Settimana di riposo in casa Openjobmetis Varese che, approfittando delle pausa delle nazionali, recupera energie e uomini in vista di un mese di dicembre tanto difficile quanto intenso. Con la vittoria prima della sosta in casa di Trento, i biancorossi sono ora settimi in classifica e, dopo settimane difficili, hanno ritrovato entusiasmo e carica.
Un’iniezione di fiducia fortissima che, come racconta il Team Manager varesino Massimo Ferraiuolo, non può fare altro che bene per il prosieguo della stagione e deve essere un nuovo punto di ripartenza per tutti quanti.

Un successo a Trento di fondamentale importanza, costruito su voglia ed intensità difensiva. Cosa ne pensa?
“Una vittoria di voglia, concentrazione ed attenzione. Abbiamo difeso per lunghi tratti a zona, che può essere una difesa conservativa e che tende più a mettere in difficoltà gli avversari piuttosto che essere aggressiva. Invece noi siamo stati bravi nel farla in tutte le sue fasi, nel capire quando e come farla, cercando di limitare al massimo l’impatto dei piccoli di Trento che sono molto bravi negli uno contro uno e nelle penetrazioni al ferro. Hanno tirato male da tre anche grazie alla nostra difesa e non abbiamo mai lasciato loro tiri aperti pur giocando a zona. E’ stata una difesa molto ben interpretata che ci ha permesso di trovare delle situazioni di transizione o di mezza transizione importanti. Abbiamo lavorato bene a rimbalzo, agevolati dall’assenza dei loro lunghi titolari, certo, ma facendo un ottimo lavoro anche con i piccoli. Penso agli 8 rimbalzi di Douglas che ci hanno permesso di arrivare rapidamente dall’altra parte. In attacco siamo stati bravi a capire i momenti in cui andare veloci oppure rallentare il gioco. In più ciò che mi è veramente piaciuto è stata la tenuta mentale del gruppo quando siamo stati rimontati due volte, anche per errori banali nostri. Senza mai scomporci o uscire dal match, abbiamo ripreso il filo della gara e siamo riusciti a tornare in vantaggio ed a vincere. Una vittoria fondamentale, prestigiosa, per dare continuità alla gara con Roma e per mettere a posto le cose dopo sconfitte un po’ inopinate che si sono state, come quella con Cantù”.

Douglas è stato l’MVP della gara con Trento, dando la risposta che tutti volevano. Secondo lei, che vive la quotidianità dello spogliatoio, nelle settimane passate non riusciva ad esprimersi al meglio per un problema più fisico o mentale?
“Sicuramente c’è un discorso fisico per il quale, quando arrivi ad una certa età, è fisiologico che i tempi per entrare in condizione diventino più lunghi, soprattutto quando devi ragionare nell’ottica di una stagione completa da fare e dovendo stare in campo 30 minuti di media a partita. Lui è uno che non si risparmia durante la settimana in allenamento, anzi, è un professionista esemplare e la sua carriera lo dimostra, altrimenti un giocatore con caratteristiche abbastanza normali come le sue non avrebbe avuto quella longevità in NBA ed in Europa. Non è il classico americano da uno contro uno, che punta al ferro per andare a schiacciare, è molto più tecnico. Secondo me sa passare molto bene la palla, sa trovare i momenti giusti per mettere i compagni in ritmo nel gioco a due e negli scarichi per tiri puliti. E’ un realizzatore di strisce, come ha dimostrato domenica, quando entra in gas riesce a fare una serie di canestri pesantissimi. Chiaramente, ha bisogno di un certo contesto per esaltare le sue caratteristiche. Non va per conto proprio ma ha bisogno che la squadra lo metta nelle condizioni a lui più congeniali per fare bene. E’ un ottimo difensore, con grandissima presenza, quindi la condizione fisica incide molto. Speriamo Toney abbia imboccato la strada giusta, sia con i compagni che con se stesso. Chiaramente il suo punto debole resta la fisicità avversaria e la pressione nei suoi confronti, ma un po’ come per tutta la squadra”.

In concomitanza con le assenze di due giocatori come De Vico e Ferrero, nelle sconfitte subite il fattore fisico ha pesato molto?
“Il fattore fisico e atletico, mancandoci due giocatori come Ferrero e De Vico, può essere un problema. Contro Cantù e Cremona, che tecnicamente probabilmente hanno meno di noi, abbiamo pagato molto la fisicità dei loro interpreti e così nelle altre gare. Penso che ancora soffriremo di questo in campionato, anche se mi auguro di sbagliarmi, ma resto convinto che possiamo superare questo limite con il rientro dei due giocatori attualmente ai box e magari usando le nostre armi in maniera diversa, come ad esempio la zona a Trento, oppure la ricerca degli uomini meglio piazzati in attacco. Non è detto che non si possa ribaltare la situazione di difficoltà che potrebbe venire a crearsi”.

Adesso arriva un mese importantissimo e molto duro per Varese, cosa si aspetta da questo trittico di gare a partire dalla sfida interna contro Milano?
“Da una partita come quella con Milano si possono trarre sicuramente indicazioni positive. Partiamo con il fatto che per la legge dei grandi numeri Milano prima o poi una gara dovrà pur perderla e speriamo sia contro di noi. A parte questo, io penso che dovremo fare una gara dando dimostrazione di non uscire mai dal match, giocandoci le nostre armi e cercando di contenere il più possibile la potenza di Milano, ribattendo colpo su colpo. Avremo poi altre sfide importanti come quella in casa con Reggio Emilia, che prima dell’emergenza Covid era forse la più bella realtà del campionato, la corazzata Venezia e poi Treviso e Trieste che sono gare sicuramente alla nostra portata. Infine chiuderemo con Brindisi del grande Frank Vitucci al quale voglio fare un plauso perché secondo me ad oggi è la squadra che gioca il miglior basket del campionato. Sarà un mese impegnativo ma che deve servirci per dare risposte importanti e farci continuare nel nostro percorso di crescita, magari togliendoci altre soddisfazioni come quella di domenica scorsa”.

Alessandro Burin

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