Tra le squadre già pronte a ripartire in vista del prossimo campionato vi è senza dubbio la Varesina, che nella scorsa stagione si è classificata terza, a un solo punto dal secondo posto, e in questo calciomercato ha rinforzato ulteriormente la rosa con ottimi elementi. Uno dei colpi più importanti è quello di Andrea Mira, centrocampista classe ’95 che dopo due annate, prima al Verbano e poi al Busto 81, torna a vestire i colori rossoblù.

Da vincitore del campionato, ti sarebbe piaciuto passare in serie D?
“Sì, mi sarebbe piaciuto molto, però la società Busto 81 non esiste più e non fa realmente parte del Città di Varese. Era prevedibile, perché in caso di fusione è difficile che si continui con il progetto tecnico di prima. Io sinceramente, sapendo come vanno a finire le situazioni di questo tipo, avevo capito subito che non ci sarebbe stata l’opportunità di andare in D perché una società nuova punta sulle risorse che conosce già, e difatti nessuno dei miei ex compagni del Busto è rimasto”.

Torni alla Varesina con cui hai già giocato in due occasioni. Cosa ha influito sulla tua decisione?
“Per me è sicuramente un grande motivo di orgoglio tornare in questa società in cui mi ero già trovato bene. È bastata una telefonata per convincermi perché è un gruppo impeccabile che ha tanta ambizione e non fa mancare nulla a noi giocatori. Un altro fattore importante per il mio ritorno è la possibilità di ritrovare tanti ragazzi con cui ho già avuto modo di giocare, come Allodi, Spadavecchia, Broggi, Amelotti. Insomma, la scintilla è scattata immediatamente”.

La squadra si è rafforzata per essere protagonista. L’obiettivo è il primo posto?
“Con quello che è successo quest’anno credo che nessuna squadra abbia potuto fare un mercato da primo posto, a parte forse il San Giuliano che se l’è potuto permettere. Noi però ci siamo attrezzati per fare bene, e questo potrebbe significare vincere il campionato o arrivare ai playoff. Non sono uno che gareggia per partecipare, però preferisco non sbilanciarmi. Se ci saranno le possibilità, è inutile nascondere che punteremo a quell’obiettivo, ma penso che in generale questo campionato sarà più equilibrato rispetto alle stagioni passate”.

L’anno scorso hai messo a segno 5 gol, un buon numero per un centrocampista. Hai un obiettivo personale per il prossimo campionato?
“Di solito non segno tantissimo, l’anno scorso invece è andata bene anche da quel punto di vista grazie alla squadra che mi metteva nelle condizioni di arrivare in zona gol. Se anche quest’anno, come penso, ne avrò l’occasione cercherò di fare bene anche davanti, ma sinceramente non mi pongo un numero come obiettivo”.

Cosa ti aspetti dalla ripresa dopo così tanti mesi di stop?
“Penso che è importante che finalmente si sappiano le date di inizio. Bisognerà lavorare molto a livello di preparazione, senza arrivare con i giorni contati, perché se normalmente tre settimane andavano bene, in quest’announ po’ particolare ci vorrà più tempo per recuperare la forma fisica. Noi abbiamo già adesso la possibilità di allenarci al campo, ed è una cosa intelligente per riprendere gradualmente. Poi avremo il raduno ufficiale lunedì 10 agosto, con 4-5 allenamenti al pomeriggio per ritrovarci e fare gruppo, dopodiché la preparazione dal 17 per un paio di settimane. Con i primi impegni in Coppa il 13 settembre mi sembra che siano dei tempi giusti. All’inizio, per quanto mi riguarda,penso che sarà un po’ difficile riprendere la routine sport/lavoro dopo tutti questi mesi in cui il calcio è stato accantonato. Sarà anche più complicato rimettersi in condizione, ma penso che una volta passata la fatica dei primi giorni, poi sarà una stagione come le altre, sempre che il virus ci lasci giocare. A questo proposito spero che la Federazione predisponga un protocollo per il calcio dilettanti in modo da stabilire un modus operandi per capire cosa fare nel caso in cui dovessero aumentare i contagi. Ad oggi, in effetti, l’unica cosa certa sono le date di inizio, ma servirebbero anche delle linee guida per essere pronti in caso di altri problemi. Non possiamo essere lasciati allo sbaraglio solo perché giochiamo a livello dilettantistico”.

Silvia Alabardi

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