Panchina? Non se ne parla nemmeno. Per Ferdinando Mastroianni non c’è pandemia che tenga. Si resta sempre sul campo. Seppur solo in senso metaforico. ”Ho preferito rimanere qui a Gallarate dove abito per due motivi. Primo per precauzione nei confronti della mia famiglia, dei miei genitori ma anche delle mie nipotine. Non li vedo da Natale. Ma è giusto così. E poi perché mi sarebbe sembrata una resa. Restare qui significa essere pronti nel caso si riprendesse. E non staccare la spina. Ne ho parlato qualche giorno fa con il mister”. Chiaramente avrà apprezzato? “Certo, lui è sempre molto attento a queste cose. Alle motivazioni e alle dinamiche di gruppo”.

A proposito di Javorcic, su TuttoC.com Nicolò Schira lo individua come uno dei 5 allenatori che possono fare il salto di categoria…
“La verità? Pensavo potesse farlo già l’estate scorsa. E’ bravo, preparato, come pochissimi a questo livello. Mi rendo conto che sia banale dirlo, ma è un bene che sia rimasto con noi”.

Allenarsi da solo, in appartamento. Certamente uno degli aspetti più alienanti di questo blocco forzato?
“Le giornate volano tutte uguali con le stesse abitudini. E’ per quello che cambio spesso orario all’allenamento quotidiano. Per evitare la routine. E devo dire che alla fine sono due ore che salvano la giornata. Meglio di niente. Certo manca la palla. Non la tocco da settimane. Mi arrangio con una pallina ma solo durante il giorno. Di sera in appartamento meglio non far casino. Altrimenti i vicini…”.

Con i protocolli sanitari imposti alla Serie A, la C sembra lontanissima dall’ipotesi di poter tornare a giocare in tempi brevi. Sei comunque fiducioso?
“La vedo dura. Pensare al calcio in questo momento mi sembra ancora prematuro. Anche se la voglia di tornare è tanta. L’attesa di novità è snervante, ti ammazza. E’ forse l’aspetto più pesante di questo periodo”.

Negli scenari di ripresa, sarà possibile conciliare le esigenze economiche con i meriti sportivi?
“Bel nodo da sciogliere. Non vorrei essere nei panni di chi lo dovrà fare. Si sono giocati 2/3 di stagione e certi valori erano già emersi. Penso al Monza o ad altri club che erano in testa. Complicato pensare che debbano ripartire l’anno prossimo ancora dalla C. Leggo della possibilità di ricominciare a settembre con le giornate mancanti per poi dare avvio al nuovo campionato a gennaio. Credo solo che sia fondamentale salvaguardare la prossima annata”.

Campionato monco. Il reale valore della stagione della Pro Patria?
“Penso che avremmo meritato una classifica migliore. E che abbiamo raccolto meno di quanto avrebbe giustificato la nostra qualità. Anche sul piano individuale avrei potuto raggiungere numeri significativi. Insomma, sono convinto che avremmo fatto un ottimo finale di stagione. Non lo sapremo mai. O forse, chissà…”.                                                      

Sul fronte tagli salariali, il vostro capitano Riccardo Colombo è anche referente dell’Associazione Calciatori. Pensi che l’argomento vada affrontato a livello di categoria o di club?
“Ricky ci fa sentire sempre molto partecipi. Io personalmente mi sento tranquillo. Abbiamo una società sana, fatta di persone serie. Non ho dubbi sul fatto che quando sarà il momento, verranno prese decisioni di buon senso. E’ giusto rinunciare a qualcosa. Ed è altrettanto corretto che ci possa essere un confronto diretto con il proprio club”.

Almeno fino a gennaio 2021 sarà un calcio senza pubblico. Quanto può incidere?
“Senza tifosi non è calcio. Per me poi che sono un passionale… Le ultime gare disputate a porte chiuse sono state molto tristi. Penso a Juve – Inter o altre. I nostri tifosi spesso hanno fatto la differenza. Pochi o tanti si fanno sentire come non molte altre tifoserie di C. Ma dobbiamo anche capire che l’emergenza ci impone di doverne fare a meno”.

Al 30 giugno scade il tuo contratto. Già pensato al futuro?
“Qui sto bene. Dopo qualche anno a girare ho trovato un ambiente ideale. Nello spogliatoio ma anche con tutto lo staff e la gente. E’ presto per parlarne, ma mi piacerebbe davvero rimanere”.    

Giovanni Castiglioni