È nei momenti di difficoltà che emerge la forza di volontà, ingrediente che certamente non manca in casa Accademia Varese. Dopo il successo del video di un paio di mesi fa, i baby biancorossi si sono ripetuti, questa volta spostandosi in cucina dove si sono improvvisati chef. Entrambe le iniziative fanno parte di un progetto più ampio che, come spiega il direttore generale Bruno Limido, è mirato a mantenere alto il morale. “L’entusiasmo deve esserci sempre – esordisce l’ex centrocampista di Juventus e Varese classe ’61 –. E questo discorso vale sia per i ragazzi sia per tutto lo staff. Ma bisogna essere realisti e capire che ad oggi una ripartenza è pressoché impossibile, considerando che anche i professionisti non hanno certezze in merito. In più le scuole sono ferme fino a settembre e verosimilmente lo saremo anche noi, per quanto l’augurio sia quello di riprendere il prima possibile. Dispiace, perché di fronte a quanto sta accadendo siamo inermi e la situazione è deprimente”.

A parte le belle iniziative di cui sopra, siete rimasti in contatto con i ragazzi?
“Siamo sempre in contatto con tutti, abbiamo organizzato sessioni di allenamento online e i mister si aggiornano con vari corsi. Personalmente sento quasi quotidianamente tutti gli allenatori per scambiarci idee e opinioni, anche se preferisco parlare di educatori. Voglio insegnanti che sappiano far crescere i bambini prima di tutto a livello umano, senza tralasciare la tecnica di base che troppo spesso viene dimenticata. Io credo che il calcio sia una selezione naturale: ci si può trovare davanti a un bambino che è un disastro e a uno che è considerato già un fenomeno, ma spesso a distanza di tempo quello più sgraziato diventa, tramite passione, allenamento e supporto, migliore dell’altro che, senza stimoli, non riesce a maturare”.

Senza i tornei estivi, come state organizzando la prossima stagione?
“Il fatto di non poter disputare i tornei è davvero un peccato perché oltre a quello del 25 aprile a Viggiù, ne avevamo in programma altri nel milanese e uno a Verona, organizzato dal Chievo, di tre o quattro giorni a cui avevano aderito tutte le nostre squadre. Indubbiamente perderemo delle belle opportunità, utili per le esperienze dei ragazzi, ma per il futuro ci siamo ripromessi di recuperare tutto: test match, nuovi tornei e tanto entusiasmo. Ci auguriamo di allargare il nostro staff e di aumentare il numero dei tesserati”.

Vista la situazione non potrebbe invece verificarsi l’esatto opposto, ovvero un calo delle iscrizioni?
“In primis speriamo di mantenere il nostro centinaio di iscritti. Siamo consapevoli di aver seminato bene lo scorso anno: quello che vogliamo offrire è una mentalità importante, divertimento e passione, e per questo l’augurio è quello di registrare un aumento dei numeri. L’ambizione di espanderci c’è, ma per farlo dovremo mettere a disposizione dei ragazzi strutture adatte e istruttori validi. Non siamo interessati ad affiliazioni con altri club perché noi vogliamo fare qualcosa di concreto, e finché ci sarà io il vangelo sarà solo uno: campi e allenatori”.

Come si può procedere al riguardo?
“Bisogna lavorare sodo, perché noi vogliamo diventare l’élite del calcio varesino. Siamo consapevoli che ci vorrà qualche anno, ma siamo fiduciosi di potercela fare. Per quanto riguarda gli allenatori mi sono già espresso, e sono orgoglioso di avere a che fare con brave persone cariche di passione ed entusiasmo. Per quanto riguarda i campi e le strutture la situazione è più che tragica. Francamente credo che per la Città Giardino non disporre di centri sportivi adeguati sia una delle vergogne più grandi, e per questo motivo dobbiamo adattarci alla meno peggio. Io sono cresciuto giocando in mezzo alla strada, ma non si può restare ancorati al passato e bisogna offrire qualcosa di più ai ragazzi. In altre realtà, come in Svizzera, ci sono fior fiori di campi e centri sportivi; dobbiamo prendere esempio”.

