Il paradosso è quello di Benjamin Button. Personaggio fitzgeraldiano (ma trasposto anche al cinema da Fincher), il cui curioso caso gravita intorno all’inversione del flusso biologico. Cioè, con gli anni ringiovanisce anziché invecchiare. Coniugando durante l’anzianità (solo anagrafica), saggezza e vigoria fisica. Due cose che la natura non vorrebbe andassero a braccetto. In un nonsense (o privilegio?) che all’alba della sua 21^ stagione da calciatore, il capitano biancoblu Riccardo Colombo (38 anni il primo dicembre e 163 presenze nelle sue due vite tigrotte), prova a surrogare barando sull’età: “Forse non ho mai provato così tanto entusiasmo nel riprendere. Non ce la faccio più. Dopo tanto tempo fuori dal nostro mondo, ho capito ancora di più che giocare è ancora la cosa che mi piace più fare”. Ancora per quanto? Meglio evitare la domanda: “Non chiedermi se il prossimo sarà l’ultimo anno. Onestamente non lo so. Ascolterò il mio corpo”. Esercizio che presuppone un ulteriore upgrade tecnico. Anche a livello personale: “Da quando sono tornato alla Pro Patria ho cambiato ruolo. Ho migliorato la postura del corpo. Piccoli dettagli che fanno la differenza. Grandi campioni come Messi e Ronaldo dimostrano che l’obiettivo, a dispetto dell’età, è quello di non accontentarsi mai”.    

Si punta in alto, insomma. Ma partiamo subito dal Javorcic quater. Hai mai pensato che lo spalatino potesse lasciare Busto?
“Sinceramente no. C’è un rapporto troppo forte con Turotti e la proprietà per non pensare che sarebbe rimasto. Il mister sa come si lavora qui, con quali obiettivi. Per quanto mi riguarda, sono molto contento della sua permanenza. Ci siamo sentiti spesso in queste settimane. Mi ha chiamato quando ho rinnovato, ci siamo messaggiati quando l’ha fatto lui. La sua ambizione ci farà bene. E poi la continuità è sempre un valore”.

Stesso allenatore ma staff rinnovato (visti gli addii di Rasori e Disderi). Sembra ci sia la volontà di voltare pagina?
“Diciamo che dal primo anno di Javorcic siamo cambiati parecchio. Anche se magari non è stato sottolineato abbastanza. Quelle in C sono state 2 stagioni importanti. Abbiamo raggiunto per 2 volte i playoff. Mi sembra di capire che il club abbia cambiato aspettative. Con la priorità di valorizzare i giovani”.

Infatti, i primi rinnovi (tu, Le Noci e Fietta), fanno 112 anni in tre… 
“(ride)… Questione di esperienza. Nel mio piccolo, voglio dare buon esempio. Cercando di dare una mano ai giovani. Anche solo attraverso piccoli consigli”.

Recentemente Ibrahimovic ha detto che a 40 anni non vuole fare la mascotte. La pensi come lui?
“E’ chiaro che alla fine se sono rimasto è perché voglio giocare. Non sarebbe da me altrimenti. Tra l’altro l’anno passato ho giocato quasi sempre (19 su 26, 13 da titolare, ndr). Però, è innegabile che quando si arriva a questo punto della carriera si pensa più alla squadra che a sé stesso”.         

Squadra che rivedrai il 12 agosto. Come ti aspetti la reunion?
“Le prime settimane dopo la ripresa saranno fisicamente toste. L’ultimo allenamento di gruppo è stato l’11 marzo, l’ultima partita il 16 febbraio. Sono 6 mesi di stop. Come avessimo fatto tutti il crociato. Quello che è stato fatto da ognuno di noi durante il lockdown c’entra poco con il calcio. Sono mancate tutte quelle piccole cose tipiche di uno sport di squadra e di contatto. Mai come quest’anno la preparazione atletica sarà fondamentale. Bisognerà fare attenzione. Per evitare infortuni che complicherebbero tutto. Ne abbiamo visti tanti anche in Serie A. In questo senso l’esperienza è fondamentale. Con l’età impari a percepire i segnali che ti arrivano dal corpo. Evitando di andare sopra ai problemi ed al dolore come succede da giovani. Non servirà avere fretta. Anzi, ci vorranno un paio di mesi per raggiungere una condizione accettabile. Credo che sarà un calcio diverso. Giocato a ritmi completamente differenti. E con risvolti psicologici nuovi. Il virus ci ha catapultati in poco tempo in una realtà mai vista prima. Distanziamento sociale e tutto il resto. Riprendere non sarà scontato”.

Senso di straniamento degli stadi vuoti. Secondo qualcuno migliorerebbe la prestazione. Plausibile?
“Beh, ci sono pro e contro. L’abbiamo visto in questo mese di ripresa. C’è chi soffre la pressione del pubblico. Giocare a porte chiuse potrebbe anche avere un effetto positivo. Io penso però che anche qualche vaffa a volte serve. Il calcio è questo. E poi per la Serie C è fondamentale riprendere con il pubblico. Magari anche contingentato come si sente in questi giorni. Il movimento deve essere da traino per tutti gli sport e per il paese”.   

Hai dato un’occhiata ai playoff? Legittimo il successo della Reggiana?
“Sono contento per loro. Ho un grande amico là, Andrea Costa con cui ho giocato nell’altra Reggio (alla Reggina tra il 2010 e il 2012, ndr). Credo sia la dimostrazione che nel calcio i soldi non sono tutto. Almeno non sempre. Il Bari ha speso il triplo della Reggiana”.     

Tra le soap dell’estate il Busto 81 Gate con la gestione del “Carlo Reguzzoni” diventata un affare di stato. Che idea ti sei fatto?
“In un mondo normale quel campo verrebbe assegnato alla Pro Patria. Ma mi rendo conto che ci sono anche ragioni extracalcistiche. Conosco la vicenda solo da fuori e non mi sento di dire altro. Certo che con tutto quello che ha fatto in questi anni, Patrizia Testa meriterebbe maggior supporto. Anche vendere il titolo sportivo così, non credo rappresenti un’immagine bellissima. Soprattutto per i tifosi”.

Serie B a 40 nel 2021/2022. Sogno o realtà?
“Sarebbe una grande opportunità. Qualcosa che potrebbe cambiare la storia dei prossimi anni. In questi ultimi tempi ci sono stati troppi fallimenti. E’ evidente che una riforma vada fatta. Anche se non si sa ancora nulla. Avremo un’estate lunga con un mercato dilazionato in cui non si potranno depositare contratti sino a settembre. Sono sicuro che avrete parecchio da scrivere”.        

Per chiudere, Ghioldi continuerà a sgrezzarti le scarpe anche il prossimo anno?
“Ah ah… Pippo me lo ripete spesso. Ma ormai è cresciuto tanto ed è diventato un giocatore vero. Con un futuro davanti. Sarò costretto a cambiare. Ci sono tanti ragazzi di prospettiva nel nostro settore giovanile. Magari toccherà a Ferri. Dipende dal numero di scarpe…”.                            

Giovanni Castiglioni               

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