Davide Giardini, responsabile dell’Attività di Base e Team Manager della Prima Squadra, aveva già descritto il Bosto come una grande famiglia unita, e lo spirito di coesione dei gialloblù è emerso anche nell’iniziativa social avviata in queste settimane dalla società. L’hashtag #calciobostostory spopola su Facebook e Instagram ed è lo stesso Giardini a spiegare l’iniziativa: “Visto lo stop forzato di tutta l’attività dovevamo trovare un modo per esprimere quello spirito di unione che ci contraddistingue, e quindi abbiamo avuto l’idea di ricordare le ultime due annate della Prima Squadra attraverso i momenti più importanti della scalata fino alla Prima Categoria. La politica della nostra società è sempre stata quella di stare insieme: non potendolo fare fisicamente lo abbiamo fatto online rivivendo il passato dei ‘grandi’ senza però dimenticare la partecipazione del settore giovanile nei momenti di festa”.

Attualmente qual è la situazione della Prima Squadra?
“Facciamo fatica a tenere i ragazzi lontano dal campo (ride, ndr). Siamo consapevoli che la voglia di stare insieme e di tornare a giocare sia tanta, ma al momento, viste tutte le restrizioni, siamo costretti a ‘tenerli a bada’. Speriamo che dal 15 giugno ci possa essere, come sembra, più libertà per poter organizzare qualcosa tutti insieme”.

Come vi state muovendo in vista della prossima stagione?
“Come avevo già detto in passato il Bosto ha già avviato la sua programmazione che, non potendo contare su un budget illimitato, non si diversificherà, e a breve parleremo con i ragazzi delle Juniores e della Prima Squadra per capire come muoverci in vista del futuro campionato. Sicuramente vorremmo fare qualche ritocco, ma sempre seguendo la nostra linea d’azione: cercare di creare una squadra giovane e competitiva, formata prevalentemente da uomini del settore giovanile. Ovviamente sappiamo che ciò non è sempre possibile, per cui siamo aperti a qualsiasi possibilità, individuando comunque profili giovani e adatti a noi”.

Nonostante il pessimismo dei mesi passati, la situazione attuale è fortunatamente migliorata per cui dal 15 giugno al 31 luglio si terrà il Bosto Camp; come è nata questa iniziativa?
“Anni fa tenevamo un camp ogni estate, ma poi per motivi logistici e di tempo non siamo più riusciti a dar continuità al progetto, concedendo così ai nostri ragazzi e istruttori la possibilità di collaborare con altre realtà. Quest’anno, ben prima dell’inizio del lockdown, avevamo già in mente di tornare ad organizzare un camp: visto che, dopo tre mesi lontani dal campo, istruttori e ragazzi avevano una voglia incredibile di tornare a fare sport, abbiamo portato avanti questa iniziativa riuscendo a concretizzarla nonostante le difficoltà”.

Le difficoltà sono legate più che altro all’emergenza sanitaria?
“Esatto. Per quanto sembra esserci una discreta libertà, in realtà le norme sono stringenti e non è stato facile rispettarle. La premessa da fare è che noi ci siamo attenuti alle disposizioni previste dal Comune di Varese: abbiamo presentato un progetto che è stato avallato in ogni sua parte e siamo quindi pronti per accogliere chiunque da lunedì 15 giugno. Nello specifico, le norme di sicurezza riguardano tutte le attività che già svolgiamo quotidianamente: igienizzazione del viso e delle mani, misurazione della temperatura corporea, utilizzo di mascherine, sanificazioni del locali e via dicendo. Un grazie va a TDGroup che ci sta dando una grossa mano per questo discorso”. 

