Il dove è Santa Marinella, litorale romano. Evergreen balneare degli urbi di ogni epoca. Il quando è il rovente luglio post Covid. Sul come passiamo la mano, mentre sul perché Giorgio Spizzichino fornisce una motivazione alternativa a pinne, fucile ed occhiali d’ordinanza: “C’è una bella pista di atletica. Mi tengo in forma correndo ogni giorno. Voglio essere già sul pezzo per la ripresa”.
Il ragazzo di Piazza Bologna (quartiere Nomentano), è costretto a guardare avanti. Per non voltarsi indietro: “E’ pesato chiudere la stagione così. Noi giocatori viviamo per il calcio. Agonismo, adrenalina, spogliatoio. Tutte cose che sono mancate e che abbiamo dovuto surrogare via WhatsApp. Una motivazione in più per riprendere al più presto”.L’esterno classe ’99 (contratto in biancoblu sino al 2021), si lascia alle spalle un campionato di transizione. E non solo per la contingenza pandemica.  

Avvio brillante (a parte rosso con l’Albinoleffe), rete da 3 punti ad Olbia e titolarità fissa. Poi, un paio di prestazioni non all’altezza (Pontedera e Gozzano), un infortunio e 2 mesi non nel vivo delle scelte. La tua sintesi? 
“Non posso ritenermi soddisfatto della mia stagione. Aspiro a fare meglio. E’ l’obiettivo per l’anno prossimo ed è il motivo per cui sto lavorando in questi mesi”. 

Playoff in pieno svolgimento. Un peccato non esserci?
“Dispiace. Come a tutti, credo. Ma se la domanda riguarda la scelta della società, non sono in grado di dire se sia stato giusto o sbagliato. Però vedo che è stato fatto anche da altre squadre. Quindi credo che sia stata una scelta fatta per il meglio”.

Torniamo ai tuoi primi calci. Dal Nomentano a Formello fanno 26 km. Percorsi come?
“Ho cominciato con lo Spes Artiglio. Mia mamma mi lasciava tutto il giorno al campo. Sono cresciuto così. Poi il Tor Tre Teste e l’approdo nel settore giovanile della Lazio. Ho cominciato molto presto. Già a 16 anni trasferte e ritmi da professionista. Tutto molto formativo”. 

Due date feticcio. Primo marzo 2017, 2-0 biancoceleste nel derby di Coppa Italia con la Roma. La tua prima panchina all’Olimpico… 
“Beh, io sono anche di fede laziale e quindi è stata davvero un’esperienza speciale. Poi ho avuto anche la possibilità di avere i miei genitori in tribuna. Quel giorno mi si è aperto un mondo”.  

28 maggio 2017, 79’ di Crotone – Lazio (3-1). Prima presenza in A in sostituzione di Wallace. I tuoi graffiti di quel giorno? 
“Credo di aver rivisto quella partita un miliardo di volte. Una cosa impensabile, inaspettata. Faccio fatica anche a ricordarmi i particolari di quella giornata. Tanta era l’emozione. Mi tornano in mente i messaggi degli amici e quegli attimi prima di entrare”.

Inzaghi – Javorcic, parallelo possibile?
“Grande voglia di vincere per entrambi. Si sentono parecchio. Sia in allenamento che in partita. Estrema attenzione nel preparare le gare e nell’analisi video. Questi i punti di contatto”.  

Quinto di destra nel 3-5-2. Ruolo esigente nell’interpretazione?
“E’ un ruolo complesso come tutti i ruoli. Ultimamente ho lavorato molto sul mio mancino. Per potermi accentrare ed essere più imprevedibile”.

Le tue icone nel ruolo?
“Non vorrei puntare troppo in alto. Comunque, diciamo Dani Alves, con caratteristiche molto offensive. Poi, De Silvestri, grosso e fisico. Alphonso Davies del Bayern (anche se gioca a sinistra), molto abile nel tagliare e andare a rete. E poi Candreva, più ala che esterno di difesa”. 

Buoni propositi per l’anno che verrà?
“Penso sempre a dare di più. Alla squadra, alla società ed ai tifosi. Se mi chiedi un obiettivo, dico solo che dobbiamo fare più gol e prenderne meno. Può sembrare banale, ma i numeri sono tutto”.                                

Giovanni Castiglioni

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