Il Gran Re dei Persiani Serse, il quale, per inciso, non ha mai attirato le mie simpatie  – un pallone gonfiato col cervello di una triglia – nei momenti di relax, si allungava come un geko sul suo trono d’oro massiccio, almeno sino al momento in cui sono comparsi Temistocle ed Euribiade … Bene, comodamente depositato sul divano stile otaria spiaggiata nel vano tentativo di imitare il rampollo della stirpe degli Achemenidi, dolcemente cullato dalle note di Michel Petrucciani, condivido la scelta motoria del componente più giovane di Casa Caccia che dichiara perentorio “vado a correre in giardino”. Già. E mi viene da pensare. Correre.

Sua Maestà Prof. Enrico Arcelli, mai abbastanza rimpianto, scrisse un vero e proprio trattato, il libro CORRERE È BELLO, che divenne il quinto Vangelo ai tempi dell’Isef, sviscerando, primus inter pares, ogni aspetto tecnico, agonistico e didattico dello schema motorio più stimolante. Ma come si è arrivati all’uomo che corre?

A meno che non si sposi la tesi creazionista, la Scienza ci racconta di un’evoluzione che ha visto l’essere umano affinare le proprie abilità sino a raggiungere lo status di Homo Sapiens. Ora, quanto sapiens proprio non saprei dirlo, visti i disastri che abbiamo saputo combinare, ma tant’è. E l’evoluzione motoria ha fatto in modo di plasmare una macchina perfetta, pronta all’uso. Da Australopiteco bipede, l’Uomo correva per necessità, in quanto da essa dipendeva la sopravvivenza dell’individuo stesso, per inseguire animali fuggitivi o per muovere guerra, trasformando la corsa in un’arma tale quale una fionda, o un sasso, o un pezzo di legno. Gli Yellowjackets, gruppo di jazz rock americano, nel 1993,  dedicarono alla corsa addirittura un album, RUN FOR YOUR LIFE, che celebrava l’importanza di questo semplice gesto motorio. Evoluzione significa conquista ed ecco, allora, che nel corso della storia umana, il correre si trasforma prima in piacere, poi in competizione, celebrata, in primis nell’Ellade, con i primi giochi sacri agli dei.
Ma se pensiamo al puro gesto tecnico della Corsa, ossia porre un piede avanti all’altro con un minimo tempo di volo, non possiamo tralasciare, per dirla come la Allman Brothers Band, where it all begins. E qui dobbiamo citare il genitore del sopracitato Serse, il Gran Re dei Persiani Dario, il quale proprio non poteva fare a meno di stuzzicare i Greci per le sue manie di grandezza. E nel 490 a.c. il pavone achemenide mosse guerra all’Ellade. Nella piana di Maratona si consumò la madre di tutte le battaglie. I Persiani erano numericamente il triplo degli ateniesi, ma non sapevano correre… Sì, avete capito bene. Furono sorpresi dalla tattica folle voluta da Milziade – un mio eroe da sempre – che decise di CORRERE INCONTRO alla massa persiana. Opliti trasformati in carri armati. Corsero come non ci fosse un domani. E stravinsero. Mancava l’ultimo sforzo, avvisare i concittadini di Atene che la vittoria era loro! Fu incaricato Filippide. Quest’uomo CORSE per 42 kilometri. Il resto è storia. La corsa di Maratona, ancora oggi, richiama l’impresa del campione ateniese. Ed il suo grido “Nike, Nike!” ossia vittoria, fu ripresa dalla celebre casa di abbigliamento sportivo che noi chiamiamo “Naik” a perenne ricordo di un’impresa epica.

Nel corso dei millenni, la Corsa ha assunto stili e metodiche variegate, allenamenti specifici, interpretazioni diversificate a seconda degli Sport. Tra gli Schemi Motori di Base, correre è il mio preferito. Puoi rivestirlo di mille significati, è ludico, oppure allenante, o ancora competitivo. Aveva ragione il mio prof. Arcelli, Correre è bello. Così, semplicemente. E, dunque, anche il sottoscritto ridotto ad un cetaceo dalla dannata clausura, eleva le stanche membra e, come un Filippide bosino, raggiunge il Caccino in giardino. Cuffiette, musica degli EWF e via di corsa, verso l’infinito e oltre…

Marco Caccianiga

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