Il Laghetto Fonteviva propone più attività all’interno di un unico contesto naturale: il ristorante con l’annessa pizzeria, l’azienda agricola con allevamento e vendita diretta di pesce d’acqua dolce e la pesca sportiva per gli amanti della pesca con intrattenimento rivolto anche alle famiglie e ai bambini. Una realtà storica che in Valganna accoglie da 45 anni clienti e visitatori da tutto il nord Italia e dalla vicina Svizzera. Luogo accogliente e immerso nella natura, come tutte le attività del suo genere da qualche settimana a questa parte è chiuso secondo le regolamentazioni dell’ultimo DPCM.
Titolare del ristorante è Silvana Redemagni che, nonostante le difficoltà del momento, pensa positivo e, da buona imprenditrice, cerca di trovare soluzioni alternative per portare avanti il suo lavoro e quello dei suoi dipendenti. 

Come sta vivendo questo periodo?
“È una situazione anomala e critica. Siamo una delle aziende storiche del territorio e, nonostante abbiamo sempre avuto un bilancio sano, a causa dei ripetuti lockdown soffriamo della mancanza di liquidità che ci ha costretto a ricorrere a più prestito, accumulando un debito di decine di migliaia di euro. Durante il primo lockdown ci siamo organizzati per proporre l’asporto e le consegne a domicilio, ma questa volta abbiamo soprasseduto, in quanto è più un costo che un guadagno, non ne vale la pena. Non siamo in una zona centrale e la nostra clientela viene da noi soprattutto per trascorrere qualche ora o l’intera giornata di spensieratezza e di divertimento a contatto con il verde e la natura. Viste le restrizioni in vigore, adesso non è più possibile e con il solo asporto/delivery non riusciamo a coprire i costi”.

Il ristorante, dunque, è chiuso, e non si può praticare nemmeno la pesca sportiva nel lago antistante alla vostra struttura.
“Purtroppo ad oggi è vietato e ciò ci penalizza molto. In questo momento la regolamentazione della pesca sportiva prevede che si possa svolgere soltanto all’interno del proprio comune, ma nello stesso tempo recarsi a pescare non è un bisogno primario. Il bel tempo degli ultimi giorni incoraggerebbe i pescatori, ma l’essere, la pesca sportiva, un’attività all’aria aperta e in cui si garantisce un distanziamento molto ampio non bastano considerando le restrizioni attuali della “zona rossa”. Speriamo che la Lombardia quanto prima possa passare a “zona arancione”. Vorrebbe dire che i dati dell’epidemia sono migliorati e che noi potremmo finalmente riaprire qualche attività”.

Nonostante lo stop, non state con le mani in mano.
“No, per niente. Cerchiamo di farci venire nuove idee per avere qualche entrata che ci permetta di pagare nostri 10 dipendenti fissi, ad oggi tutti in cassa integrazione e tutti con una famiglia da mantenere. Come datore di lavoro mi sento di avere una certa responsabilità nei loro confronti e cerco di assolvere a tutti i miei doveri aziendali sperando che lo Stato faccia altrettanto. Concretamente, ora siamo aperti per la vendita di trote fresche e su prenotazione le consegniamo dal lunedì al venerdì anche a domicilio acquistandone un minimo di 2 chili. Raggiungiamo tutta Varese e una serie di comuni entro i 15 chilometri, come si può leggere sul nostro sito www.laghettofonteviva.it/pesca-sportiva-varese-old/vendita-pesce-fresco-varese-trote/“.

Avete ricevuto aiuti economici?
“Abbiamo fatto investimenti importanti, sanificato tutti gli ambienti una volta al mese con costi non indifferenti, effettuato la formazione del personale con le nuove disposizioni di legge, applicato il distanziamento dei tavoli, implementato le norme di legge in termini di prevenzione dei rischi, ecc. Abbiamo tuttavia ricevuto al 100% di quanto spettante dal Decreto Ristoro Bis, e anche in tempi celeri. Pur essendo questo contributo una piccola goccia in mezzo al mare, questa boccata d’ossigeno ci ha permesso di pagare parte degli stipendi di ottobre e per me questo è stato un gesto d’incoraggiamento a guardare avanti con risolutezza e coraggio”.

