L’IHL si è fermata. A fronte dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, l’A.I.H.G. e la FISG hanno deciso di sospendere il campionato almeno fino al 3 dicembre e di utilizzare questa pausa per riprogrammare il torneo in corso che si è bloccato alla 7^ giornata lasciando dietro di sé uno stuolo di partite non disputate causa Covid-19 e, dunque, da recuperare.
A parlare di questa situazione, ma anche dell’inizio di stagione dei Mastini (3 sconfitte in 4 gare) è il varesino Marcello Borghi, uno degli elementi cardine della nuova squadra creata dal ds Matteo Malfatti e affidata alle mani del neo coach Claude Devéze.

Secondo te è stato giusto fermare il campionato?
“Credo che sia stato corretto. Tutti gli altri campionati si erano già bloccati e mancavamo solo noi. Non so se nelle prossime 3 settimane la situazione possa migliorare sensibilmente a livello locale e nazionale, ma come si fermano le attività, penso che sia giusto farlo anche noi. Esporci a rischi e continuare a giocare senza per giunta il pubblico non so quanto senso avrebbe avuto”.

All’inizio di dicembre si riprenderà? Con che formula?
“Non possiamo prevedere cosa accadrà perchè purtroppo stiamo vivendo qualcosa che non è mai accaduto prima. Mi auguro di ricominciare ai primi di dicembre, ma non so quanto questa data sia realistica. Vorrei tanto portare a termine la stagione e credo che una soluzione per farlo possa essere saltare il master round e iniziare subito con il playoff dopo la conclusione del campionato regolare. Già questo sarebbe una conquista. Resta però da valutare come organizzare i recuperi delle partite non disputate per non rischiare di falsare l’intero torneo”.

La società giallonera ha sospeso anche gli allenamenti.
“Sono assolutamente d’accordo anche perchè non ha molto senso continuare ad allenarci, per altro a Milano che per molti di noi è scomodo, senza avere una data certa di ripartenza ed esponendoci a rischi. La maggior parte di noi ha una famiglia e lavora e, in caso di positività al virus, l’intera squadra deve fare il tampone e dovrebbe rimanere a casa dal lavoro, cosa che non tutti possono permettersi di fare a cuor leggero. In questi giorni cercheremo di tenerci allenati per quanto possibile ognuno per conto suo”.

L’avvio di stagione dei Mastini non è stato dei più brillanti. Te l’aspettavi?
“La rosa è molto diversa rispetto all’anno scorso e alcuni giocatori esperti e tecnici non ci sono più. Altri, che la passata stagione giocavano meno, ora sono chiamati in causa più spesso, come ad esempio Di Vincenzo e Privitera, e devono avere il tempo di entrare in ritmo. Io e altri elementi più esperti abbiamo reso meno delle aspettative e non abbiamo giocato ai nostri livelli. Inoltre, penso che fossimo un pizzico più indietro fisicamente rispetto ad altre squadre. Questi fattori, uniti al fatto di non essere praticamente mai stati al completo, di non aver mai avuto a disposizione il nostro straniero Drolet e di doverci allenare a Milano, location non per tutti comoda, hanno contribuito ad una serie di risultati che non mi aspettavo e che non mi rendono certo felice. Potremmo dunque addurre tutte le scuse del mondo, ma non vogliamo farlo e sono sicuro che alla ripresa ricominceremo con il piglio giusto”.

Si poteva fare meglio in qualche partita?
“Sicuramente sì. Se all’esordio contro il Bressanone, la sconfitta, pur bruciandoci, poteva starci, vorrei tanto rigiocare il match di Appiano che abbiamo perso 5-2. Quella sfida ci ha lasciato tantissimo amaro in bocca perchè non meritavamo il ko”.

Quanto al coach, che cosa dici di lui?
“La società ha fatto un’ottima scelta, mi piace molto. E’ organizzato, ama studiare le partite e ci manda video in cui ci fa vedere situazioni ed errori da correggere. E’ preparato, è completamente immerso nel suo ruolo di allenatore e ben coinvolto dall’ambiente e dal progetto della società. Mi immagino che per lui questa situazione legata al virus sia strana perchè si è trovato a doverci conoscere da zero in pochissimo tempo prima dell’avvio del campionato e avendo a disposizione due allenamenti sul ghiaccio alla settimana, seppure siano da un’ora e mezza l’uno. Anche per lui non è facile calarsi in una nuova realtà e in un nuovo campionato, per di più da straniero in un Paese non suo”.

E con un palaghiaccio di Varese non utilizzabile…
“Purtroppo dobbiamo adattarci alle circostanze. Finora non è stato semplice non poter avere uno spogliatoio solo nostro all’Agorà dove lasciare gli oggetti da hockey, né affrontare il viaggio due o tre volte alla settimana. Personalmente fino all’avvio del lockdown abitavo a Milano ed ero vicinissimo al palaghiaccio, ma per altri miei compagni la “trasferta” era decisamente più impegnativa. Giocare all’Agorà, però, è bello e, dato che i tifosi in questa fase non hanno potuto assistere alle partite, non abbiamo sofferto più di tanto l’essere lontani dalla nostra casa abituale”.

In estate hai scelto di sposare di nuovo il progetto di Varese. Che cosa ti ha spinto a farlo?
“Avevo altre possibilità, lo ammetto, ma volevo assolutamente rimanere e riprendere il filo del discorso lasciato a metà durante i playoff dell’anno scorso. La società ha allestito una squadra di buon livello e con tutte le carte in regola per giocarci qualcosa di importante. Anche lavorativamente parlando, non volevo muovermi dalla Lombardia”.

Varese è una squadra attrezzata, ma qual è il suo vero livello rispetto alle altre avversarie? Dove si può posizionare?
“Rispetto all’anno scorso credo che i valori del campionato si siano alzati. Ad esempio, Merano ha ingaggiato Ihnacak che è l’attaccante secondo me più forte in Italia tenendo conto anche dell’Alps, Appiano ha il canadese Vallerand che ha fatto tantissimi punti in Alps qualche mese fa e, inoltre, ci sono tanti altri stranieri con grandi qualità. Il campionato è davvero interessante, ma è difficile tirare le somme dopo così poche partite. In particolare, noi ne abbiamo giocate 4, Merano addirittura solo una ed è impossibile in questo momento sbilanciarmi. Ciò che conta è che noi come gruppo ci siamo, siamo coesi e fiduciosi di poter dire la nostra”.

Nel gruppo manca tuo fratello Francesco.
“Con lo spostamento degli allenamenti su Milano, purtroppo non è riuscito a conciliare il suo lavoro con l’hockey. A malincuore in questa stagione ha rinunciato a far parte della squadra con la speranza di tornare in un prossimo futuro”.

Quanto a te, dove stai trascorrendo questo secondo lockdown?
“Sono tornato a Varese dove ho la possibilità di stare in una casa più grande e con un pezzo di giardino. A Milano sarei stato in appartamento e sarebbe stato più triste. Sono un Financial Controller e al momento sto lavorando in smart working”.

Laura Paganini

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