Come spesso accade, i derby possono essere snodi stagionali importanti dai quali possono partire grandi strisce di risultati positivi oppure portare la squadra che ne esce sconfitta a cadere in un vortice buio dal quale è difficile uscire.
E’ successo questo alla Pallacanestro Varese che, dal secondo quarto del derby con Cantù di qualche settimana fa, sfida alla quale si affacciava forte di due vittorie nelle prime due gare stagionali con avversari come Brescia e la Fortitudo Bologna, si è persa completamente, cadendo in una involuzione di gioco, idee, unione di gruppo e spirito di sacrificio preoccupante. Una situazione che è culminata con la sconfitta fragorosa di domenica sera contro la Dinamo Sassari, partita nella quale i ragazzi di coach Massimo Bulleri è come se non fossero mai scesi in campo.
Il momento richiede una profonda riflessione in casa biancorossa e chi meglio di Toto Bulgheroni, la storia del basket varesino in persona, può cercare di fare chiarezza sul momento della squadra.

Secondo lei quali sono i problemi che sta incontrando la squadra in queste ultime uscite?
“Dobbiamo fare un ulteriore passo indietro rispetto alle ultime uscite. Questa è una squadra che ha molti giocatori nuovi che hanno bisogno di tempo per trovare un’amalgama. A questo bisogna aggiungere il cambio di allenatore che abbiamo fatto poco prima dell’inizio del campionato. Poi bisogna sempre far conto degli avversari contro i quali si gioca contro; purtroppo non vorrei sembrare né monotono né venale, ma abbiamo dei giocatori e una squadra costruita con un certo budget e spesso, per non dire quasi sempre, ci troviamo ad affrontare roster costruiti con una potenza economica maggiore della nostra. In linea teorica questo porta a giocare contro a squadre composte da atleti che a livello di tecnica, esperienza e fisico hanno qualcosa in più dei nostri. Per quanto riguarda l’ultimo periodo, io non sono molto preoccupato. Nella mia carriera ne ho visti tanti di momenti così e la mia ricetta per superarli è fatta di tre ingredienti: un’analisi delle criticità del momento, un po’ di serenità nel valutare le difficoltà e poi il lavoro”.

Come si spiega questo rendimento ben al di sotto delle attese di Ruzzier e Douglas?
“Non mi piace andare troppo nei singoli perché non lo trovo giusto. Alla luce di quello che abbiamo visto adesso, sicuramente abbiamo giocatori dai quali stiamo ricevendo il risultato sperato e da altri meno. Chiaro che i giocatori che sono un po’ indietro ora hanno bisogno di più supporto ed aiuto. Per quanto riguarda Ruzzier, forse pochi lo sanno, ha fatto il covid a marzo, situazione che gli ha fatto perdere 6 kg di massa muscolare e non gli ha permesso di allenarsi per vario tempo. Ha bisogno di riprendersi, quindi, in primis fisicamente e di conseguenza anche la responsabilità grossa che ha addosso gli sarà più facile da gestire in una situazione fisica migliore. Stesso discorso vale per Douglas che da febbraio non ha potuto giocare e dobbiamo cercare la giusta collocazione ed il giusto contesto di gioco per valorizzarlo al meglio. Nessuno vuole fare processi, anzi, dico che solo tramite il lavoro si può migliorare il proprio rendimento ed è una cosa che entrambi i ragazzi vogliono fare. Sicuramente tutto lo staff sa cosa fare per aiutarli in questo”.

Cosa si aspetta dall’arrivo di Jones in squadra e cosa l’ha delusa di più di Andersson, sul quale aveva puntato forte quest’estate?
“Andersson quest’estate è stato una scommessa. Un ragazzo che per quello che avevamo visto ci sembrava avere delle caratteristiche buone per giocare nel nostro campionato. Un bravissimo ragazzo che però purtroppo a livello fisico e di impatto in un ruolo come quello da 4 vediamo che soffre molto. Quello che ci aspettiamo da Jones è proprio questa fisicità che finora ci è mancata e che speriamo lui ci possa portare”.

Lei ci ha messo la faccia quando c’è stato il cambio di allenatore da Caja a Bulleri quest’estate ed il primo a credere nelle capacità del coach di Cecina. Cosa le sta lasciando il Bullo da allenatore in questi primi mesi?
“Bulleri è difficile definirlo un novizio come allenatore. Era uno che aveva già iniziato a studiare in campo da allenatore 5-6 anni fa quando era ancora giocatore qui da noi a Varese. La sua lunga esperienza di grande playmaker in campo, con Campionati vinti, Olimpiadi, Mondiali ed Europei giocati, uniti ad esperienze vissute insieme a grandi allenatori come Obradovic, Tanjevic, Messina, Recalcati, non può avergli fatto che bene ed aver accresciuto il suo bagaglio cestistico che era già grande per uno che da play ha vissuto di pallacanestro per anni. A questo certamente va aggiunta una qualità di saper ricavare il massimo dai giocatori che si hanno a disposizione che Bulleri deve dimostrare ma che sono certo riuscirà a fare, perché questa è una qualità indispensabile per un allenatore e soprattutto quando si allenano squadre come la nostra non certo infarcite di campionissimi, ma di ottimi giocatori che vanno valorizzati al massimo. Io sono convinto della scelta fatta e so che Bulleri ci ripagherà”.

Alessandro Burin

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