L’inizio in quel di Vergiate a soli 6 anni, la fine il 15 dicembre con la maglia dell’Arona, nel mezzo una carriera una lunghissima ed indescrivibile: “Ale stai lì un attimino tra i pali” disse il mister a quel bimbo che faceva il terzino e l’ attaccante, e da quell’ “attimino” sono passati trent’anni.
La storia di Alessandro Sivero, numero uno per eccellenza, nacque lì, sul campo di paese, e racconta una lunghissima serie di emozioni e vicissitudini da poterci scrivere un libro. Forse due.
Una vita intera passata sui campi da calcio con gli oneri e gli onori che spettano solo “ai guardiani delle porte”, una vita spesa a difendere quei pali, a metterci la manona per dire di no o a raccogliere palloni in fondo al sacco. Una vita spesa a capire le traiettorie, a non farsi sorprendere, a bloccare il tuo migliore amico, il pallone, e a portarlo al sicuro. Perchè la tecnica prevede questo “Fallo tuo e stringilo al petto”, ma nessuno osa, forse, un più sentimentale “Portalo vicino al cuore”. Il suo scrigno, però, è quello, nasce tutto da lì, fa talvolta un giro immenso, e poi torna sempre lì a far compagnia alle cose che contano di più.

ale sivero_3Partiamo dalla fine: cosa è successo che ti ha obbligato ad appendere i guantoni al chiodo? E quali sono state le prime reazioni? 
Ci è voluto un referto medico per impedirmi di giocare ancora e chiaramente non è la fine che avevo immaginato, fosse stato per me avrei giocato fino a 45 anni ma talvolta la vita ti pone davanti ostacoli che non possono essere superati come vorresti, vedi la salute. Appendere definitivamente i guantoni al chiodo è dura, spero ancora in un miracolo, nonostante sia difficile. Quanto alle prime reazione non mi vergogno nel dire che ho pianto come un bambino, mi sono passati davanti 30 anni di “carriera”, devo dire, però, che ho avuto la fortuna di avere attorno una società e dei compagni che mi sono stati vicinissimi“.

Non era certo la fine che ti aspettavi, a distanza di un paio di mesi come la vivi? Cosa ti manca di più?
No esatto, non era quello che mi aspettavo. Quando giochi pensi solo a divertirti e fare quello che sai fare, inizi a pensare a come sarà l’ultima partita quando la carta d’identità supera una certa soglia. Io sinceramente sognavo mio figlio che mi correva incontro abbracciandomi al termine di ogni partita, ma Lorenzo ha 9 mesi, e ci vorrebbe ancora un po’ di tempo perché tutto questo accada…più avanti avrò nuovi accertamenti, se il no dovesse risultare definitivo, non mancherà una partita di addio. Al di là di questo periodo dove è tutto fermo, le domeniche la tristezza sopraggiungeva, mia moglie e mio figlio fortunatamente mi hanno aiutato a rallegrarmi, ma le mancanze ci sono, lo spogliatoio in primis, ma anche gli allenamenti pesanti, la voglia di giocare la domenica mattina, i riti scaramantici, il riscaldamento isolato da tutti, gli abbracci con i compagni e i battibecchi con gli avversari, l’adrenalina…quanto mi manca l’adrenalina, anche se sono contento di potermi godere la mia famiglia un po’ di più“.

Quanti campionati hai vinto? Ce n’è uno che ti ha emozionato più di altri?
ale sivero_2A dire il vero non ho vinto moltissimo, 3 campionati ed una promozione storica in Eccellenza tramite playoff, con l’Azzate Mornago nel 2008. Quando vinci sono sempre emozioni straordinarie, ma quella che mi è rimasta più a cuore, sicuramente la vittoria del campionato di Promozione con la squadra del mio paese, la Vergiatese. Sono passati 10 anni, lo so, ma questa vittoria la vorrei dedicare a colui che mi ha voluto portare a Vergiate, e che ha sempre creduto in un progetto straordinario ma che purtroppo oggi non c’è più, ovvero Fabio Bosetti, allora vicepresidente della squadra“.

Alti e bassi: difficile riassumere ma se ti chiedessi il momento più bello e quello più complicato, quali sono i primi che ti vengono in mente?
Ce ne sarebbero milioni, le stagioni giocate a Gavirate, Vergiate, Sesto, Dormelletto, Arona e Piedimulera sono state straordinarie, brutti direi l’annata 2015/16 a Besnate, non tanto per come è andata ma per non aver dimostrato ad una società unica al mondo e ai suoi tifosi chi fossi e quanto valessi, talvolta i problemi personali creano disagi alla testa non indifferenti, in questo caso non posso far altro che chiedere scusa a tutto lo staff besnatese e al ds Paolo Pozzi“.

ale sivero_9Secondo te come è cambiato il ruolo del portiere in tutti questi anni? 
Non so dirti esattamente come sia cambiato ma è qualcosa che va al di là della tecnica o della bravura; è un ruolo particolare e ci sono mille modi di interpretarlo e di allenare, ma quando io ero ragazzino la scuola di portieri migliore al mondo era quella italiana, difficilmente trovavi in serie A portieri stranieri, oggi la rotta si è invertita ed un sacco di volte già nei settori giovanili ho sentito frasi tipo “Questo ragazzo è bravo ma preferiamo lavorare sullo straniero alto e fisicato seppur meno dotato”, e si finisce per mettere da parte portieri che invece avrebbero grandi qualità. Purtroppo la scuola italiana sta perdendo valore e credo che questa sia una perdita enorme per il calcio nostrano“.

