L’Italia è ormai entrata nell’ottica della ripartenza e della Fase 2 dell’emergenza coronavirus, che ha confinato il paese in uno stato di lockdown per due mesi. Uno stop necessario per contrastare la pandemia che sta colpendo il mondo e mietendo vittime in numeri elevati, ma che avrà e sta portando, ripercussioni dal punto di vista economico devastanti in ogni settore dell’economia mondiale.

In Italia una delle questioni più discussione e controbattute è sicuramente legata alla ripresa dello sport. Ogni giorno assistiamo a dibattiti tra Il Ministro Spadafora, il Presidente del Coni Malagò e le diverse Leghe e Federazioni delle discipline sportive su termini e modalità di ripartenza delle attività dopo questo stop. Le tematiche, i termini, le modalità con le quali poter ripartire in sicurezza si prefigurano come un enorme rebus da dover decifrare per permettere ad atleti e addetti ai lavori di svolgere il proprio mestiere in sicurezza. 

Per tale motivo il CONI ha consegnato al Ministro dello Sport un report denominato “Lo sport riparte in sicurezza”, stilato secondo le indicazioni del Politecnico di Torino e della Federazione medico-sportiva italiana. Un vademecum di 404 pagine che indica per filo e per segno tutte le procedure da applicare per far ripartire lo sport senza creare ulteriori contagi. Ma l’applicabilità alla lettera di queste misure sembra quasi impossibile, soprattutto per sport di squadra con contatto, come possono essere il basket, il calcio ed il rugby.
All’interno del report sono certificati gli indici di rischio per le 387 discipline sportive presenti nel nostro paese. Vi è una suddivisione degli sport in categorie di rischio, che vanno dalla categoria 1, riguardante gli sport singoli, svolti all’aperto e considerati meno pericolosi, alla categoria 8, quella di massimo rischio a livello di contagio.

Ad esempio la pallavolo viene considerata di categoria 5 perché, pur essendo uno sport di squadra, le due compagini sono separate dalla rete durante il gioco, anche se particolare attenzione viene riservata ai momento di impatto più ravvicinato, come schiacciata e muro. Il tennis viaggia per due categorie, la 3 per il singolo e la 6 per il doppio.
Parlando degli sport di squadra con il campo condiviso invece, calcio, rugby e basket fanno parte della categoria 7, ad elevatissimo rischio di contagio. Un indice che prevede raccomandazioni quali mascherine e distanziamento in panchina, oltre che tamponi agli atleti 48 da effettuare ore prima della partita. In ultimo chiude l’indicizzazione di pericolosità la scherma con indice 8, il massimo grado di pericolosità possibile nella scala. 

Ripartire quindi appare un’azione sempre più complessa e che ha come alleato migliore il tempo e la speranza che si porti via con se questo pandemia, per permettere ad un istituzione importantissima della nostra società, come lo sport di non sparire dalla quotidianità della vita dei cittadini. 

Alessandro Burin

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