Descrivere a parole cosa fu quell’ 11 maggio 1999 per i tifosi varesini è forse impossibile. Una data che resterà scolpita nel cuore e nella testa di tutti coloro che amano la Pallacanestro Varese e che quel giorno provarono un emozione ineguagliabile negli anni.

Nonostante la società biancorossa abbia una gloriosa storia di trofei alle sue spalle, nel 1999 non siamo più negli anni della grande Ignis, delle 10 finali europee consecutive, del dominio nel basket nostrano ed europeo. Varese quell’anno non parte certo con i favori del pronostico per vincere lo scudetto, vista la presenza di squadre ben più attrezzate per raggiungere l’obiettivo come le due squadra di Bologna, Kinder e Teamsystem e la Benetton Treviso. Eppure nella squadra biancorossa, allenata da Charlie Recalcati, si crea un’alchimia pazzesca che risulterà decisiva.

Una squadra specchio di un basket oggi lontano, guidata da un ceppo italiano di ragazzi talentuosi e determinati, affiatati, soprattutto amici prima che compagni di squadra: Pozzecco, De Pol, Galanda, Meneghin, Zanus Fortes, Vescovi, Giadini, Calamia e Bianchi, con l’aggiunta del killer silenzioso Mrsic, di Santiago e di Van Elsen.
Una squadra fuori dagli schemi e da ogni sorta di possibile pronostico, capace di raggiungere la conquista dello scudetto perché fu un avventura vissuta con  il sorriso ed il divertimento, perché per quei giocatori, per quel gruppo, questo era andare a giocare ed allenarsi, divertimento, come spesso dichiarato dagli stessi giocatori, vedasi Pozzecco.

Lo scudetto della stella, per una squadra stellare che fa brillare ancora oggi gli occhi dei tifosi che c’erano quel giorno. Quell’11 maggio una città intera è riversata nel palazzetto di Masnago, una folla incredibile asserraglia tutta la città in attesa di una festa che non può essere rimandata. 
Una partita storica per Varese, fatta di colpi di scena figli del miglior film thriller, con un protagonista che sa tirare su di se tutto lo spirito di quel momento, Gianmarco Pozzecco. E’ a lui che viene rotto il naso con una gomitata da Nicola, lui che si piega a pulire il parquet, lui che fa un balletto che ha del surreale in una partita così importante dopo una tripla e che finisce per ammattire psicologicamente l’avversario.  Con lui tutti i suoi compagni in un’orchestra che suona alla perfezione l’ultima sinfonia di una stagione straordinaria, conclusa al secondo posto nella regular season con 21 vittorie su 26 gare disputate e perdendo solo due gare in tutti i play-off.

Così dopo una serie vinta 3-0 dai biancorossi, con gare sempre sofferte e punto a punto contro la corazzata Benetton Treviso, sul 73 a 64 alla sirena tutta la città esplode in un tripudio di gioia, esaltato dalle parole del compianto Franco Lauro, che lanciano Varese in una festa senza precedenti, 

Così oggi non resta che ricordare con felicità immensa per tutti i tifosi varesini quella data e con la nostalgia per un basket che manca sempre di più, avvolto dalle incognite del futuro post coronavirus, ma che tutti si augurano possa presto tornare a dare quelle emozioni che solo questo sport sa dare, in una città come Varese poi, che respira e trasuda pallacanestro, ancor di più. 

Alessandro Burin

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