Posticipare di un anno i Giochi Olimpici significa rimandare un sogno coltivato da tempo, tendenzialmente un quadriennio. Fare i conti con il tempo. Ci vuole coraggio ad aspettare, essendo pronti, e ripetersi di continuare a dare il massimo quando il tuo momento era praticamente arrivato. Il faticoso esercizio mentale non sembra turbare Federica Cesarini, canottiera classe ’97 delle Fiamme Oro/Gavirate, oro europeo 2019 nel singolo, già oro mondiale 2018 nel doppio, per la categoria pesi leggeri, ci racconta la sua attesa di Tokyo 2021. 

Federica, c’eravamo quasi. Dopo quattro anni, per colpa di una sfortunata pandemia, cosa significa dover rimandare un sogno “olimpico”?
“Devo dire che non l’ho presa male. In realtà le prime voci facevano pensare ad un annullamento totale delle Olimpiadi di Tokyo, ma questo non è possibile perché ci sono dei diritti e delle licenze che vanno rispettate. Posso dire di essere contenta della posticipazione perché permette di crescere di più sia a me che a Valentina Rodini, mia compagna nel doppio. Non mi sono ancora affermata a livello fisico potrei migliorare molto”.

Non pensi che possa capitare di perdere un pizzico di brillantezza ad un anno di distanza, nonostante la tua giovanissima età?
“No, questo non può succedere. Poi io me la sono sempre cavata anche cambiando specialità. Avere un anno in più a disposizione potrà solo farmi del bene”. 

Tutto questo ti fa onore, dimostri una grandissima determinazione. Dunque come ti aspetti le Olimpiadi e che tappa segneranno nella tua carriera?
“Saranno la conclusione di un percorso, spero il primo di molti. Il mio obiettivo è certo quello di partecipare, ma non solo. Voglio partecipare alle Olimpiadi ma farle bene e se magari capita togliermi qualche soddisfazione perché sento dire sempre da tutti che vanno considerate come una gara e a sé dove può succedere di tutto”. 

Come funzionano gli allenamenti in questo periodo di distanziamento sociale?
“Per ora ci stiamo preoccupando solo di tenere alti i ritmi e la tensione. Dopodiché non so realmente cosa si farà o cosa vorrà fare il nostro direttore tecnico perché poi è lui che decide. Io in realtà non ho perso il trend di allenamento. Per fortuna mi allenavo anche giù a Sabaudia, prima di tornare qui a casa. Lì inoltre ho potuto fare un’esperienza diversa, quella di dividere la casa con una coinquilina”. 

Andiamo alla scoperta del sodalizio con Valentina Rodini, tua compagna del doppio. Come è iniziato il progetto che vi porterà a Tokyo 2021?
“Io e Valentina remiamo insieme dal 2016, appunto quattro anni fa che è il tempo in cui si prepara un’Olimpiade. Ci conosciamo da molto più tempo, circa una decina di anni, eravamo migliori amiche da bambine. Lei era sempre stata più forte di me, io poi ho avuto un exploit proprio nel 2016, mentre lei ha partecipato ai Giochi di Rio. Da quel momento possiamo dire che abbiamo cominciato letteralmente a combattere in acqua. Io confesso che mi divertivo a dare fastidio alla più forte e lei soffriva un po’ la cosa. Mi è capitato poi di batterla e allora abbiamo deciso di provare a fare il doppio. E siamo andate subito molto bene. Siamo arrivate seste in Coppa del Mondo a Poznan sempre nel 2016… ovviamente i litigi non sono mancati”.

Ma dai momenti difficili, lo sappiamo, possono nascere delle opportunità. Quali sono le vostre caratteristiche e cosa vi trasmettete reciprocamente?
“Noi siamo completamente diverse, anche se tutte due determinante. Opposte ma complementari. Possiamo dire che io sono la testa della barca, lei invece è il motore perché ha molta forza e infatti in questo periodo sta andando fortissimo. Avendo tanta determinazione, so dare a Valentina la sveglia giusta, perché lei spesso si sottovaluta quando invece è fortissima. Lei è una ragazza che mi trasmette una voglia di lavorare come nessun altro”. 

Quanto ti manca allenarti con Valentina?
“Ora lei è a Cremona, io sono a Varese. Non so realmente come sarà l’evoluzione di questa annata, ma dei tempi di allenamento con lei non mi preoccupo. Nel canottaggio si dice che quando esci e la barca va, va. Non c’è bisogno di altro, se il feeling c’è lo comprendi subito. Io e Valentina poi preferiamo non esagerare con l’allenarci insieme. Conta di più la qualità dell’allenamento rispetto alla quantità. Ogni tre settimane di remata assieme meglio farne una staccata per recuperare”. 

Sembra tutto molto tranquillo durante le gare di canottaggio, in realtà voi comunicate tanto non è vero?
“Assolutamente sì, anche se poi spesso si preferisce catalizzare le forze sullo sforzo, senza disperdere troppe energie. Per me e Valentina è fondamentale mettersi d’accordo come affrontare la gara. Ci sono dei minuti da passare in acqua e bisogna avere le stesse idee altrimenti non funziona. E le raccomando sempre di dirmi tutto se qualcosa non dovesse funzionare durante la gara, a costo di perdere forza”. 

C’è qualcosa di te che hai riscoperto in questi tre mesi di stop forzato?
“Ho cominciato a fare yoga che avrei sempre voluto fare. Devo dire che mi aiuta molto nel rilassarmi, il che mi serve abbastanza. Questa è stata una bella scoperta. Nel frattempo ho ripreso gli studi di Scienze Politiche che avevo abbandonato proprio per le Olimpiadi. Appena ho saputo della posticipazione non ho voluto sprecare altro tempo per laurearmi”. 

Manca più di anno alle Olimpiadi di Tokyo. Come ti aspetti e cosa ti aspetti da questa lunga attesa?
“Sarà di sicuro un anno tosto, la stagione non sappiamo come si articolerà ma di impegni ne avremo. Forse gli europei o gli italiani a ottobre. La stagione si concluderà tardi. Finire una stagione a ottobre significa anche avere poco tempo per preparare quella dopo perché a novembre ricominceremo. Quello che spero è mettere altri mattoncini nel mio percorso verso le Olimpiadi”. 

Alessio Colombo

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