Tanto rumore per nulla? Non esattamente. Anche nel tempio dell’entusiasmo rispettoso, il tennis, si percepirà la mancanza dei propri sostenitori. Perfino la mente del bustocco Roberto Marcora, oggi numero 150 nel ranking mondiale, forte di un avvio di stagione sensazionale – prima vittoria in un main draw ATP 250 e successo sul numero 19 al mondo Benoit Paire -, noterà qualche incongruenza quando, gettando un’occhiata alle spalle dell’avversario, troverà solo il colore intatto dei seggiolini vuoti. 

Roberto, la stagione era iniziata in maniera a dir poco positiva. Quanto ti è dispiaciuto doverla interrompere?
Ero nel mio momento migliore, è vero. Interrompere così, da un momento all’altro, non è stato di certo facile anche perché, senza troppa presunzione, già pregustavo di mettere in fila altri risultati importanti, sull’onda di questo entusiasmo. Avrei potuto guadagnare altre posizioni nel ranking anche perché stavo giocando bene da un po’ di tempo ed erano anni che mi preparavo per raccogliere dei risultati del genere. Peccato, spero di riprendere al più presto a giocare, ma dopotutto la pandemia non è colpa di nessuno. Sono state circostanze talmente particolari che era difficile prevederle”.

Dove eri quando hai appreso la notizia del lock-down? 
“Ero a Indian Wells, sono rimasto lì una settimana, poi mi sono trasferito a Miami. Lì per fortuna ho trovato una casa provvisoria dove poter anche giocare un po’ a tennis e mantenermi in forma. E finalmente il 5 aprile ho preso il volo per Roma e sono tornato in Italia, dove ho affrontato due settimane di quarantena. È stato surreale il viaggio di ritorno in patria con tutte le restrizioni, ma per fortuna è andato tutto bene”. 

Intanto hai ripreso gli allenamenti in vista dei campionati italiani, che scatteranno lunedì 22 giugno a Todi. Cosa ti aspetti da questo primo torneo post-pandemico? 
“Penso che sarà un’ottima occasione per riabituarsi al ritmo partita che è mancato davvero tanto negli ultimi mesi. Soprattutto per uno molto competitivo come me. Vado ai campionati italiani per divertirmi e ritornare a giocare un torneo. Ne approfitterò anche per vedere gli amici italiani. Ma sicuramente sarà un piccolo assaggio di ritorno alla quotidianità, alla routine, con il riscaldamento, la partita, la cena prima del match e le emozioni di sempre”.

Come si sta ad essere il numero 150 al mondo? 
“Nel tennis il ranking è tutto. È lo specchio dei risultati. Negli spogliatoi si respira aria di rispetto nei confronti dei top, perché si sa se un giocatore ha giocato bene durante la stagione. Ovviamente grazie al ranking un giocatore si costruisce la propria nomea”. 

Svelaci un segreto: come si prepara e come si vince una partita agli ottavi dell’ATP 250 con il numero 19 del mondo Benoit Paire? 
“Lui lo conoscevo già e lo avevo già battuto perciò sapevo di avere delle chance, anche se quando entri in campo in teoria dovresti giocare alla stessa maniera senza guardare troppo l’altro. Grande è stata la soddisfazione per averlo battuto. Mi rimane invece l’amaro in bocca per la partita dopo. Con ai quarti Duckworth avevo giocato un po’ maluccio, poi mi sono rimesso in partita ma non è bastato”. 

Pensi che il mondo del tennis abbia reagito nel modo corretto al Coronavirus?
“La situazione era difficile e imprevedibile. Secondo me l’ATP non l’ha gestita bene in termini di comunicazione. Gli aggiornamenti ci arrivavano prima dai giornali che da loro. La ripartenza mi preoccupa un po’, perché purtroppo spesso sono gli interessi a direzionare le scelte. Staremo a vedere cosa accadrà”. 

Il tennis, paradossalmente, prevede un distanziamento sociale sul campo. Cosa cambierà nel futuro di questo sport?
“Niente, per quanto riguarda l’aspetto del campo. Anche in palestra abbiamo la fortuna di poter lavorare in maniera pressocché privata. Però il pubblico fa tanto perché c’è chi si carica con il tifo contro o a favore. A me, per esempio, piace molto giocare davanti a tanta gente. Ho idea che non sarà bello, perché perdiamo l’atmosfera che è fondamentale”. 

A che punto ti senti della tua carriera? E cosa vedi nel tuo futuro?
“Il mio obiettivo è quello di entrare nei primi 100 del mondo. È un sogno che penso ogni tennista abbia e a seconda delle proprie capacità può diventare o meno realtà. Non è lontanissimo, in effetti, ma io ho sempre ragionato per tornei negli ultimi tempi non tanto come classifica. Spero di giocare tornei sempre più importanti. Il mio sogno è Wimbledon”.

Alessio Colombo

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