L’Accademia Varese è una realtà giovane, come si è evoluta?
“La società è nata tra maggio e giugno dello scorso anno per volontà di Sean Sogliano che insieme a Danilo Pugliese, Lorenzo Mariani, Massimiliano Dibrogni e Pietro Pucci, è riuscito a dar vita a questo settore giovanile. Sean mi ha chiamato e mi ha chiesto se potevo portare avanti il loro sogno; non ho potuto dire di no. La parola ‘sogno’ non è usata a sproposito: in questi frangenti il guadagno economico di fatto non c’è, e anzi di soldi se ne rimettono perché non avendo campi e strutture proprie bisogna pagare affitti, acqua ed elettricità. In ogni caso siamo guidati dall’obiettivo di far crescere e portare nuovi calciatori nel mondo professionistico. Vogliamo dare delle chance: io ne ho avute da ragazzino e sono riuscito a sfruttarle, a differenza magari di altri più bravi di me, per cui dobbiamo mettere la nostra esperienza a disposizione di tutti in modo tale da offrire opportunità concrete ai nostri tesserati”.

Non a caso lo slogan in prima pagina nella homepage del vostro sito è: “Gioca sogna… cresci insieme a noi!”. Già da queste parole s’intuisce la determinazione nell’investire sui giovani; è corretto?
“Esatto. Tutti i nostri sforzi sono incentrati a perseguire quel sogno già menzionato in precedenza, un sogno che è condiviso da tutti, ma in particolar modo da Sean che è il vero animatore di questa società. A Varese il nome Sogliano dice molto, lui è davvero legato a questa città, e anche se attualmente è il ds del Padova vuole fare qualcosa di fatto bene qui. Come ho già detto siamo proiettati al futuro e l’obiettivo è quello di realizzare un settore giovanile di assoluta qualità, il migliore di Varese. Un domani potremmo anche diventare il vivaio della Prima Squadra, ma si tratta di un discorso decisamente prematuro dato che passeranno ancora parecchi anni prima che Varese possa tornare ad avere una squadra di livello”.

Detto di Sean Sogliano, cosa significano i colori bianco e rosso per Bruno Limido?
“Varese è stata la mia prima e ultima società, con la quale ho esordito in Serie B a 17 anni e dove ho terminato la mia carriera; anche se la fortuna calcistica l’ho avuta altrove ho sempre un buon ricordo. Quando ho accettato questo incarico tra le motivazioni c’era anche il desiderio di far nascere qualche nuovo Bruno Limido o Sean Sogliano: il mio obiettivo è far sì che qualcuno riesca ad affacciarsi nel mondo professionistico, ricordandosi di chi lo ha aiutato a muovere i primi passi. Esattamente quello che ho fatto io, perché quando sono arrivato in Serie A e alla Juventus non mi sono certo dimenticato dei miei mentori giovanili, come ad esempio Osvaldo Tonelli”.

Proprio in virtù della grande esperienza avuta nel mondo professionistico, quali sono i consigli di Bruno Limido ai giovani calciatori?
“Passione e volontà. I bambini devono in primis divertirsi e devono allenarsi ogni giorno, arrivando alla fine stanchi ma felici. Chi parte con questi presupposti ha già qualche possibilità in più anche se magari non è molto dotato tecnicamente, elemento che deve essere coltivato dagli allenatori. A me piaceva fare calcio e per questo sono riuscito a far strada: non ho mai saltato un allenamento e mi divertivo sempre sia in settimana sia in partita. A livello giovanile il risultato non conta nulla, perché l’obiettivo principale è la crescita del giovane e mi auguro che l’Accademia Varese riesca a portare il numero più alto possibile di ragazzi nel mondo professionistico”.

Matteo Carraro

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