Da Busto Arsizio a Gwangju, da Malta a Recco: Stefano Luongo non riesce più a fermarsi, tutto ciò che sa fare è “spingere sull’acceleratore” e rendere ogni giorno più affascinante una storia già di per sè bellissima, una storia che come tutte le storie parte da lontano, dal famoso “C’era una volta”.
E questo succede proprio perchè c’era una volta un pallanuotista di grande talento, ma alla vigilia dell’appuntamento che un atleta aspetta per tutta la vita, ovvero l’Olimpiade, si vede sbarrare la strada dal suo ct. Sandro Campagna, escluso da quel Settebello che poi a Rio 2016 vinse la medaglia di bronzo. Sipario.
Luongo però non ci sta, sbotta un po’ e torna nella sua Chiavari. Arriva la chiamata della BPM Sport Management, c’è una nuova avventura in A1.

luongo mondiale_4Dedizione, sacrificio, passione non mancano, e non manca nemmeno un coach, Gu Baldineti, che un po’ come le fate turchine delle fiabe trova la “pozione magica” per questo ragazzo che arriverà, nell’ultima stagione, all’exploit assoluto. Con la calottina bustocca è capitano, capocannoniere del campionato e artefice di una Champions League da applausi.

Il ct Campagna non può non accorgersi di quanto il suo Settebello sia anche di coloro che non abbiano mai smesso di crederci, sia anche di Stefano Luongo.
Non avevamo litigato ma non ci eravamo lasciati benissimo. Ho colto l’occasione per crescere dentro e fuori dall’acqua e per questo devo tanto a Busto Arsizio e a Gu Baldineti. Quando c’è la volontà ma soprattutto quando c’è un interesse comune le soluzioni si trovano, noi ci siamo detti “Vediamo come va” ed è andata bene“.

Bene per non dire magnificamente: che emozioni ti ha suscitato questa impresa?
Ecco, impresa è il termine giusto perchè questa medaglia d’oro è arrivata inaspettatamente: gli infortuni di Presciutti e Fondelli, una pallanuoto giocata bene solo a sprazzi, le nuove regole, diciamo che siamo partiti per sondare il terreno in vista di Tokyo 2020, fin quando ci siamo resi conto che giorno dopo giorno i tasselli si stavano incastrando perfettamente“.

luongo mondiale_1Da un girone non al top alla gigantesca vittoria sulla Spagna: possiamo dire tutto ma non che sia stato un Mondiale facile.
No, per niente direi, però è vero anche che certe cose le avevamo messe in conto. La preparazione fisica fatta ci avrebbe spinto al massimo della forma a partire dai quarti, il nostro è stata un crescendo culminato davvero nell’atto più importante“.

Quale è stato il momento chiave?
Prima dei quarti di finale ci siamo isolati in una piscina in cui abbiamo fatto allenamenti mirati per limare i nostri difetti, lì ci siamo davvero compattati ulteriormente e ci siamo resi conto di poter arrivare in fondo. Già la gara con la Grecia a mio avviso è stata bugiarda sul piano del risultato, però ci è servita per essere ancora più lucidi nei momenti clou“.

Ungheria in semifinale, Spagna all’ultimo atto: incredibile la determinazione con cui siete entrati in acqua.
Sì è vero, siamo entrati con il piglio giusto, l’adrenalina poi era alle stelle, non penso di esagerare nel dire che quella espressa è stata una pallanuoto quasi perfetta, siamo andati a prenderci un oro bellissimo“.

Stefano Luongo (PH Simone Squarzanti)ùQuando vi siete resi conto che fosse tutto vero?
Probabilmente quando siamo atterrati a Fiumicino. Campagna ci ha detto “Indossate la medaglia, ci sarà sicuramente qualcuno ad aspettarci”, pensavamo la solita manciata di persone ed invece siamo stati travolti da un mare di gente, ed ho vissuto la stessa cosa quando sono atterrato a Genova. Sai prima sei in una bolla, poi tocchi tutto con mano e ti rendi conto di essere campione del mondo“.

Come hai vissuto il Mondiale da tifoso? Siete riusciti a godervi qualche altra gara?
Il nostro soprannome era “I Talismani”: premesso che noi della squadra andavamo in giro sempre insieme e che anche questo è servito nel creare un gruppo unico, causa allenamenti e mille impegni siamo riusciti ad assistere solo ai 1500 sl femminili, agli 800 sl maschili e ai 200 sl femminili: Quadarella, Paltrinieri, Pellegrini, tre gare, tre ori. Nella nostra finale però erano tutti presenti e ci hanno ricambiato il favore“.

luongo mondiale_3Medaglia d’oro in bacheca, in questi giorni sei alle prese con l’Elite Waterpolo Camp a Malta ma il futuro si chiama Pro Recco.
Dopo il camp inizierò questa grande avventura e sono molto felice, mi aspetto grande professionalità. A Recco conta solo vincere, alle spalle però mi lascio una BPM alla quale sarò sempre grato. Le parole del presidente Tosi “Per te le porte qui saranno sempre aperte” quando gli ho comunicato la mia decisione, valgono tutto“.

Una stagione incredibile ed una medaglia mondiale incredibile, sei l’esempio più lampante del non mollare mai.
Sì è vero che non ho mai mollato, ma è vero anche che non l’ho vissuta come un’ossesione, ho sempre spinto al massimo giorno per giorno, mi sono imposto di voler giocare bene per me, per la squadra, per il mio coach, non potevo però entrare in loop mentale da cui poi si fatica ad uscire, diciamo che non mi sono mai dato obiettivi a lungo in termine, ora posso dire che è stata la scelta giusta“.

La favola Stefano Luongo e il Settebello si è tinta d’oro, l’agognato lieto fine non ha tradito le aspettative, ma se quel “E vissero felici e contenti” lo spostassimo un po’ più in là? In fondo Tokyo 2020 non è poi così lontana, sognare non fa più paura e le cose più belle capitano quando meno te le aspetti. Luongo docet. 

Mariella Lamonica