Nella tua carriera a chi ti sei ispirato? Hai avuto un idolo tra i big e un idolo nel calcio dilettanti?
Da ragazzino pensi di essere o diventare il più forte di tutti… la prima maglia voluta fortemente fu quella di Angelo Peruzzi, che insieme a Francesco Toldo formavano il mix perfetto per me. Nei dilettanti, invece, ho incontrato davvero tanti portieri bravi, ma senza ombra di dubbio posso farti due nomi: Andrea Lucca (ex portiere della Sestese ad inizio anni 2000), e Gianfranco Randazzo (attuale preparatore dei portieri del settore giovanile del Torino)”.

Di solito si chiede se c’è un “erede”: tu hai un tuo pupillo, un portiere magari giovane che stimi particolarmente? 
In Lombardia seguo un po’ tutti i campionati e sicuramente dico, pur non conoscendolo bene di persona, Jacopo Catanese, che nella categoria dove si trova ora non c’entra nulla, e Fabio Catena. Tra i “piemontesi” scelto invece Alessandro Barantani dello Stresa“.

ale sivero_5Tante squadre, tanti mister ma anche tanti preparatori dei portieri: senza far torto a nessuno, ce n’è uno che ti è rimasto nel cuore?
Il ruolo del portiere ti porta a stringere rapporti speciali con il tuo preparatore, che diventa in alcuni momenti il tuo mister, il tuo mentore, il tuo psicologo. Ne ho conosciuti tanti, ma ho avuto il piacere di lavorare con alcuni preparatori molto qualificati. Quelli con cui ho avuto un rapporto “speciale” sono stati mister Carlo Speroni e mister Mario Bonfiglio. Ma voglio assolutamente ringraziare anche mister Corrado Leardi, Antonio Mastorgio, Giorgio Cermesoni, Arturo Consonni, Ermes Berton, Giorgio Nasuelli, Emanuele Crociati e Roberto Paracchini. Un saluto e ringraziamento speciale va anche a Remigio Vicario, che nella stagione 2018-2019 è stato il mio preparatore ma soprattutto un amico, purtroppo però è venuto a mancare. Quanto ai mister dico Luca Porcu (Verbania), Marco Poma (Piedimulera) e Giorgio Dossena (ex Oleggio e Sestese), con quest’ultimo ho un “debito”, forse anche a causa della mia salute non sono riuscito a ripagarlo come avrei voluto e gli chiedo scusa“.

E al tuo amato pallone cosa dici? Qual è stato l’insegnamento più grande che ti ha trasmesso il calcio?
Il calcio è uno sport bellissimo, ma pericoloso sotto il punto di vista emotivo, solo se hai passione infinita e carattere riesci a continuare, perché ad illudersi ci vuole davvero poco. Fare il portiere è stata la mia fortuna, t’insegna a cadere e rialzarti e ti permette di capire prima cosa sta per accadere, e questo ti aiuta anche nella vita. Il calcio mi ha dato amicizie che durano da 20 anni e mi ha insegnato il rispetto“.

ale sivero_6Questo è un momento difficile per il mondo, per l’Italia e per il calcio, come pensi che finirà? E come pensi che ne uscirà il calcio dilettanti?
Il mio parere è che ci sono troppi soldi che girano intorno al calcio e questo forse comprometterà anche il futuro di questo sport dopo un momento del genere. Io sarei per l’annullamento totale e per ripartire ad agosto con gli stessi campionati e le stesse rose, lo so che ci sono squadre che verranno penalizzate, ma ad oggi credo sia l’unica decisione plausibile“.

Hai un rimpianto legato al calcio?
Rimpianti veri e propri no, ma se potessi tornare indietro a 14 anni e cambiare una decisione presa allora, lo farei volentieri, dico solo che forse ciò che sono ora e come sono ora, dentro e fuori dal campo, avrei voluto esserlo prima“.

Chi ti ha sempre sostenuto in tutti questi anni? 
Il mio sostenitore numero 1 è papà: in tutti questi anni è sempre stato in ogni saluto al pubblico pre partita ed ha sempre avuto le parole giuste per me; poi nelle ultime stagioni c’è stata anche Tania, la mia compagna, la mia seconda tifosa e la mia autista privata post partita“.

Quali sono i ringraziamenti più sentiti?
I ringraziamenti sono d’obbligo e allora ribadisco Tania e mio padre, a mia madre dico solo “Grazie di esistere”, grazie a mio fratello che seppur a distanza mi ha sempre fatto sentire un fenomeno, a tutti i dirigenti, presidenti, magazzinieri che hanno lavorato in ogni squadra per non farmi mancare mai nulla, a tutti i tifosi e a tutti i compagni di squadra che mi hanno sempre sopportato, ed infine a mio figlio, che è ancora piccolino ma che insieme alla sua mamma sa regalarmi una felicità indescrivibile“.

ale sivero_10Ma uno come te, con tutta quest’esperienza e questa passione, starà veramente lontano dai campi o vestirà altri panni?
Ad oggi non lo so, spero di poter giocare ancora ma se cosi non fosse, spero di poter diventare un buon preparatore, il pallone non uscirà mai dalla mia vita“.

Infine dai un voto alla tua carriera da 1 a 10. 
In tutta onestà dico 7.5, so che avrei potuto fare di più, ma siamo come portiere che come compagno di squadra ci ho smepre messo tutto me stesso“.

Punto. Anzi, punto e a capo. Ma se l’ultimissimo referto dovesse dare un altro esito? E se invece dovesse confermarlo e spalancare le porte verso un nuovo futuro, in un’altra veste per Alessandro Sivero? Il tempo, come sempre, soffia sulle ferite, dà forma alle cicatrici, scioglie i dubbi e spiega. Ma tutto quello che sarà, sarà un’altra storia. Quella vissuta fino ad oggi è già scritta, ed è bellissima così.

Mariella Lamonica