È uno di famiglia ormai Fabio Infantino a Caravate. Una storia che, tra giocate, tocchi e prestanza, dura da 4 anni e che ha creato un solido rapporto di amicizia e rispetto con tutta la squadra. In panchina pure lui ora e, come tutti gli altri, non vede l’ora di poter rincorrere quel pallone di nuovo, con la stessa passione di prima, se non di più.

Che cosa ne pensi di questo periodo?
“È molto strano. Giustamente bisogna stare a casa e quindi non possiamo fare ciò che vorremmo fare come vedere gli amici o, appunto, giocare a calcio. Con queste giornate possiamo solo prendere un po’ di sole e tenerci in allenamento”.

La società vi ha dato un programma da seguire?
“All’inizio quando si poteva uscire ci avevano detto di fare un po’ di esercizio come andare a correre ma da quando non si può più non ci hanno indicato nulla anche perché dovendo stare a casa non riusciamo a fare molto”.

Cosa succederà al campionato?
“Secondo me è giusto sospendere tutto e ripartire a settembre. Ci stiamo applicando tanto nello stare a casa senza uscire e non penso che tra un mese la situazione migliori al punto da permettere di tornare in campo. Alla fine nel calcio bisogna stare tutti vicini. Se si dovesse ritornare a giocare dopo questo grande stop e riprendere gli allenamenti per evitare degli infortuni c’è il rischio di compromettere tutti gli sforzi che si sono fatti fino ad ora. Dispiace per chi era avanti o in lotta per i play-off  ma tutti lavoriamo e questo lo facciamo per svagarci e per divertirci. In questo momento il calcio non è la cosa più importante”.

Era un Caravate che poteva giocarsi i playoff?
“Avevamo avuto un periodo così, poi ci siamo ripresi ed eravamo tranquilli. Non so in che posizione saremmo riusciti ad arrivare ma di sicuro potevamo giocarceli tranquillamente. Siamo un grande gruppo perché nei momenti difficili riusciamo a rialzarci con uno spirito diverso e credo che questo ci differenzi dagli altri. Siamo tutti amici, usciamo la sera insieme e ci sentiamo spesso”.

Roberta Sgarriglia