C’è una canzone di Venditti che recita: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, un po’ come la storia calcistica di Manuel Tessarin, che all’età dei 6 anni ha iniziato a giocare col Caravate fino ai 23 anni, quando ha deciso di intraprende nuove esperienze, come quella del calcio a 5 che l’ha portato a vestire le maglie di Laveno, Ispra e Varese. Quest’estate, dopo dieci anni, è stato ufficializzato il suo ritorno al Caravate, o meglio, “alle origini”, come lui stesso ha definito, per concludere dove tutto ebbe inizio.

Ritorni a Caravate dopo la promozione in Seconda Categoria di dieci anni fa. Che ricordi hai di quell’anno?
“È stata una stagione bellissima, avevo dei compagni bravissimi, mi trovavo particolarmente bene con Macrì ma in generale è stata un’annata davvero bella. Dopo ho militato in Svizzera in terza lega e successivamente sono andato in C1 a Laveno”.

Come mai hai deciso di cambiare e passare al calcio a 5?
“Avevo voglia di restringere gli spazi e mi ha sempre affascinato il calcio a 5, inoltre avevo anche dei manager di altre squadre che mi cercavano. Di quegli anni ho ricordi belli e brutti. Brutti, perché il primo anno a Laveno ho fatto fatica a capire questo nuovo sport, la categoria era anche elevata e quindi ho avuto delle difficoltà. Poi cambiando società e scendendo di categoria mi sono tolto molte soddisfazioni vincendo il campionato e giocando tre finali di Coppa, anche se, purtroppo, le ho perse”.

Pensi che l’aver giocato a calcio a 5 ti abbia permesso di migliorare in qualcosa che, magari, nel calcio ad undici non saresti riuscito a fare?
“Durante quegli anni giocavo come pivot e così facendo ho perfezionato la protezione della palla e sono migliorato moltissimo come centravanti e, infatti, quest’anno con mister Minervino gioco in questo ruolo che prima non facevo”.

E in questa stagione travagliata sei ritornato al Caravate… Sei rimasto sorpreso da questa sospensione?
“È sempre stato un mio pallino tornare alle origini e finire la carriera a 35 anni dove ho cominciato. Fisicamente stavo bene e ho deciso di intraprendere questa nuova avventura perché riprendere dopo tanti anni non era facile. Mi ero posto come obiettivo quello di fare qualche goal e sinceramente mi aspettavo lo stop ma non pensavo che ci fermassero totalmente, almeno qualche allenamento ce lo potevano far fare. Riprendere, dopo aver fatto tutta la preparazione e questo blocco sarà atleticamente difficile per me. Spero si riprenda a febbraio, anche se non sto capendo molto di questa situazione. Preferirei finire una stagione, anche se corta, con dei verdetti definitivi. Finire il campionato in quel modo l’anno scorso ha lasciato giocatori e società di stucco; c’erano squadre, come il Varese, che erano lì per lottare e probabilmente se fossimo andati avanti saremmo potuti arrivare ad un buon punto, quindi, per questo meglio concludere il campionato seppur breve”.

Quindi rimanderai l’addio?
“Magari allungo… ma non lo so”.

Invece nei panni di allenatore ti ci vedi?
“Qui a Caravate mi avevano proposto di allenare nel settore giovanile ma non so. Non escludo un’ipotesi del genere comunque”.

Roberta Sgarriglia

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