Questo semi-lockdown ci sta facendo rivivere una situazione che abbiamo già vissuto mesi fa e che, speravamo, non accadesse più. Ci siamo rialzati, o meglio, ci stavamo provando e nel giro di poco siamo stati costretti a dover cambiare le nostre abitudini, di nuovo.
Lo sport è stato il primo ad essere bloccato con il progressivo aumento dei contagi e, tra le tante associazioni sportive del territorio che stanno affrontando queste difficoltà, c’è l’Asd Gym77, nata ufficialmente nel settembre 2017, la cui attività principale è la ginnastica artistica. Propone corsi per bambini dai 3 anni in su, ma non solo perché sono anche i più grandi che si dilettano e si mettono in gioco. In parallelo, offrono pure corsi di calisthenics. Gli allenamenti di artistica si svolgono nelle palestre di Gemonio e Travedona mentre quelli di calisthenics in quella di Cocquio Trevisago. Di questa situazione complessa e al contempo fragile ne ha parlato Ilaria Monti, responsabile ginnastica artistica.

Come vi eravate organizzate per riprendere gli allenamenti finito il primo lockdown? Anche a livello sicurezza e protocolli da seguire.
“Dopo il primo lockdown ci abbiamo messo un po’ a riprendere sia per la situazione di stallo che c’era, in cui non si capiva bene quanto sarebbe potuta durare ancora, sia a causa di alcuni miei problemi in famiglia. Quindi, siamo partiti verso metà aprile con delle settimane di prova proseguendo così fino a giugno. Poi alla fine di giugno abbiamo aperto un camp estivo, il “Gym77 Summer Camp”, andato avanti per 9 settimane fino all’inizio della scuola. La settimana prima dell’inizio ero un po’ titubante, pensavo ‘Ma ci conviene partire? Sarà sicuro?’, ma se c’è una cosa che ci caratterizza è la nostra forza; siamo poche ma buone. Alla fine, abbiamo avuto molti partecipanti, tanto che il camp doveva finire il 15 agosto, ma su richiesta dei genitori lo abbiamo riproposto per altre due settimane. È stata una scelta vincente e molti poi si sono iscritti a settembre.
Le regole da seguire erano tante, massimo sette bambini per gruppo, tutti distanziati e seguiti sempre dalla stessa maestra. La palestra veniva divisa in quattro postazioni differenti, ogni gruppo aveva il suo materiale e, quindi, la sanificazione risultava più veloce. Inoltre, avevamo la possibilità di usare tutta la parte esterna alla palestra, così da avere più spazio a disposizione”.

Hai notato un calo o un certo timore nei ragazzi e nelle loro famiglie in questo periodo?
“C’è stato qualcuno che mi ha detto, in maniera esplicita, che a causa della situazione Covid preferiva non venire più ma sono stati un paio su 120 bambini. I genitori avevano voglia di far riprendere le normali abitudini ai loro figli. Poi, non potendo entrare in palestra ho consegnato loro un protocollo di quello che facevamo e si fidavano di noi”.

Parlando di questo ulteriore stop, come l’hai preso?
“Ad essere sincera è stata una doccia fredda, non pensavo proprio. I protocolli c’erano e venivano rispettati. Per fortuna non c’è mai stato nessun caso da noi, ma eravamo già d’accordo di non far venire in via precauzionale quel bambino che fosse venuto a contatto con un positivo”.

E come vi state comportando adesso? Avete fatto qualcosa come alternativa ai classici allenamenti?
“Siamo ben rodate e, dopo aver capito come muoverci, siamo partite subito. Facciamo gli allenamenti online, dal lunedì al sabato, sempre con i bambini suddivisi in piccoli gruppi e seguiti da una sola insegnante, mantenendo la linea di quello che era stato fatto durante l’estate. Naturalmente non è la stessa cosa che in presenza, però c’è affluenza e per chi non vuole seguirli è stato fatto un programma di allenamento scritto. Abbiamo deciso di mantenere le stesse quote, senza aumentarle, per andare incontro alle famiglie in questo periodo delicato. Per coloro che avevano pagato la quota durante il primo lockdown, senza usufruirne, abbiamo mantenuto il credito per la nuova iscrizione e in molti, quindi, non hanno neanche pagato l’iscrizione. La nostra filosofia è di dare a tutti la possibilità di frequentare i nostri corsi. Non sono ottimista per la ripresa a dicembre, secondo me prima di marzo non si torna in palestra”.

Hai avuto un aiuto concreto da parte dello stato?
“Su questo aspetto non mi lamento. Quello che penso è: meglio un poco per tutti piuttosto che ad alcuni tanto e ad altri zero.
Secondo me quello che potevano fare lo hanno fatto. La loro presenza la sento e da questo punto di vista sono fiduciosa. Poi, le scelte sono scelte”.

Roberta Sgarriglia

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