Tutto lo sport “ammazzato” dal coronavirus. In una situazione che giorno dopo giorno si fa sempre più pesante passando rapidamente da epidemia a pandemia, le “piccole” vicende legate allo sport fanno quasi tenerezza. Tuttavia è pur vero che migliaia e migliaia di persone sono impegnate nello sport e, nello specifico, nella pallacanestro vivono, lavorano, mettono passione e amano.
A queste “millemila” anime l’emergenza coronavirus ha cambiato la vita e sconvolto, anzi, desertificato l’orizzonte. Ad alcune di loro, protagoniste nel basket, abbiamo girato tre domande. A rispondere è Matteo Minetti, General Manager della Pallacanestro Verbano Luino.

Se la stagione si chiudesse adesso senza più scendere in campo, come reagiresti?
“Come tutti sono rimasti dapprima sorpreso e poi sinceramente scioccato dalla piega assunti dagli eventi per una situazione che nessuno di noi aveva mai vissuto nè, credo, nemmeno lontanamente immaginato. Una situazione senza precedenti a livello sociale, civile ed economico nella quale il basket e lo sport in generale rivestono una parte davvero minima. Una situazione che forse in Italia abbiamo inizialmente sottovalutato, ma peggio di noi, molto peggio di noi, si sono comportati tutti i paesi europei che, prima, addirittura ci deridevano e sbeffeggiavano. A Luino, come hanno fatto tutti, inizialmente abbiamo provato a resistere poi, partendo dal minibasket, abbiamo via via interrotto tutta l’attività. Ora, con grande sforzo e, devo dire, con bella partecipazione collettiva, usiamo tutti i mezzi social per tenere vivo il messaggio-pallacanestro. Sulla nostra pagine facebook abbiamo istituito il Luino Basket Challenge nel quale tutti quanti – giocatori, amici e famiglie -, inviano video, considerazioni scritte, disegni, brani musicali e chi più ne ha, più ne metta per alimentare con creatività e fantasia la nostra passione comune per la pallacanestro. Infine, gli allenatori dei vari gruppi tramite video dedicati danno indicazioni tecniche e fisiche a tutti i nostri tesserati”.

Secondo te ci sono i tempi per chiudere regolarmente il campionato?
“Non credo ci siano i tempi, ma soprattutto non c’è già oggi, e non ci sarà nell’immediato futuro la partecipazione emotiva necessaria, indispensabile per chiudere la stagione. Quello che sta succedendo intorno a noi è davvero troppo grave e pesante per pensare ad un aspetto tutto sommato secondario come lo sport. Certo, può dispiacere per quelle società, noi tra queste, che hanno fatto investimenti per allestire il campionato 2019-2020, ma realisticamente mi chiedo: che senso avrebbe continuare con calendari e logistica completamente stravolti?”.

Cosa cambieresti nella formula?
“A mezzo di un corposo sondaggio che ho effettuato con i dirigenti e presidenti di altre società, posso tranquillamente confermare che la volontà generale è quella di azzerare la stagione senza assegnare titoli o verdetti e ripresentarsi, sempre che si possa farlo, a settembre 2020. Il tutto, mi auguro, ricalcolando le spese già sostenute e i costi FIP per i quali tutti hanno già pagato. Spero proprio che la i dirigenti federali si rendano conto della situazione e vengano incontro con “dieci” mani ad un movimento che, è sicuro, è certo, al termine della crisi-corona-virus si troverà ad affrontare un’altra crisi, quella economica, che avrà ricadute devastanti per tutto lo sport italiano. Quindi, più che pensare a come finire la stagione in corso, mi preoccuperei seriamente a come sarà possibile ripartire per quella successiva”.

 Massimo Turconi