Il tema è variazioni. O variazioni sul tema. Se Bach al clavicembalo si fermava a 30 con le sue stracult Variazioni Goldberg, Beethoven al pianoforte a 33 con il Valzer di Diabelli, all’alba del quarto anno (e un pezzo) sulla panchina dello “Speroni”, Ivan Javorcic promette di squadernare nuove versioni del suo brandizzato 3-5-2.
Aspettando di capire (già dal raduno di mercoledì 12) quanto e come la Pro Patria 2020/2021 sarà imparentata con la progenie tattica che l’ha preceduta, proviamo a tracciare i principali punti di contatto tra la squadra di oggi (o quantomeno di ieri) e l’undici visto in campo a Scanzorosciate il 23 aprile 2017 nel battesimo tigrotto dello spalatino. Con un’occhiata a quello che (chissà) potrebbe accadere nella prossima evoluzione del laboratorio tecnico di Ivan Drago.  

3-5-2 – Il sistema di gioco ereditato da Bonazzi è tale (quanto a sintesi numerica) solo per convenzione. Nel primo anno la presenza di Disabato come trequartista lo trasforma in un 3-4-1-2. Nelle stagioni di C, Bertoni (e in misura diversa Fietta) assimilano la disposizione a un 3-1-4-2. Sofismi? Per nulla. Piuttosto la chiara espressione di come sia cambiato (scalando di categoria), l’epicentro del flusso di gioco biancoblu.

Portiere e zona – Quanto incida la scelta del portiere negli schemi difensivi è persino banale sottolineare. La capacità di interpretare la zona su palla inattiva è un atout fondamentale per chi come la Pro Patria la utilizza sistematicamente. Chiave che (forse) ha rappresentato la primaria discriminante tra Tornaghi e Mangano. Alludendo a responsabilità individuale e condizionamento di gruppo.            

Mancino a sinistra – Scuderi e Boffelli. I 2 mancini utilizzati a sinistra nei 3 dietro. Regola derogata (di fatto) solo con Lombardoni in avvio 2018/2019. L’investimento triennale su Boffelli è la prova provata di quanto il ticket Turotti/Javorcic consideri cruciale l’argomento.     

Regista vs Trequartista – Dove trae origine il flusso di gioco della Pro Patria? La domanda è mal posta perché il nodo sarebbe da chi. Da Zaro/Pettarin/Disabato attraverso Zaro/Bertoni/Le Noci sino a Lombardoni/Bertoni (o Fietta). Le prime scelte di mercato indicano la volontà di proseguire nel solco dell’ultima release. Cioè, quella di un calcio più diretto e verticale.  

Esterni – La chiave è Galli. A sinistra, ovviamente. Esterno, falso terzino (a copertura della diagonale nell’eterno ibrido sistema/metodo), mezzala pura, mezzala tattica (favorendo l’incrocio con l’interno, soprattutto Pedone ma anche Ghioldi). A destra l’ideale interpretativo è stato Mora. Per pulizia di calcio e senso del taglio. Spizzichino e Cottarelli chiamati (in coppia) a raccoglierne il testimone.

Cambio senza cambio – Ancora Galli e Colombo. La cui duttilità consente al tecnico di cambiare ruolo senza variare interprete. Cioè, senza sostituzioni. Prevalentemente da esterno a mezzala il primo. Percorso inverso per il fagnanese.    

Punta di riferimento – Da Gherardi/Santana a Mastroianni/Le Noci. Il passo è enorme. La necessità di un 9 puro, per presenza scenica e fisica, ha cambiato il possesso palla arretrato. Tagliando drasticamente i tempi di circolazione. L’utilizzo saltuario del trequartista (nell’ultima stagione spesso Kolaj) è parso così solo un diversivo situazionale.        

Evoluzione – Pressione alta più esasperata, attacco leggero e cenni di difesa a 4. Tra queste le possibili novità di stagione? Curiosità da girare chiaramente a Javorcic.             

Giovanni Castiglioni    

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