Come avete affrontato invece il discorso relativo al distanziamento sociale?
“Per l’accoglienza e i pranzi non abbiamo avuto problemi, ma ovviamente a livello sportivo diventa difficile rispettare la questione del distanziamento sociale. In ogni caso ci siamo ben attrezzati: abbiamo a disposizione tanti spazi esterni, più facili da gestire, e tutte le attività previste per queste sette settimane seguiranno le disposizioni ministeriali e dell’amministrazione provinciale. Abbiamo in programma lavori di tecnica individuale, sfide individuali e tanto altro, prestando la massima attenzione al rispetto delle posizioni e all’uso dei servizi igienici; ovviamente gli spogliatoi sono ancora chiusi e i ragazzi arriveranno al campo già pronti per cominciare. Esattamente come abbiamo fatto negli ultimi 10 giorni”.

Avete quindi già provato a riprendere una sorta di routine quotidiana sul campo da gioco?
“Dal 3 giugno abbiamo ripreso l’attività sportiva dividendo il pomeriggio in due fasce orarie, 17.30-18.30 e 19.30-20.00, dedicandole a due gruppi diversi. Sia per i ragazzi sia per noi è stata un’emozione unica nonché un’iniziativa decisamente apprezzata perché praticamente tutti i componenti delle varie squadre chiamate in causa si sono presentati. Per questo motivo, dovendo rispettare le norme di cui sopra, abbiamo richiamato anche tanti istruttori in modo da dividere i ragazzi in gruppi da quattro e garantire la sicurezza di tutti. In ogni caso è stato bello tornare a vivere dei momenti insieme, o anche solo chiacchierare con i genitori”.

Le risposte sono state positive; vi aspettate un buon risultato anche dalle adesioni al Bosto Camp?
“In questi giorni abbiamo avuto qui circa 330 ragazzi del settore giovanile. Per quanto riguarda il Bosto Camp ci sono attualmente più 40 adesioni, ma considerando che abbiamo aperto le iscrizioni dal tardo pomeriggio di lunedì ci aspettiamo che il numero salga, magari grazie anche al passaparola. La risposta è stata comunque più che positiva perché oltre a nostri atleti contiamo già anche ragazzi, e soprattutto ragazze, che vengono da fuori o che non sono legati al mondo del calcio; ci sono fratelli, cugini e amici dei nostri tesserati e questo ci inorgoglisce. Ovviamente si chiama Bosto Camp perché noi siamo il Bosto e siamo amanti del calcio, ma questa nostra identità non deve essere una limitazione, e infatti daremo un servizio importante dedicato allo sport nella sua multimedialità”.

Chi saranno gli educatori?
“Per la maggior parte saranno uomini del Bosto ma, vista la presenza di ragazzi e ragazze che non giocano a calcio, abbiamo coinvolto anche figure esterne per svolgere attività non esclusivamente calcistiche. Tra i ‘nostri’ contiamo praticamente tutti gli allenatori delle varie categorie e alcuni ragazzi che giocano nelle Juniores o in Prima Squadra. A tal proposito voglio far presente che il 9 giugno tutti hanno svolto un corso, previsto tra l’altro dalle normative per l’approvazione del progetto, sulle norme di comportamento: procedure di igienizzazione, gestione degli spazi, rapporto con i bambini e gestione di eventuali casi sospetti. Il corso è stato gentilmente offerto da La Varesina Emergenza, cui la Prima Squadra aveva generosamente fatto un’offerta nei momenti di maggior difficoltà dell’epidemia”.

In conclusione, cosa vi aspettate da lunedì 15 giugno? Qual è l’obiettivo che vorreste raggiungere?
“Già solo il fatto di aver avuto un riscontro del genere in un clima di tale incertezza è una vittoria. Speriamo che quanto faremo nelle prossime sette settimane possa in primis far divertire, in totale sicurezza, i ragazzini, ma soprattutto che risulti importante per far capire, sia ai partecipanti sia alle famiglie, quanto è importante l’attività sportiva: a parte gli ovvi benefici fisici è fondamentale per la crescita umana del bambino. L’augurio più grande è che il Bosto Camp, e tutto ciò che ci proponiamo di fare, possa essere valorizzato e sfruttato nel migliore dei modi”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui