CECCO: guarda, Beppe, non ci posso credere…
BEPPE: invece ci devi credere: sono proprio io!
CECCO: ma che cosa è successo?
BEPPE: mah, nulla di particolare. Non abbiamo mica smesso di parlare perché qualcuno ci aveva messo il bavaglio o per chissà quale altra ragione. Per quanto mi riguarda, finito il calcio professionistico a Varese (senza poter dire chiaramente quello che stava succedendo perché prove provate non se ne potevano esibire, quindi a rischio di denunce e querele) e con la Pallacanestro Varese sempre e soltanto a galleggiare, non me la sono più sentita di buttare lì parole con poco senso. Però in queste settimane “casalinghe” ho pensato che il tempo per una chiacchieratina con te ci poteva anche stare. E poi non potevo restare sordo al richiamo nemmeno tanto velato delle nostre Gina e Pina. Però…
CECCO: però?
BEPPE: metto una condizione: non si parla di coronavirus, perché tutti i giorni e per tutto il giorno sto davanti alla tv, sto davanti al computer e leggo i giornali e veramente non ne posso più. Voglio solo dire, e penso che sarai d’accordo, che non so come facciano medici, infermieri e inservienti (chissà perchè, di quelli che tirano lo spazzolone anche dove circola il virus non si ricorda mai nessuno) a presentarsi tutti i giorni al lavoro sapendo di rischiare veramente la vita, perchè qualcuno la vita ce l’ha già rimessa, senza contare quelli che si sono ammalati e magari avranno delle conseguenze croniche per questo virus.
CECCO: perfettamente d’accordo e non potrebbe essere altrimenti… Giù il cappello di fronte a questa gente!
BEPPE: allora, voglio dirti subito una cosa sul Varese. Io credo che tutti i tifosi biancorossi attendano di sapere che cosa è successo in realtà, perchè il Varese è morto e anche sepolto, visto che il decesso è avvenuto ben prima del coronavirus. Ma soprattutto vogliono sapere chi lo ha assassinato, perchè di delitto si è sicuramente trattato.
CECCO: dove vuoi arrivare?
BEPPE: ecco, penso che il coronavirus potrebbe giocare a favore degli assassini del Varese.
CECCO: spiegati meglio…
BEPPE: tutta l’attività dei tribunali è sospesa almeno sino a fine maggio ed è probabile che la cosa prosegua anche oltre. Sappiamo che la Giustizia è lenta, molto lenta, che i magistrati non sono dei fulmini di guerra e che devono anche lottare contro i tanti problemi pratici che ci sono nei tribunali.
CECCO: ergo…
BEPPE: ergo, sono prevedibili ritardi, lungaggini, rinvii… Non dico che si arriverà alla prescrizione (ma è un rischio che metto in conto), ma io ho il grande timore che alla fine nessuno pagherà il conto ne che l’assassino o gli assassini la faranno franca.
CECCO: sei un bel po’ pessimista…
BEPPE: pessimista o realista non cambia granché, alla fine il risultato rischia di essere veramente beffardo per tutti coloro (i tifosi, appunto) che sono stati defraudati di qualcosa che gli apparteneva e che apparteneva soprattutto alla città e al territorio.
CECCO: beh, che ti devo dire? Spero che tu abbia torto e che alla fine ci sia la soddisfazione (per quanto la si possa definire soddisfazione) di una attribuzione di responsabilità e magari di una condanna, visto che appunto c’è stato un delitto e qualcuno deve pure avere agito…
BEPPE: come ti ho detto, ho scarsa fiducia. Ma vedremo. E comunque, per chiudere il discorso precedente, credo che i ritardi inevitabilmente provocati da questa situazione di straordinaria emergenza finiranno col favorire i colpevoli.
CECCO: il basket ha chiuso i battenti, il calcio esita, cerca un appiglio…
BEPPE: il calcio di vertice ha interessi enormi, è logico che punti a giocare a tutti i costi, anche a costo di fare gli straordinari in estate. Tra le molte proposte, pur di giocare, ne ho sentita una molto originale, che prevede di chiudere in qualche modo questo campionato entro dicembre, poi di disputare le stagioni successive negli anni solari 2021 e 2022 per chiudere appunto il 2022 con i Mondiali in Qatar, previsti tra novembre e dicembre.
