Ad Andrea Gardini, giocatore e giovane allenatore classe 1994, non era mai capitato di non toccare la palla per così tanto tempo. Questa quarantena sembra non finire mai e per lui è durata più di chiunque altro. “Purtroppo sono fermo da due settimane prima dell’arrivo del Coronavirus per influenza e problemi fisici. Quindi sono più di due mesi che non ho una palla in mano e in vita mia non mi era mai successo”.

Ti manca più il basket giocato o allenato?
“Entrambi, ma per motivi diversi. Mi manca giocare per lo stare bene con me stesso a livello fisico, mi manca allenare per stare bene a livello mentale. Allenare ti fa andare la testa, ragionare e inventare. Nella mia vita sono indispensabili tutte e due le cose. In assoluto comunque la cosa che mi manca di più sono i miei bimbi”.

gardini 2Da quanto tempo alleni i piccoli della Varese Academy?
“Sono lì dalla stagione 2016-2017 e sono arrivato dopo aver guidato per un anno il minibasket Verbano e due anni quello del Gavirate. A Varese ho iniziato col gruppo 2007 che ho portato avanti per il biennio, due anni di Aquilotti con risultati super, dall’anno scorso alleno il gruppo scoiattoli 2011 e quest’anno ho anche i 2008”.

Nonostante la stagione interrotta, sei soddisfatto dell’annata?
“Con i 2011 si cerca di sviluppare abilità motorie, il lavoro dipende molto dalla crescita fisica dei ragazzi. Coi più grandicelli c’è anche lavoro tecnico e gli obiettivi prefissati erano importanti, non dico alti, ma c’era potenziale. Diciamo che avevamo raggiunto l’80 per cento e avessimo continuato a lavorare sono sicuro che avremmo portato a casa il 100 per cento degli obiettivi”.

Si pensa già al prossimo anno?
“Ancora è tutto un po’ in stallo e dipenderà anche dall’idea di unione Robur e Varese Academy. Attendiamo gli sviluppi”.

Come giocatore invece stai già pensando alla prossima stagione?
“Sicuramente sì, ma tra tanti dubbi perché non dipende da noi giocatori. Purtroppo per qualcuno questa situazione è stata un po’ la scusa per ridurre le spese. È giusto che ognuno faccia i conti, ma si dovrebbe anche guardare ai giocatori sui quali si faceva affidamento”.

Il “Cura Italia” prevede i 600 euro anche per gli atleti che vivono della loro attività sportiva…
“Ho fatto richiesta perché vivo di basket e speravo che, come spesso andiamo noi incontro alle società, a loro volta ci potessero venire incontro dando almeno una parte dei rimborsi. Varese Academy ha fatto questo sforzo dandoci una mano nel mese di marzo. Per qualcuno è un hobby, ma per altri come me è un lavoro vero considerando che ci investo l’intera giornata. Rimanere a piedi dà dei problemi”.

Quando hai iniziato a giocare?
“Sono appassionato sin da piccolissimo, da quando vedevo mio papà e, finita la sua partita, entravo in campo a tirare a canestro. Ma a giocare ho iniziato tardi rispetto allo standard, avevo circa 10 anni. Prima ho provato di tutto: nuoto, ginnastica, pattinaggio, ma sapevo già quale fosse la mia strada”.

E invece come sei diventato coach?
“È stato una casualità. Al quinto anno del Liceo Sportivo Scientifico, mentre giocavo a Luino, ho iniziato a pensare al mio futuro, all’università e all’indirizzo Scienze Motorie. Parlandone in squadra mi hanno proposto di partecipare a qualche allenamento, ma all’inizio non ero particolarmente convinto. Poi ho fatto un corso minibasket, nel frattempo ho iniziato l’università e mi è iniziata a piacere l’idea. Diciamo che prima me ne sono appassionato leggendolo sui libri. Lì ho capito davvero cosa si deve fare, se ti buttano in campo senza preparazioni rischi di fare le cose senza logica. Serve invece essere preparati”.

C’è un coach che ammiri particolarmente?
“Delle nostre categoria direi Carlo Colombo che ho avuto a Gazzada in C Gold e mi ha permesso di mettermi in gioco”.

Non solo basket giocato e allenato, ma anche studio…
“Sto per laurearmi in Cattolica indirizzo Scienze Motorie, mi mancano due esami e la tesi. Sul prosieguo mi piace l’idea della psicologia, ma vedremo”.

Obiettivi per la prossima stagione?
“Come giocatore continuare l’avventura in C Gold raccogliendo ciò che ho seminato. A livello di istruttore, rivestire sempre di più un ruolo importante e magari spostarmi verso settore giovanile. Spero di ingrandire il mio bagaglio tecnico”.

Elisa Cascioli