Lunedì 9 marzo, alcune ore prima della presa di posizione del CONI, la FISG ha annullato i playoff del campionato di IHL e ha deciso di non assegnare il titolo 2019/2020. Qualche giorno dopo ha fermato tutti i tornei di hockey ma anche ogni manifestazione sul ghiaccio prevista nelle prossime settimane, in osservanza al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per prevenire la diffusione del Coronavirus.
Nel giro di poche ore, dunque, la speranza dei Mastini Varese di proseguire la corsa verso la conquista del titolo di IHL è svanita. A commentare a caldo la scelta con tristezza ma insieme con volontà di guardare subito al futuro del club è stato il presidente giallonero Matteo Torchio; ora, a distanza di poco più di una settimana, a parlare è il coach dei varesini Massimo Da Rin.

Come ha accolto la decisione di sospendere il campionato e di non portarlo alla conclusione?
“Siamo di fronte ad una situazione eccezionale, che non si era mai vista prima e secondo me i provvedimenti presi dalle istituzioni e dalla stessa FISG sono stati giusti. Non sarebbe stato possibile proseguire in un momento simile, nemmeno a porte chiuse. Detto questo, tuttavia, mi è rimasto molto amaro in bocca per come è andato il finale di campionato dal punto di vista sportivo”.

Perchè?
“Perchè sentivo che potevamo davvero arrivare fino in fondo. Durante i playoff, ad esclusione di Franchini, ho sempre avuto la squadra al completo sia durante gli allenamenti, sia per le partite casalinghe ed esterne, il gruppo era unito e contro il Caldaro, che reputo l’avversario più difficile di tutti, abbiamo giocato benissimo e abbiamo chiuso i conti in tre partite. Le serie degli altri quarti di finale, invece, sono state molto più combattute e potevano riservare sorprese. Un po’ di rammarico per come sarebbero potute andare le cose, insomma, mi è rimasto”.

Siete riusciti a salutarvi o la decisione è arrivata troppo in fretta?
“Ho visto i ragazzi per l’ultima volta sabato 7 marzo, il giorno di gara-3 dei quarti di finale, e ho dato loro appuntamento a martedì 10 per la ripresa degli allenamenti. In realtà, in quell’arco di tempo è stato bloccato tutto e non c’è stato modo di salutarci di persona. Su Whatsapp, invece, ci siamo sentiti più volte e ci siamo salutati e ringraziati per la bella stagione fatta. Sicuramente quando tutto questo sarà finito ci sarà modo di vederci e, magari, di organizzare qualcosa anche con i nostri tifosi”.

Qual è il ricordo più bello che conserva di questa annata?
“Sono due. Abbiamo battuto il Merano durante il match di andata della prima fase davanti al nostro pubblico ed è stata una grande emozione. E poi, non meno importante, l’altro grande successo è stato quello di aver riportato i tifosi al palaghiaccio e aver fatto ritornare l’entusiasmo per l’hockey a Varese. I tifosi non ci hanno seguito solo in casa, ma hanno fatto sentire il loro grande supporto anche in trasferta e a Merano, in occasione delle finali di Coppa Italia, sono arrivati in massa e sono stati straordinari”.

Cosa può dire del suo futuro?
“A Varese sto bene e, per quanto mi riguarda, ci sono tutti i presupposti per continuare a lavorare insieme. La società è seria, il presidente Torchio è di parola e mi piacerebbe proseguire alzando ancora di più l’asticella. Ci saremmo dovuti vedere nel corso del mese di marzo per definire i programmi, ma la situazione del Coronavirus al momento non lo consente. Qualche giocatore, per altro molto forte, mi ha chiesto informazioni su Varese, ma per ora non c’è nulla di concreto. Ciò che è certo è che per la prossima stagione mi piacerebbe avere qualche giocatore professionista in più o qualche studente universitario in più che riesca a gestirsi lo studio in modo autonomo e non abbia problemi di lavoro. Non è semplice avere in gruppo molti lavoratori che, giustamente, devono conciliare gli impegni lavorativi con quelli dell’hockey e non possono essere sempre presenti”.

Quanto a lei, come sta vivendo questo periodo in cui tutti stiamo a casa?
“Sono a casa ad Aosta con la mia famiglia e, come dappertutto, non possiamo muoverci. Questo non mi pesa più di tanto, però, perchè ho molte cose da fare che ho lasciato in arretrato come programmare i prossimi appuntamenti, ordinare i fogli degli allenamenti e prendere informazioni sui giocatori. Qui c’è pochissima gente in giro e c’è un silenzio assoluto”.

Tra i vari appuntamenti saltatati ci sono anche gli Europei di para ice hockey e lei è il ct della nostra nazionale. 
“Non credo si possano riprogrammare in una diversa collocazione, magari a settembre. Ho la sensazione che siano saltati definitivamente. E’ una manifestazione importante, ma meno dei Mondiali dell’anno prossimo o delle Paralimpiadi e non credo si possano recuperare. Sono convinto che i soldi risparmiati dalla Federazione per questa edizione degli Europei possano essere investiti per organizzare raduni allargati anche alle nuove leve e per fare allenamenti congiunti con le nazionali di Canada o degli Stati Uniti. I nostri giovani sono davvero interessanti e hanno bisogno di crescere e di vedere come si lavora da altre parti. Uno dei più talentuosi è sicuramente Alessandro Andreoni, fratello di Marco: potrà essere uno dei punti di riferimento per le Olimpiadi di Cortina-Milano 2026.

Laura Paganini