CECCO: tutte ipotesi, al momento…
BEPPE: infatti, solo ipotesi. La sola cosa certa è che il calcio vuole tornare in campo ad ogni costo per concludere la stagione e non rischiare di non incassare le cifre miliardarie che il movimento muove. Mi piacerebbe parlare con chi sa e sapere, ad esempio, se i contratti stipulati per i diritti televisivi prendono in considerazione l’ipotesi di eventi straordinari come questo coronavirus. Sarebbe interessante saperlo.
CECCO: e della Pallacanestro Varese che mi dici?
BEPPE: ti dico che questa sospensione non le fa certo bene: il debito, che qualcuno vuole vicinissimo al milione di euro, lieviterà ancora e la cosa non mi lascia per nulla tranquillo.
CECCO: d’altra parte era impossible ipotizzare un ritorno in campo…
BEPPE: figuriamoci, assolutamente impossibile. Sarebbe stato possibile, forse, quando ogni squadra schierava solo uno o due giocatori stranieri al massimo e quasi tutti gli atleti risiedevano in città. E parliamo degli anni Sessanta e Settanta. Adesso mi spieghi come avresti fatto a recuperarne due o tre che stanno negli Stati Uniti, uno che sta in Lituania, un altro che viene dalla Spagna e un altro ancora magari dal Sudamerica? Poi ci sarebbero volute almeno due o tre settimane di allenamento prima di tornare in campo per disputare le partite che restavano sino alla fine della prima fase e successivamente i playoff. Impossibile!
CECCO: però bisogna dire che, a parte qualche sporadica voce, da Bologna nessuno ha reclamato lo scudetto…
BEPPE: e ci mancava pure che reclamassero lo scudetto! Dai, i playoff hanno spesso ribaltato l’esito della prima fase, una eventuale assegnazione sarebbe stata semplicemente assurda, oltre che antisportiva.
CECCO: ma davvero la Pallacanestro Varese sta così male di salute economica?
BEPPE: mah, qualche voce in merito circola da tempo. Sicuramente il consorzio che controlla la società non è Fort Knox: quando Vescovi e Lo Nero progettarono questa impalcatura societaria, l’ipotesi era di avere nel giro di qualche anno circa 200 adesioni, mentre oggi i soci sono poco più di 50. Aggiungi che molti versano quote minime e che qualcuno non versa neppure… Metti pure, come ulteriore aggiunta, che le difficoltà provocate dal coronavirus accentueranno anche a questo livello le difficoltà e il quadro non potrà che essere piuttosto fosco…
CECCO: alegher…
BEPPE: purtroppo è la verità. Chiacchierando tempo fa con qualche amico, sostenevo che più che puntare ai playoff bisognava essere felici di giocare ancora in serie A. E oggi lo ribadisco: speriamo di poter continuare a giocare a questi livelli, speriamo…
CECCO: va beh, dopo questo bel bagno di ottimismo che cosa possiamo dire ancora?
BEPPE: che è l’ora del commiato. La speranza è di uscire in fretta da questa sitiuazione coronavirus. Guarda, se non ci fossero tanti morti, tanti vecchietti che hanno già dovuto soffrire per la guerra e che poi hanno lavorato duro per fare grande l’Italia, ma anche qualche giovane colto evidentemente senza difese adeguate, questa situazione di costrizione casalinga non mi spiacerebbe neppure. Ma se penso a quelli che rischiano di perdere il lavoro, che dovranno sopportare un ridimensionamento del loro tenore di vita, magari di scivolare nella povertà… beh, allora mi sento davvero male.
CECCO: avevi posto come condizione di non parlare del coronavirus…
BEPPE: hai ragione, ma è una situazione davvero troppo pesante. Va beh, speriamo che prima della prossima chiacchierata ci sia uno spiraglio di luce…
CECCO: speriamo davvero!
Cecco&Beppe