Non ci poteva essere risveglio più dolce per tutto il mondo della Pallacanestro Varese che, a 22 anni di distanza dall’ultima volta, torna a trionfare sul campo della Fortitudo Bologna, ottenendo così la seconda vittoria su due gare di campionato e godendosi la testa della classifica che ora vale praticamente nulla ma è sempre una bellissima sensazione.
La vittoria, quella di ieri sera della Openjobmetis per 83-88, è frutto di tanti fattori diversi ma che si incastrano alla perfezione l’uno con l’altro, in uno spartito che lascia in visibilio i tifosi.

Si può partire dal lato squisitamente tecnico che recita un 17 su 34 nel tiro da 3 punti, che vuol dire 50% e che entra nella top ten delle gare con la miglior percentuale dalla lunga distanza di tutta la storia biancorossa, piazzandosi al quinto posto, con la gara contro Reggio Emilia del 2014/2015 che fa registrare il record con 19 tiri realizzati.
Un dato ancora più importante parametrato al fatto che questa è una squadra che, a differenza del passato recente, vive di un sistema d’attacco decisamente più dinamico ed imprevedibile, fatto di tante soluzioni e non relegato all’iniziativa pura del singolo.

Qui la scena se la prende uno Strautins in versione top player: a 22 anni segna la seconda gara in doppia doppia, lo fa con 14 punti e 12 rimbalzi, con una gara di una fisicità disarmante, costringendo Happ agli straordinari, come se fosse già poco impegnato con Scola. Ma non è l’unico Arturs, perche ormai è una certezza quel De Vico (12 pt per lui), uomo chiave della squadra, capace di dare sostanza sotto il ferro ed in difesa e di sapersi assumere la responsabilità di tiri pesanti, specialmente da tre punti, mettendoli quasi sempre a segno.
Il tutto corredato da una bellissima prova di Toney Douglas, anarchico campione, autore di 20 punti e che sta ritrovando la forma dei tempi migliori e che pesa come un macigno nell’economia di squadra, non solo in attacco ma anche in difesa.

La squadra non è, come tanti potrebbero pensare, Scola dipendente, in una partita da essere umano per El General, ma è capace di coinvolgere e responsabilizzare tutti i giocatori, elevando il livello di imprevedibilità ed il numero delle armi a disposizione di coach Bulleri.
Ecco, proprio Bulleri, allenatore profetico che alla vigilia della sfida con Brescia aveva chiesto una squadra che facesse innamorare i tifosi, ottenendo una vittoria entusiasmante al supplementare, densa di quell’adrenalina che fa innamorare i tifosi. Si è poi ripetuto nel suo mantra profetico alla vigilia della sfida contro la Fortitudo, chiedendo una squadra capace di non sentire la differenza tra il giocare in casa ed in trasferta ed ottenendo l’esatta risposta.

Una delle principali dimostrazioni della crescita della squadra sta poi nella capacità di non perdere mai quell’intensità di gioco nei momenti salienti del match, riuscendo ad abbinare una cattiveria ed una pressione difensiva altissime ad una fluidità e freddezza offensiva eccezionali. Il tutto unito ad una maturità di squadra che sbalordisce, pensando al rinnovamento tecnico e anagrafico effettuato dalla società e che sta dando risposte in termini di personalità e carisma in campo ben al di sopra delle aspettative.
Un quadretto molto più che felice, che si appresta a vivere la settimana più importante dell’anno a Varese, quella che porta al derby con Cantù, con la chiara idea per la Openjobmetis di non interrompere questo filotto e continuare a guardare tutti dall’alto, che anche se all’inizio non vale molto, è pur sempre una bellissima sensazione.

Alessandro Burin

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