La pallavolo non è lo sport più pericoloso ai tempi del Covid-19.
Qualche giorno fa è trapelata una bozza elaborata dal Politecnico di Torino dal titolo “Lo sport riapre in sicurezza” in cui tutti le 387 discipline che fanno capo al CONI e al Comitato Italiano Paralimpico sono state classificate in base al rischio di contagio calcolato tenendo in considerazione la distanza, i dispositivi di protezione, la possibilità di utilizzo di tecnologie applicate allo sport, l’uso degli spogliatoi e degli impianti e gli eventuali attrezzi necessari. E dal report consegnato al Ministro Spadafora è emerso che il volley è lo sport più pericoloso in assoluto.
Non sono mancate le inevitabili reazioni: dalla leggenda Julio Velasco (“definire la pallavolo come lo sport più pericoloso fra tutti quelli considerati anche più di sport di contatto o addirittura di combattimento, mi ha lasciato letteralmente stupefatto proprio da un punto di vista sportivo“), a Ivan Zaytsev (“Scopro di giocare uno degli sport più pericolosi al mondo… Abbiamo strutture e situazioni simili a quelle del basket, che tra l’altro è sport di contatto, ma abbiamo una classe di rischio che è il doppio, per il contatto col pubblico o per gli spogliatoi, ad esempio“), al presidente della FIPAV Pietro Bruno Cattaneo (“Se mi aspettavo che il volley fosse classificato come sport piu’ pericoloso? Assolutamente no, è una cosa surreale“) hanno tutti espresso come minimo qualche perplessità su quanto scritto nel lungo documento.
In realtà, però, si è trattato soltanto di anticipazioni che, a conti fatti, non sono state rispettate. Dalle tabelle effettivamente pubblicate, infatti, si evince come la pallavolo sia a rischio 5 sulla scala che va da 1 “sport singoli all’aperto” ad 8 “sport di assembramento e contatto continuo”. Stessa classe per il tennis, mentre il basket è considerato a rischio 7; ancora meno sicuri la vela, la corsa dagli 800 metri in su, una gara di scherma e un incontro di judo, tutti classificati a rischio 8.
Laura Paganini