Come sono andati i mesi estivi? C’è stata una ripresa dopo il lockdown primaverile?
“In estate ci siamo reinventati ed è andata piuttosto bene. Abbiamo confezionato un prodotto in parte nuovo per noi, ossia quello di un ambiente verde adatto alle famiglie, ai bambini e ai giovani. Abbiamo attivato la scuola di pesca per i bambini e altre attività a contatto con la natura, l’animazione per i più piccoli, la possibilità di fare grigliate nel bosco e abbiamo aperto la terrazza esterna con distanziamento utilizzando tutti gli spazi disponibili, tanti, ed è stato un po’ come voltare pagina. Abbiamo acquisito molti nuovi clienti che da tutto il nord Italia erano contenti di trascorrere da noi una giornata diversa dalle altre. Dopo i lunghi mesi in casa, le persone avevano bisogno di aria, di stare all’aperto, di verde e di un certo senso di libertà. Nelle ultime settimane prima dello stop, le prenotazioni sono drasticamente scese a causa del timore del virus, a volte giustificato perchè con la salute non si scherza, altre volte ingiustificato. Credo che con le dovute precauzioni e attenzioni, avremmo potuto continuare a lavorare”.

Siete sempre stati molto attivi anche nell’organizzazione di feste di matrimonio ed eventi di questo tipo. Il 2020 non è stato di certo un buon anno sotto questo punto di vista.
“Doveva essere un anno ricco di feste, vista la data tonda che preannunciava il buon auspicio: 2020. Invece siamo riusciti a festeggiare soltanto due piccoli matrimoni con al massimo 40 invitati e le ricorrenze prefissate di battesimi, comunioni e cresime, ma con numero decisamente ridotto di partecipanti. Nella prima ondata di Covid, lo Stato ha chiuso le chiese e impedito ogni celebrazione, mentre questa nuova ondata è stata studiata a tavolino, bloccando le celebrazioni soltanto da fine ottobre, salvando la maggior parte dei banchetti programmati. Se pensiamo alla programmazione, per noi è stato un duro colpo”.

La clientela come ha vissuto le norme anti-Covid? È stata rispettosa?
“Ci sono persone molto attente, altre decisamente meno e che andavano educate o indirizzate. La correttezza invece è ben altra cosa, come ricordarsi di disdire una prenotazione effettuata per permettere alle persone davvero interessate di poter venire al ristorante e non bloccare dei tavoli e poi non presentarsi e far finta di niente quanto si insiste nel richiamare chi ha prenotato senza ricevere risposta. È una situazione molto spiacevole per noi ristoratori che magari abbiamo dovuto dire no ad altri possibili clienti con sostanziale perdita d’incasso”.

Come vede il futuro?
“Essendo una persona positiva, sono fiduciosa. Penso che questa sia una lezione che viene dall’alto e che questo stop ci costringa a riflettere, ad essere grati e a considerare che nulla è scontato e che tutto questo correre ci ha riportati punto e a capo. La convivialità fa parte della cultura italiana e non possiamo farne a meno. La vittoria sarà trovare delle soluzioni che ci permettano di rinascere con un nuovo spirito imprenditoriale, in termini di flessibilità, correttezza e rispetto, dando la possibilità ad ogni imprenditore di reinventarsi, alleggerendolo, speriamo, da gravi fiscali, da forzature e da pesi inutili che soffocano le piccole imprese e che non danno speranza a chi ci mette cuore e sacrifici e rischia del suo per il bene della comunità. Essere imprenditori significa reinventare e reinventarsi, essere innovativi e prendere anche questi periodi difficili come una sfida. Sono convinta che essere seri e trasparenti paghi sempre così come comunicare al meglio la propria attività. Mi auguro che a breve la Lombardia possa passare a “zona arancione” così da permettere a clienti di altre regioni, ma anche della vicina Svizzera, di venire da noi. Al momento la calma è piatta ma sono convinta che ci rialzeremo perchè la convivialità fa parte della nostra cultura e della nostra natura di uomini. Se nel nostro piccolo tutti ci comportiamo bene sono sicura che ce la faremo. A breve pubblicherò i menù di Natale e Capodanno. Nel distanziamento dovuto e senza musica dal vivo, spero di poter ricominciare a lavorare e di raccogliere qualche frutto di quelli che ho seminato in queste settimane”. 

Laura Paganini

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