lo stop a tutto lo sport dei dilettanti fino al 6 novembre. Che cosa è successo nel mentre? Posso capire la volontà di prendere provvedimenti per le discipline di contatto che si svolgono al chiuso, ma non per il calcio che si gioca all’aria aperta su un terreno immenso e con 22 giocatori coinvolti. Probabilmente il calcio è finito nel mirino di non so chi per non so quale motivo e noi, stando così le cose, non possiamo fare altro che accettare quanto è stato deciso. Ma non siamo noi il problema e non si è voluto andare a fondo trovando altre soluzioni che non fossero questa”.

Dallo prosegue con un pensiero: “Se il prossimo 6 novembre il numero dei contagi sarà sceso, ad essere colpevolizzati saranno gli sport di contatto; se sarà salito, come potrebbe essere visto il nostro recente passato, sarà la dimostrazione che non eravamo noi gli untori, ma l’ordinanza sarà prorogata di nuovo perchè non ci saranno le condizioni per ripartire. Il risultato è che noi ad oggi siamo morti. Chi ci assicura che dopo il 6 novembre potremo riprendere? In che modo si ricomincerà? Come faremo a portare a termine i campionati? Secondo me fino a gennaio inoltrato staremo fermi e i punti di domanda, allora, saranno moltissimi”.

Qualche mese fa, terminato il lockdown primaverile, il Morazzone era stato tra le primissime, se non la prima, società della zona a ricominciare con l’attività per i bambini e i ragazzi seguendo il rigido protocollo imposto. “Abbiamo riaperto la nostra struttura a fine maggio rispettando ogni norma prevista e predisponendo tutto ciò che era necessario a salvaguardare la salute dei nostri tesserati. Infatti, all’interno delle società dilettantistiche sono stati rari i casi di positività al virus e, per altro, tutti portati dall’esterno – continua Dallo -. Ci è stato chiesto un grande sforzo e noi l’abbiamo fatto: abbiamo messo personale sul campo a controllare il distanziamento e che tutto andasse liscio, abbiamo sanificato locali, spogliatoi e il materiale che usavamo, abbiamo preteso, come scritto nei protocolli, che gli atleti entrassero nel nostro impianto con la mascherina e la tenessero fino al momento di fare attività fisica, abbiamo misurato la temperatura e fatto compilare l’autocertificazione e tutto ciò l’abbiamo fatto in modo rigido e consapevole. Evidentemente, tuttavia, questo a Fontana non è bastato. Ma scoccia essere noi dilettanti il capro espiatorio di quello che stiamo vivendo, mentre, ad esempio, non si è fatto nulla per evitare assembramenti sui mezzi pubblici e per potenziare i trasporti”.

La riflessione tocca anche l’aspetto economico nonché quello sociale. “La Regione ha preso questa decisione senza dialogare con il CRL e chi ci va di mezzo sono tutte quelle persone che lavorano nel mondo dello sport dilettantistico. In questo mondo in tantissimi spendiamo sudore, forze, energie e quattrini spesso “rubando” tempo alle rispettive famiglie. Dietro alla parola “dilettanti” ci sono sforzi immani che non sono nemmeno stati presi in considerazione in nome di qualcosa che non ha davvero a che fare con la salute. Inoltre, le società stesse hanno pagato i tesserini e le iscrizioni per tutta la stagione come se fosse un anno normale e ora, di fronte a questo blocco, come faremo?”.

Ciò che sta particolarmente a cuore di Dallo è il risvolto sociale dello stop: “Abbiamo un debito sociale e morale nei confronti dei bambini e dei ragazzi. Hanno bisogno di normalità e davvero non si poteva andare avanti almeno con gli allenamenti? Capisco fermare le partite che implicano spostamenti, ma gli allenamenti erano utilissimi. Già a scuola molti stanno vivendo una situazione strana e bisognava almeno salvaguardare lo sport, cosa che non si è fatta. Nei prossimi giorni valuterò sicuramente come potrò aiutare i miei ragazzi che sono quelli che ne fanno sempre le spese e non è giusto”.

Laura Paganini

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