“Il calcio, che è uno sport molto di contatto, può solo che peggiorare la situazione che stiamo vivendo”. Comincia così l’osservazione di mister Alessandro Devardo del Ceresium Bisustum riguardo a questa triste pagina non solo dello sport ma della nostra quotidianità. Il calcio, nel nostro specifico il calcio dilettantistico, è stato bloccato proprio sul nascere dopo appena quattro partite di campionato.

Pensi che a febbraio si possa iniziare?
“Spererei di riprendere, sono assolutamente favorevole. Sia a me che ai miei ragazzi piacerebbe iniziare a febbraio, ma il problema è che non dipende da noi, bisogna vedere come evolve il tutto”.

E come si potrebbe concludere il campionato?
“Sinceramente il discorso di finire il campionato con un solo girone non mi piace molto o anche il fare i play-off e play-out non mi fa impazzire. Mi piacerebbe giocare tutte le partite in programma anche perché allungare di un altro mese o mese e mezzo anziché finire il 31 maggio non cambia molto”.

Gli allenamenti come si potranno svolgere secondo te?
“Questo è l’aspetto più difficile nel nostro sport. Le difficoltà arriverebbero pure negli spogliatoi, con gli assembramenti e non si può pensare di fare gli allenamenti senza poi farsi la doccia. O si riprende bene come agli inizi o meglio lasciare stare. A livello atletico si può fare quello che si vuole anche singolarmente, però il calcio è un gioco di squadra e senza partitella i ragazzi dopo un po’ si stufano. Il bello dell’allenamento è anche la partita finale e senza l’entusiasmo va a sparire”.

Ha senso dire ai ragazzi di seguire un certo tipo di allenamento se ancora non si ha la certezza che effettivamente poi si potrà riprendere?
“Abbiamo dato loro un programma, è sempre meglio che si allenino invece che stare sul divano (ride, ndr)”.

Inevitabilmente questo periodo inciderà sulla condizione fisica dei ragazzi ma quanto lo farà a livello mentale?
“Alcuni ragazzi erano già titubanti nel riprendere la stagione anche per dei problemi loro. Ad esempio, ho in squadra dei ragazzi attorno alla trentina e penso tra me e me ‘Ma l’anno prossimo riprenderanno?’. Si ritrovano ancora stoppati e arrivano a chiedersi chi glielo fa fare a continuare a giocare. Non è facile per loro trovare ancora degli stimoli”.

Roberta Sgarriglia

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