Nulla di nuovo sul fronte dilettantistico, se non l’ennesimo rinvio che, per ora, proroga la sospensione del campionato di Serie D fino al prossimo 13 di aprile. Si divaricano ancor di più i lembi di una ferita aperta in una stagione tanto martoriata dall’emergenza Coronavirus quanto da dell’incertezza sui provvedimenti presi finora. Da un lato chi vuole assolutamente portarla a termine, dall’altro chi si prenderebbe volentieri la briga di dire basta. Tra gli esponenti di quest’ultima fazione c’è il presidente della Castellanzese, Alberto Affetti.

Presidente, lei sin da subito ha dimostrato di essere a favore della sospensione totale del campionato. Come apprende questo ulteriore rinvio?
“Sono ancora convinto che si debba concludere tutto qui. Solo gli interessi possono essere contrari a questo. Lo sport è finito, non possiamo essere condizionati dalla mascherina anche nello scendere in campo, ipotizzando una possibile ripresa. Le speranze sono legate al trovare una cura al Coronavirus. Chi pensa di far riprendere il campionato penso che abbia qualche problema, a mio avviso non c’è spazio logistico. E sarà a rischio anche l’inizio della stagione suggestiva. Al di là della voglia, che è lecita, bisogna guardare in faccia alla realtà. Penso che questo campionato sia finito già da tempo”.

C’è anche chi ipotizza di far concludere la stagione solo a quelle squadre che si trovavano nelle zone “calde” prima dello stop. È una soluzione percorribile?
“Mi chiedo come sia possibile che una squadra, ferma da mesi, possa rimettersi in forma per così breve tempo. Non ci sono le condizioni oggettive per ripartire. Siamo in guerra, è inutile negarlo. Un guerra diversa da quella convenzionale. Quando si è in guerra i soldati sono sotto legge marziale. Ci sono delle condizioni che nelle situazioni normali non ci sono. Pensare di fare sport in questo momento è, se non altro, fuori luogo”.

I tifosi neroverdi possono stare tranquilli? Quando si ripartirà la Castellanzese ci sarà ancora?
“Tutto lo sport avrà dei tagli, se le aziende non fatturano come possono fare da sponsor. Molte squadre non ci saranno più l’anno prossimo. Indubbiamente oggi nessuna società può essere sicuro di niente, a meno che non saltino fuori cisterne piene di monete. Tutte le società sono a rischio. Il mio obiettivo è continuare con la Castellanzese, ma non dipende solo da me”.

Perché ancora nessuno dalla Lega Nazionale Dilettanti ha avuto il coraggio di dire “finiamola qui”?
“Stanno temporeggiando, perché sanno benissimo che non sarà possibile ripartire. Vogliono che sia il fato a decidere, ma sono consapevoli che non possono riprendere con il calcio dilettantistico. Anche se per una serie di interessi, devono dire così. Penso che per un altro mese non saranno prese decisioni”.

Lei è titolare, prima che della Castellanzese, di un’azienda che da anni sostiene la causa neroverde. Come sta affrontando questa situazione?
“Stiamo lavorando, per fortuna possiamo ancora farlo, almeno fino a quando avremo le materie prime. Per la prima volta dopo 60 anni saremo in cassaintegrazione. E questo la dice lunga…”.

Ha avuto modo di confrontarsi con la dirigenza? Avete programmato qualcosa per affrontare i prossimi mesi?
“Ci confrontiamo tutti i giorni, ma la realtà è che si finisce per dirsi le stesse cose, non sappiamo ancora cosa faremo. Quando c’è la guerra sai che ti può passare sopra la testa un aereo da un momento all’altro pronto a bombardarti. Molte persone fra poco non mangeranno più perché gli stabilimenti chiuderanno tranne le aziende quotate in borsa. L’unica cosa che si può dire è che noi lotteremo fino all’ultimo tenere vivo tutto quanto”.

Alessio Colombo